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Non succede solo negli oceani: il nostro mar Mediterraneo è una "zuppa di plastica"

Il nostro è un bacino praticamente chiuso: e in queste meravigliose acque si concentra il 7% della microplastica globale. Pensiamoci, prima di comprare e usare la plastica

Balarm
La redazione
  • 1 gennaio 2019

Tutti (o quasi) conosciamo la Great Pacific Garbage Patch (letterlamente "grande chiazza di immondizia del Pacifico" che misura circa 700mila km quadrati ed è più grande della Francia) ma difficilmente pensiamo a ciò che sta più vicino a noi e che è un patrimonio vero e proprio: il mar Mediterraneo.

Infatti il Mediterraneo rappresenta solo l'1% delle acque mondiali ma non vuol dire che non sia vittima del nostro pessimo modo di accudire l'ambiente e che non ne risenta, nel suo piccolo.

Nelle nostre acque arriva il 7% della microplastica globale: le plastiche sversate (da noi) si accumulano senza poter uscire dal bacino europeo, pur sempre un bacino, per quanto esteso (la superficie approssimativa è di 2,51 milioni di km),

Infatti dobbiamo immaginarlo come una vasca con piccoli canali di sfogo: con l'oceano Atlantico si collega attraverso lo stretto di Gibilterra e con il Mar Nero attraverso il mar di Marmara, tramite i Dardanelli e il Bosforo (fiumi) infine c'è il canale di Suez che lo collega al Mar Rosso.
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Tenendo a mente di fare le dovute misurazioni, la concentrazione di plastica nel nostro mare è, in percentuale, paragonabile a quella rilevata nella Great Pacific Garbage Patch.

Non la vediamo ma non significa che non c'è: le microplastiche sono piccolissimi pezzetti di plastica che hanno un diametro di circa 330 micrometri ma possono arrivare a 5 millimetri.

Sono un pericolo per noi: può facilmente essere ingerita e accumulata nel corpo.

Tale concentrazione è più elevata tra il Mar Ligure e l'isola d'Elba (fonte: Focus): immaginate una tazza di latte con tanti, quasi troppi, microscopici pezzetti di biscotto e avrete l'immagine della "zuppa di plastica" che sta diventando il Mediterraneo.

Premesso che per evitare che la situazione si aggravi è necessaria la realizzazione di precisi sistemi di gestione dei rifiuti plastici, è bene ricordare che è un compito prevalentemente nostro modificare le nostre abitudini per evitare la creazione di questi rifiuti.

Che facciamo con la plastica? Smettiamo di servircene o sostituiamola con la carta quando possibile.

Al momento la nostra è un'economia lineare ("produco, uso e getto") e dovremmo invece dirigerci verso un'economia circolare ("produco, uso e riuso, riciclo, riuso, riduco").

Molte aziende si sono adeguate alle normative europee, anzi mondiali, avviando buone pratiche di riciclo, introducendo materiali biodegradabili e riducendo drasticamente gli imballaggi.

Però l'impegno deve essere anche nostro: la nostra sensibilità è cresciuta negli ultimi anni ma siamo ancora ben lontani dal fare a meno di cannucce, bicchieri, posate e piatti di plastica (pensate a quanta plastica adoperiamo durante le feste di Natale).
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