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Per molti è Davidamente Davide, il poeta di Palermo: "Così l'arte mi ha salvato la vita"

Chi frequenta il centro storico di Palermo, specie nel week end, lo avrà incontrato almeno una volta. Davide diverte con le poesie, ma la sua storia è poco conosciuta

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 23 febbraio 2023

Chi frequenta il centro storico di Palermo, specie nel week end e nei luoghi in cui si concentra la movida notturna, lo avrà incontrato almeno una volta.

Non tutti comprendono il suo sarcasmo e il suo modo di darsi agli altri e, per quanto sia uno che diverte, qualcuno a volte fraintende la sua ironia. Molti però si saranno fermati a parlare con lui, avranno ammirato i suoi disegni o ascoltato, divertiti, una delle sue "pop-poèsie" che compone "a briglie sciolte".

Davidamente Davide - così si presenta - è una delle tante anime che puoi incontrare tra piazza Sant'Anna, via Garibaldi e Discesa dei Giudici e che, probabilmente, sarà rimasta impressa a molti per la sua simpatica stravaganza.

Sì, perché Davide è quel ragazzo appena quarantenne che ferma la «sua famiglia sparsa» (come la chiama lui) in giro per Palermo con grande discrezione, presentandosi e sciorinando poi versi, poesie, parole inventate e mostrando disegni e illustrazioni fatti da lui stesso che rivelano un apparente "nosense".
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Un "nosense" che, come lui stesso ci spiega, sta dietro a ogni linea e ad ogni poesia ma che in qualche modo ha sempre fatto parte della sua vita. Dietro quella sua apparente leggerezza si nasconde infatti una storia fatta di una sorta di "eterna casualità" e di brutali rivelazioni che gli hanno permesso di scoprire le sue attitudini creative e artistiche.

La creatività e l'arte, infatti, gli hanno letteralmente salvato la vita. Chi è davvero Davide ce lo racconta lui stesso.

«Mi chiamo Davide e non so dirti la mia età, non di numerica l’infinità di un'esistenza arresa mai al kronos». In realtà Davide è da poco entrato nei fatidici "anta", è nato a Palermo ma a lui piace dire di essere nato a Panormus.

«È come se mi appartenesse di più, Panormus ha un suono antico ma anche molto futuro - spiega -. È come se la Palermo di quegli anni avesse delle atmosfere piu vicine a ciò che sento oggi. La parola "Panormus" mi richiama a qualcosa che non ho mai vissuto, perché in effetti ho nostalgia di qualcosa che non ho mai vissuto».

Ed è proprio il "non vissuto" ciò che tocca Davide nel profondo perché lo riporta al suo percorso familiare.

«Sono l'ultimo di sei figli, da parte di mamma - racconta - e ho altri quattro fratelli da parte di papà ma in realtà sono figlio unico perchè nessuno di loro è mio fratello diretto. La mia storia con questa vita, infatti, ha inizio da una scelta di cui ancora oggi sono grato. Mia madre quando scoprì di essere incinta di me voleva abortire, prese appuntamento ma al momento della visita disse di no e scelse di farmi nascere. E per questo suo ripensamento sarò grato a vita».

«Sono nato da una storia extra coniugale - aggiunge - che mia madre ebbe con colui che anni dopo si presentò ai miei 15 anni rivelando di essere mio padre. C'è stato un incontro ma tutto è finito lì: «quell'uomo, che intanto si era creato una sua famiglia, non ha più voluto sapere niente di me».

Da quel momento per Davide inizia una nuova vita. Poco più che ventenne decide di partire per Roma. Doveva essere un week end breve per andare a trovare un amico e invece Davide è rimasto nella Capitale per ben 15 anni.

È a Roma che Davide scopre quelle attitudini artistiche della scrittura creativa e del disegno "nosense" che gli hanno permesso di crearsi quel personaggio che oggi conosciamo.

«Scrivere e disegnare sono due doti che ho scoperto tardi da autodidatta - spiega - forse perchè non avevo incanalato le mie forme espressive nella giusta direzione. Attraverso le mie illustrazioni vado a briglie sciolte verso le tinte del mio universo e nei miei disegni in bianco e nero rivelo in chiave astratta tutta l’umanità del mondo femminile.

La mia storia e la mia creatività sono accumunate dal “nonsense apparente", perché dietro a ogni linea e ogni poesia non rispetto i canoni tradizionali e ogni volta che dò voce alle mie parole i miei testi rivelano un’innata musicalità».

A Roma Davide lavora nel mondo della cultura e dello spettacolo, qualcuno gli consiglia di fare teatro e di studiare recitazione, viene persino invitato al "Maurizio Costanzo Show" per una puntata sul tema della castità dove lui raccontava il mondo dell'asessualità.

Poi, complice la pandemia, Davide torna nella sua Panormus e, nonostante l'impatto iniziale non sia stato dei migliore, non perde la sua voglia di stare in mezzo alla gente, tra le strade della città.

Oggi finalmente ha trovato la sua dimensione perché «adesso che la vita non scherza più di me, riesco a sorridermi dentro». Davide parla della sua vita come di uno scherzo più grande di lui, che non ha mai riconosciuto.

Ecco perché oggi si sente un "adulto adolescente "che vuole in qualche modo riscattare quel tempo non vissuto, cercando la sua "famiglia sparsa" negli incontri casuali.

«Questo mio stare tra gli altri include un'importanza affettiva perché tra quegli eterni casuali incontro la mia famiglia sparsa - racconta -. Il mio fine è quello di creare dei legami illusori, mi piace colorarmi di attenzione e usare il linguaggio della poesia e del disegno».

«Non guardare me per il nome che non sono, ma per l'istante che ti offro» è una delle sue frasi preferite che rivolge ai suoi interlocutori a cui Davide si avvicina senza difese e che lui, con il suo intrattenimento fuori dagli schemi, riesce a sua volta a disarmare.
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