Per secoli luogo di devozione a Palermo: che fine ha fatto il "cippo dei Decollati"
Qualche anno fa, il cippo fu quasi completamente distrutto dopo almeno due incidenti stradali, e i suoi resti sono attualmente custoditi nel deposito comunale

Quello che resta del Cippo dei Decollati
Per secoli è stato un luogo di devozione e preghiera, poiché si narrava che le anime dei decapitati potessero intercedere per grazie e protezione. Siamo a Palermo, dove la memoria del cippo delle Anime Decollate (situato nell'angolo tra Corso dei Mille e via Decollati) rischia di cadere nell’oblio, nonostante i residenti lottino, da anni, per la ricollocazione nel quartiere della sacra stele.
Ma facciamo un passo indietro perché è ricca la storia di questo angolo di città.
Qualche anno fa, il cippo fu quasi completamente distrutto dopo almeno due incidenti stradali, e i suoi resti sono attualmente custoditi nel deposito comunale di Via dei Nassaiuoli in attesa di restauro.
Lavori, però, che non sono mai arrivati. «Dal 2022, ci siamo presi carico di seguire l’iter amministrativo per il restauro del cippo – racconta Stefano Marcenò, presidente dell’associazione Pazyz ODV -. Abbiamo chiesto se il bene fosse di proprietà della Curia, ma ci è stato riferito che si tratta di un monumento civile.
L’anno in cui avvenne il primo incidente, tra il 2018 e il 2020, il signor Pietro Nicotra, commerciante del posto, recuperò la lastra d’ottone abbandonata per terra, conservandola. Si tratta dell’elemento di maggiore pregio. Dopo qualche anno, fu ritirata dalla Polizia Municipale e conservata insieme agli altri resti e al capitello ancora pressochè integro».
I cittadini hanno chiesto se fosse presente (o in cantiere) un progetto per il restauro del cippo, ma la risposta degli Uffici del Centro Storico è stata di no.
O, meglio, che il Comune aveva, sì, l’intenzione di restaurare l’antica struttura tanto cara ai residenti di Corso dei Mille, ma che, purtroppo, mancavano i fondi necessari per farlo.
«Intanto mancava anche un restauratore che potesse redigere il progetto di restauro – prosegue Marcenò. Lo abbiamo, allora, cercato e trovato. Nel frattempo, i residenti si erano resi conto che l’attuale posizione del cippo fosse pericolosa sia per i devoti che per il cippo stesso. Suggerirono, quindi, di spostarlo in un’aiuola vicina, sempre su Corso dei Mille, dove sarebbe stato più protetto.
A quel punto l’architetto Vincenzo Motta, da noi incaricato, ha predisposto il progetto di restauro e ricollocazione, concordato con gli architetti Zichichi e Gebbia dell'Ufficio Centro Storico del Comune, prevedendone lo spostamento nella limitrofa aiuola posta su Corso dei Mille.
Il progetto è stato presentato alla Soprintendenza dei Beni Culturali per l'approvazione e il rilascio del nullaosta necessario all'avvio dei lavori. nullaosta ottenuto a luglio 2023. In seguito, per finanziare i lavori abbiamo pensato ad una campagna di crowdfunding online, ma visti i costi sostenuti, abbiamo abbandonato l’ipotesi».
Qualche mese fa, a marzo 2025, esce il bando di democrazia partecipata, che riaccende le speranze sul restauro del cippo.
L’idea supera la fase tecnica, ma, una volta giunti alla votazione, ci s è fermati a 207 consensi, pochi, purtroppo, e insufficienti per accedere alle prime 4 posizioni vincitrici.
Sfuma, così, ancora, la possibilità di rivedere quell’antico luogo di devozione a Palermo. Ma i cittadini non si arrendono: «È un bene che evoca un culto molto importante che temiamo possa dimenticato dalle generazioni future: mancando la stele, la memoria va via. Ci auguriamo che qualcuno possa aiutarci a fare in modo che torni ad essere posizionata e ad avere quell’antico lustro avuto in passato», prosegue Marcenò.
«Insieme all’associazione Pazyz, abbiamo avviato un percorso per occuparci di questo monumento al quale la gente è molto legata. Voglio ricordare che, prima dell’incidente, i cittadini erano soliti portare al cippo fiori in ricordo di quanto rappresentasse – fa sapere Giuseppe Federico, presidente della II Circoscrizione .
- Mi spiace che, attraverso il progetto di Democrazia partecipata, non si è riusciti a portare avanti l’iter del restauro e dello spostamento del cippo. Certamente, non ci fermeremo qui: vogliamo che venga ripristinato perchè è un monumento storico, simbolo del quartiere. A settembre ripartiremo e cercheremo di ridare alla comunità il cippo con l’intervento di tutti».
È un passato illustre quello del cippo dei Decollati. Siamo tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, quando nelle fosse comuni adiacenti al "Ponte delle Teste Mozze", iniziarono ad essere seppelliti i cadaveri dei giustiziati dal regime borbonico. Nel Novembre del 1881, un'esondazione del fiume Oreto fece disperdere sia i documenti dei defunti che i loro resti mortali.
Un evento che accrebbe, ancor di più, il culto popolare divenendo quasi un vessillo contro le ingiustizie e le tirannie compiute dai dominatori nei confronti del popolo innocente.
Le "anime decollate", considerate, operatrici del bene, divennero un culto centrale nella religiosità popolare siciliana, pagana e cristiana al contempo, a cui rivolgere preghiere, richieste ed intercessioni.
Oggi, in ricordo del Cippo rimane solo una targa sotto la quale, talvolta, vengono ancora deposti fiori e lumini in segno di una devozione ancora immutata.
Ma facciamo un passo indietro perché è ricca la storia di questo angolo di città.
Qualche anno fa, il cippo fu quasi completamente distrutto dopo almeno due incidenti stradali, e i suoi resti sono attualmente custoditi nel deposito comunale di Via dei Nassaiuoli in attesa di restauro.
Lavori, però, che non sono mai arrivati. «Dal 2022, ci siamo presi carico di seguire l’iter amministrativo per il restauro del cippo – racconta Stefano Marcenò, presidente dell’associazione Pazyz ODV -. Abbiamo chiesto se il bene fosse di proprietà della Curia, ma ci è stato riferito che si tratta di un monumento civile.
L’anno in cui avvenne il primo incidente, tra il 2018 e il 2020, il signor Pietro Nicotra, commerciante del posto, recuperò la lastra d’ottone abbandonata per terra, conservandola. Si tratta dell’elemento di maggiore pregio. Dopo qualche anno, fu ritirata dalla Polizia Municipale e conservata insieme agli altri resti e al capitello ancora pressochè integro».
I cittadini hanno chiesto se fosse presente (o in cantiere) un progetto per il restauro del cippo, ma la risposta degli Uffici del Centro Storico è stata di no.
O, meglio, che il Comune aveva, sì, l’intenzione di restaurare l’antica struttura tanto cara ai residenti di Corso dei Mille, ma che, purtroppo, mancavano i fondi necessari per farlo.
«Intanto mancava anche un restauratore che potesse redigere il progetto di restauro – prosegue Marcenò. Lo abbiamo, allora, cercato e trovato. Nel frattempo, i residenti si erano resi conto che l’attuale posizione del cippo fosse pericolosa sia per i devoti che per il cippo stesso. Suggerirono, quindi, di spostarlo in un’aiuola vicina, sempre su Corso dei Mille, dove sarebbe stato più protetto.
A quel punto l’architetto Vincenzo Motta, da noi incaricato, ha predisposto il progetto di restauro e ricollocazione, concordato con gli architetti Zichichi e Gebbia dell'Ufficio Centro Storico del Comune, prevedendone lo spostamento nella limitrofa aiuola posta su Corso dei Mille.
Il progetto è stato presentato alla Soprintendenza dei Beni Culturali per l'approvazione e il rilascio del nullaosta necessario all'avvio dei lavori. nullaosta ottenuto a luglio 2023. In seguito, per finanziare i lavori abbiamo pensato ad una campagna di crowdfunding online, ma visti i costi sostenuti, abbiamo abbandonato l’ipotesi».
Qualche mese fa, a marzo 2025, esce il bando di democrazia partecipata, che riaccende le speranze sul restauro del cippo.
L’idea supera la fase tecnica, ma, una volta giunti alla votazione, ci s è fermati a 207 consensi, pochi, purtroppo, e insufficienti per accedere alle prime 4 posizioni vincitrici.
Sfuma, così, ancora, la possibilità di rivedere quell’antico luogo di devozione a Palermo. Ma i cittadini non si arrendono: «È un bene che evoca un culto molto importante che temiamo possa dimenticato dalle generazioni future: mancando la stele, la memoria va via. Ci auguriamo che qualcuno possa aiutarci a fare in modo che torni ad essere posizionata e ad avere quell’antico lustro avuto in passato», prosegue Marcenò.
«Insieme all’associazione Pazyz, abbiamo avviato un percorso per occuparci di questo monumento al quale la gente è molto legata. Voglio ricordare che, prima dell’incidente, i cittadini erano soliti portare al cippo fiori in ricordo di quanto rappresentasse – fa sapere Giuseppe Federico, presidente della II Circoscrizione .
- Mi spiace che, attraverso il progetto di Democrazia partecipata, non si è riusciti a portare avanti l’iter del restauro e dello spostamento del cippo. Certamente, non ci fermeremo qui: vogliamo che venga ripristinato perchè è un monumento storico, simbolo del quartiere. A settembre ripartiremo e cercheremo di ridare alla comunità il cippo con l’intervento di tutti».
È un passato illustre quello del cippo dei Decollati. Siamo tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, quando nelle fosse comuni adiacenti al "Ponte delle Teste Mozze", iniziarono ad essere seppelliti i cadaveri dei giustiziati dal regime borbonico. Nel Novembre del 1881, un'esondazione del fiume Oreto fece disperdere sia i documenti dei defunti che i loro resti mortali.
Un evento che accrebbe, ancor di più, il culto popolare divenendo quasi un vessillo contro le ingiustizie e le tirannie compiute dai dominatori nei confronti del popolo innocente.
Le "anime decollate", considerate, operatrici del bene, divennero un culto centrale nella religiosità popolare siciliana, pagana e cristiana al contempo, a cui rivolgere preghiere, richieste ed intercessioni.
Oggi, in ricordo del Cippo rimane solo una targa sotto la quale, talvolta, vengono ancora deposti fiori e lumini in segno di una devozione ancora immutata.
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