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Per tutti è lei "Mamma Africa": Abibata, dalla Costa d'Avorio a Palermo per aiutare il prossimo

Oggi l'associazione Mamma Africa non si trova più nel quartiere Ballarò, ha trovato un'altra casa di "accoglienza" e rimane punto di riferimento in Sicilia per i migranti

  • 22 luglio 2021

Abibata Konate

"Per crescere un bambino ci vuole un villaggio intero" recita un detto africano e, a volte, questo villaggio può essere geograficamente molto distante ma assicurare il bene più prezioso: la vita.

Si occupa di questo, in sostanza, Mamma Africa, la Onlus nata a Palermo nel 2009 da un gruppo di amici che hanno sentito il bisogno di sostenere uno dei paesi più poveri dell'Africa e del mondo intero, il Burkina Faso. E se oggi l’associazione conta sei figure fisse di riferimento, a parte i volontari che spontaneamente si uniscono, una è stata la persona da cui è partito tutto.

Stiamo parlando di Abibata Konate, la figura più rappresentativa dell'associazione, mediatrice culturale e cuoca rinomata, originaria della Costa D'Avorio.

«Sono arrivata a Palermo nel 1994 - ci ha detto Abibata - per raggiungere mio marito che già viveva e lavorava qui. Ho iniziato da subito a lavorare, vivevo a Ballarò e accudivo persone anziane.
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Era la prima volta che venivo e subito l’impressione della città è stata positiva; non rispondeva alle immagini che avevo visto, la gente viveva fuori nelle strade, così come ero abituata io. Ho pensato subito di trovarmi a mio agio e in una cultura vicina alla mia.

Poco dopo, come è tradizione nel mio paese, la sera cucinavo abbondantemente, non solo per me e mio marito, e condividevamo con chi aveva bisogno.

In breve tempo la nostra casa era aperta a chiunque avesse bisogno. Nel tempo mi sono detta che avrei potuto ampliare questa condivisione, così come faceva mia mamma in Africa, per noi è normale cucinare in grandi quantità.
E allora, al piano terra, della casa in cui abitavo, sempre a Ballarò, di fronte Santa Chiara, distribuivo questo cibo pronto.

Poi sono andata al paese di mio marito, il Burkina Faso, dove la povertà metteva a rischio la vita, la crescita e l’istruzione dei bambini e, insieme, abbiamo detto che avremmo dovuto fare qualcosa.

Tornata a Palermo ho avuto il sostegno di tantissime persone, palermitani e non solo, e, in breve tempo, siamo riusciti a creare uno spazio di cura adeguato - lì mancava un ospedale ad esempio - abbiamo potuto rifornire la scuola dei materiali necessari per far studiare tutti i bambini, scongiurando il pericolo che qualcuno venisse escluso e, da allora, dalla Sicilia, da Palermo e non solo, c’è un grosso sostengo a questi villaggi».

Gli sforzi di Mamma Africa, come viene genericamente chiamato il gruppo di lavoro, si concentrano prevalentemente nel villaggio di Ziga, nella regione di Banwa, un’area rurale in cui le condizioni di vita degli oltre 12.000 abitanti (di cui 3.000 bambini) sono difficili, per non dire drammatiche.

In tutta la regione mancano i servizi basilari (acqua corrente, elettricità, assistenza sanitaria) e beni primari quali cibo e medicinali scarseggiano. Le strade dissestate sono pressoché impraticabili e non esistono strutture sanitarie, ad eccezione di un piccolo poliambulatorio privo di personale qualificato.

I progetti che Mamma Africa porta avanti, oltre al sostegno per lo sviluppo dei servizi in ambito sociale, scolastico e sanitario, puntano a costruire un modello di sviluppo economico che, attraverso la formazione, l’educazione e lo scambio culturale, fornisca alla popolazione opportunità di accesso ad attività lavorative complementari all'allevamento e all'agricoltura.

Questo permetterebbe alle famiglie di acquisire quella consapevolezza e quell'indipendenza che porterebbero benefici anche ai bambini, consentendogli di ricevere un sostentamento adeguato, un’istruzione basilare e la possibilità di crescere con più serenità.

«Da tre anni, a causa del Covid e del terrorismo che si sta avvicinando a questi luoghi, non abbiamo potuto fare ritorno in questi territori ma siamo in contatto e continuiamo a inviare sostegni concreti».

Oggi Abibata Konate, per tutti è lei Mamma Africa, non si trova più a Ballarò ma ha la sua casa "accoglienza" nei pressi della Zisa e rimane punto di riferimento in Sicilia per gli immigrati che trovano in lei un valido collegamento tra le culture italiana e africana.

«Sono stata tra i primi , dopo Biagio Conte, ad accogliere i migranti anche a casa mia, dando conforto e sostegno, lo stesso che continuo a dare ancora oggi come mediatore culturale, sopratutto con le organizzazioni che hanno sede a Roma. Speto di poter portare con me i volontari nela Costa d'Avorio e aiutare anche lì chi ha bisogno».

Con le sue mani da cuoca esperta Abibata ha anche partecipato, ad alcune edizioni, vincendo anche, del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, deliziando tutti con le sue ricette africane e soprendendo anche con le realizzazioni delle ricette siciliane che, nel frattempo, ha imparato a Palermo.
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