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Sane e salve (per adesso): il centro delle tartarughe di Lampedusa ha una nuova casa

Scongiurato il rischio di chiusura per il centro di recupero marino di Lampedusa che da oltre 30 anni si dedica al soccorso e alla cura delle tartarughe marine nelle Pelagie

  • 7 marzo 2020

Una tartaruga Caretta caretta a Lampedusa (foto pagina Facebook Lampedusa Turtle Group)

Erano a rischio “sfratto” le tartarughe marine di Lampedusa che lo scorso ottobre 2019 erano lì lì per dover fare le valige e lasciare il centro di recupero di Lampedusa che per anni è stata la loro casa, il loro ospedale, la loro salvezza.

Ma finalmente è arrivata la lieta notizia, attesa da ambientalisti e non: gli esemplari di "Caretta Caretta" sono salvi e hanno trovato una nuova casa disponibile ad ospitarli.

Il centro di recupero “Lampedusa Turtle Group” è il centro di soccorso marino che da oltre 30 anni fa base sull’isola di Lampedusa e che, come associazione di volontariato, si dedica al soccorso e alla cura delle tartarughe marine.

A causa di alcuni inconvenienti burocratici il centro, insieme ai suoi esemplari marini in cura, ha rischiato di chiudere i battenti e paventatosi anche il rischio di dover migrare le tartarughe da Lampedusa verso un altro centro, ad Agrigento (ne avevamo parlato in questo articolo).
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Per ottemperare alla situazione, svariati sono stati gli incontri svoltisi a Palermo tra i responsabili del centro e gli assessori regionali per discutere e trovare una soluzione al problema della sopravvivenza del centro di Lampedusa: tuttavia, gli spazi di volta in volta individuati e proposti non corrispondevano alle caratteristiche necessarie all’associazione per continuare ad operare come centro di recupero di tartarughe marine nel rispetto delle normative in vigore.

E invece pare proprio che il nuovo anno sia cominciato per questi splendidi animali con una buona notizia: a scongiurare il pericolo di chiusura e quello di un trasferimento così lontano dalla sede attuale è stata un’azienda privata operante a Lampedusa (che si occupa di acqua cultura) e che ha proposto al centro marino di condividere i loro spazi. Il risultato è che oggi le tartarughe vivono felici in delle vasche con capienza 35 mila litri.

«Non è mai stata facile la vita del centro di recupero di Lampedusa senza l’aiuto di nessuna forma di sostegno economico, ma con la preziosa buona volontà di tante persone - dice Daniela Freggi, responsabile del centro.

Il 2019 si è concluso con una battaglia dolorosa per trovare una nuova sede che scongiurasse il pericolo del trasferimento altrove delle attività che da oltre 30 anni portiamo avanti, ma fortunatamente adesso è cominciata nuova avventura e servirà il sostegno di tutti perché le spese per sostenere il centro sono davvero tante, la buona volontà non ci manca e anche se è triste dirlo è solo un problema di fondi».

Il trasferimento di sede è già cominciato: è stata collocata infatti la sala chirurgica, le vasche e gli animali, manca solo il trasporto del materiale didattico divulgativo. Inoltre il centro ha già ricevuto la visita ispettiva degli organi dell’assessorato della Cultura e delle Foreste che, dopo le opportune verifiche, hanno emesso il decreto di riconoscimento come “centro di recupero” a norma.

Il centro di recupero Lampedusa Turtle Group ha quindi le carte in regola e rimarrà aperto nella sua nuova sede (almeno temporaneamente). L’associazione vive di risorse e di forze proprie e sono circa 150 i volontari che ogni anno si dedicano alle attività del centro, molto dei quali sono anche degli studenti che vengono da fuori per fare esperienza sul campo.

«Questa nuova location che si trova nel lato di Punta Sottile - racconta ancora Daniela - è veramente adatta, la qualità dell’acqua è davvero esemplare e siamo tutti molto felici, anche se è fortemente difficoltoso economicamente sostenere le spese che il centro comporta, soprattutto quelle relative all’energia elettrica che ammontano a circa 3 mila euro al mese.

Speriamo quindi che la Regione accetti quanto prima un progetto di realizzazione di un centro per la ricerca sul Mediterraneo, che potrebbe ospitare al suo interno il centro di recupero delle tartarughe marine dove è nostro desiderio anche avviare degli studi sul comportamento e sull’etologia di questi esemplari che vivono nei mari di casa nostra».
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