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Se hai mille vestiti nell'armadio e non li usi: a Palermo c'è chi ti insegna a crearne nuovi

Sara, italo-egiziana, è una donna che dice "stop" allo shopping compulsivo per ripartire dal proprio guardaroba. Ha scelto Palermo per parlare di sostenibilità

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 17 giugno 2023

Sara Ibrahim

Sara Ibrahim è una "consulente di immagine sostenibile".

Una donna che crede nello stop allo shopping compulsivo per ripartire dal proprio guardaroba scegliendo Palermo. «Creo da quello che gli stilisti hanno già fatto. Creo da quello che è già presente in un guardaroba».

Sara Ibrahim è nata nel 1983 a Torino da padre egiziano e madre calabrese. Appassionata del vintage da sempre, si laurea in "storia dell'arte" e si trasferisce a Roma per frequentare un master in "Arteterapia".

A Palermo sembra ci sia un destino. Nel 2012, infatti, si trasferisce al sud e inizia a lavorare per "Libera", associazione contro le mafie.

Nel 2016 arriva una calamita che si chiama Londra. Una città ammaliante dove Sara impara l'inglese attraverso il teatro. La capitale inglese le apre le porte alla moda con una piccola grande curiosità.

«Questa moda troppo impaccehettata, dove bisognava necessariamente seguire i trend mi stava un po' stretta quindi decido di frequentare London School of Styling», racconta Sara, vivendo momenti emozionanti dietro le quinte delle passerelle.
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«Avevo bisogno di una moda più vera, di una moda che ti aiuti a stare meglio». Si avvicina così alla "sostenibilità" che non è "comprare sostenibile" ma "sostenere i tuoi bisogni".

«Se non parti da quello che hai già, comprare non è sostenibile. La sostenibilità parte da chi sei, da dove sei e da chi vuoi essere. Le nostre case sono piene di cose e risorse, che spesso non usiamo e quindi ho deciso di partire dal guardaroba».

Le mancanze della vita creano disagi e ci portano ad accumulare, tanta roba, tanti acquisti. La creatività è la scelta. Diventare un consumatore consapevole è libertà». Del resto l'essere consapevole è anche responsabile».

Ci sono studi mondiali che affermano che la gente non mette sempre tutto quello che possiede ma che si lascia prendere dal "loop" di un evento, non riflettendo che magari si sono accantonati decine di abiti eleganti soltanto perchè all'abito nuovo viene dato un forte potere d'acquisto.

«Perchè non metto tante cose che so di avere nel mio guardaroba? Compriamo e siamo in crisi economica».

In un mondo dove sarti e calzolai stanno uscendo di scena si pensa che guardare nel guardaroba richiede del tempo. Parte così l'acquisto facile e veloce. Il segreto della consapovelezza sta nel rioganizzare gli spazi e riutilizzare i capi appesi da tempo nell'armadio.

«Occorre essere consapevoli con se stessi, ma per questo cambiamento servono dei passi».

Mantenere quello che abbiamo nel guardaroba più a lungo possibile, vestirsi in maniera diversa, riadattare i capi e accettare il proprio corpo che cambia, sono i "passi" consigliati da Sara per evitare tutto lo spreco creato senza consapevolezza.

Sara Ibrahim tiene dei corsi a Palermo dedicati principalmente a donne che hanno superato i 40 anni, che hanno poco tempo, e che vogliono vestirsi nell'immediato. La menopausa, per esempio, è un periodo della vita di ogni donna che va attenzionato cambiando abitudini nella trasformazione fisica.

Queste attività hanno molto successo a Londra, la metropoli per eccellenza dove si va sempre di corsa, dove vige il rigore, e dove le donne amano vestirsi in maniera perfetta e veloce. Sara Ibrahim sta cercando di trasferire questa "cultura" a Palermo dinanzi ad una "rivoluzione socio-culturale ed economica importante".

In Sicilia, però, arriva tutto in ritardo, in maniera più lenta. C'è lentezza nel recepire un messaggio innovativo e in controtendenza. Una realtà quella di Palermo, la città di adozione di Sara Ibrahim, dove è assente il consumo responsabile.

Secondo la consulente italo-egiziana è importante la "conoscenza" in una società italiana e ancor piu' siciliana dove prevale lo snobbismo, la diffidenza e soprattutto un bisogno di tempo.

L'Italia, a differenza dell'Inghilterra, vive di luce riflessa. «La moda piu' vestita è italiana» e per un paradosso, quindi, nel nostro paese c'è difficoltà a recepire un cambiamento, e un passo indietro. Siamo nell'epoca del "costa poco", quindi lo compro.

«Copro mancanze lasciandomi prendere dallo shopping compulsivo con il rischio di acquistare un articolo esattamente uguale a quello che avevo a casa dimenticandomene». Una scelta veloce di pari passo con una pigrizia endemica di una società moderna. È necessario inoltre organizzare lo spazio in maniera sostenibile.

«Aprendo l'armadio devo scegliere il capo da mettere in 5 minuti; devo avere tutto sotto controllo; in caso contrario non stai usando il tuo spazio in modo sostenibile». A volte, non si ha conoscenza dell'utilizzo che che se ne puo' fare di un capo.

«La giacca, per esempio, è solo una giacca. Invece no, perchè modificata, per esempio, puo' diventare qualcos'altro, come un gilet tagliando via le maniche».

Sara Ibrhaim sogna di portare la "sostenibilità" nelle scuole siciliane e insegnare ai giovani cos'è lo spreco.
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