La sua costruzione, inizialmente effimera, risale al 1861 nei giardini di palazzo Ajutamicristo: oggi dei pilastri originali del cancello d'ingresso ne rimangono tre
Il teatro Garibaldi (che si trova nel quartiere Kalsa, nei pressi della chiesa della Magione) è tornato alla ribalta in tempi recenti con l'edizione di Manifesta12 svoltasi qui a Palermo e conclusasi nel mese di novembre 2018.
La sua costruzione,
inizialmente effimera, risale al 1861 nei giardini di palazzo Ajutamicristo (una volta "Viridarium Magnum", ossia ampio giardino, della Magione), sull'idea del musicista e compositore Pietro Cutrera. Egli conservò
i pilastri originali del cancello d'ingresso del giardino, di cui attualmente ne rimangono tre.
Venne realizzato con la classica pianta del teatro all’italiana, a ferro di cavallo. Qui,
nel 1862, Garibaldi assistette alla rappresentazione di "Giulietta e Romeo", declamando (dal palco nr. 10) il famoso discorso: "
O Roma, o morte". Il vissuto di questo teatro è stato in passato piuttosto complesso.
La gestione si realizzava in una serie di conduzioni familiari con dei periodi di degrado e abbandono. Addirittura in alcune di queste fasi
ospitò degli incontri di pugilato. Ereditato dal figlio di Pietro Cutrera, Michele, dopo una lunga chiusura fu riaperto nel 1906 dalla famiglia Carini che lo aveva acquisito.
Nel decennio fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso
funse da cinematografo con il nome "Araldo". In seguito anche il famoso attore catanese Angelo Musco si interessò al suo restauro.
Subiti i danni del terremoto del 1968, fu di nuovo abbandonato e poi acquistato nel 1981 dal Comune di Palermo che lo riaprì come teatro attivo nel 1996, con la rappresentazione dell’Amleto di Carlo Cecchi. Poi, nel 2008, finalmente cominciarono le opere di recupero, concluse nel 2009.
Per dieci anni circa fu diretto artisticamente prima da Matteo Bavera e poi da Carlo Cecchi.
Wim Wenders qui ambientò una scena del suo film "Palermo Shooting". Ma ogni monumento necessita di cure ed attenzioni e, una volta lasciato nuovamente in abbandono, il teatro Garibaldi divenne ulteriormente oggetto di furti e vandalismo.
Ricordiamo con rammarico, nonostante fosse già sede organizzativa di
Manifesta12, il furto qui perpetrato proprio agli inizi dell'edizione della Biennale in cui furono trafugati dei computer fissi, dei televisori e dei Macbook.
Il comportamento vile e indegno di alcuni soggetti andrebbe severamente punito costringendo i malfattori a risarcire il danno, oltre ad infliggere loro la pena per il reato commesso.
Esistono perfino alcune polemiche sul
cambio del nome del teatro. Personalmente ritengo che tutti i cicli storici che hanno attraversato la nostra città debbano lasciare un'impronta, sebbene a volte poco gloriosa, giusto per ricordare (e non per elevare a merito) fatti e personaggi che hanno lasciato segni indelebili.
Seppure, in verità, in questo caso la memoria toccherebbe al fondatore Pietro Cutrera. E frattanto mi auguro che il teatro respiri ancora di arte e che ci offra nei suoi bei spazi ancora in parte decorati, specialmente nell'arco del proscenio che riporta il
volto di Anita Garibaldi, rappresentazioni indimenticabili.