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Statue cambiate e scritte nascoste: il Teatro Marmoreo che Palermo non sa di avere

Il teatro barocco fu eretto nell’agosto del 1631: un'opera oggi nel dimenticatoio ma un tempo monumentale e innovativa che raccontava di America e Africa, di regni e regnanti

  • 3 marzo 2019

Il teatro marmoreo di Filippo V a Palermo (1662)

Era l’anno 2007 quando il Teatro marmoreo di Filippo V, a causa delle gravi condizioni di degrado in cui versava fu sequestrato dal Tribunale di Palermo.

Un ulteriore sequestro avvenne nel 2010, da parte dei Vigili urbani per atti vandalici. Fin qui, nulla di eclatante. A Palermo molti monumenti e palazzi hanno avuto la stessa sorte.

Questo maestoso monumento, però, a differenza di altri, si trova a pochi metri dal Palazzo dei Normanni, meta di migliaia di turisti e nel corso degli ultimi anni è stato più volte vandalizzato e trascurato.

Il monumento, di stile barocco, fu eretto nell’agosto 1631 nel grande Piano del Palazzo reale (oggi Piazza del Parlamento). In principio, soltanto la statua di bronzo di Filippo IV d’Asburgo re di Spagna e di Sicilia, opera di Scipione Li Volsi, fu posta sopra un piedistallo. Intorno al 1660, fu rifatta la statua ma di proporzioni più grandi e si impiantò, per l'occasione, un Teatro marmoreo.
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Lo storico Vincenzo Auria, nel suo "Diario", scrisse che la nuova statua ed il Teatro marmoreo furono inaugurati il 25 Luglio 1662, giorno di San Giacomo. L’opera fu pagata del Senato della Città e costò 20mila scudi.

La "macchina marmorea" e la nuova statua di Filippo IV furono progettate da Carlo D’Aprile, con la collaborazione di Gaspare e Pietro Serpotta, Luigi Geraci e forse Vincenzo Guercio.

A dire del marchese di Villabianca: "consta di recinto di pietre bardiglie della lunghezza di 74 palmi, con sua scalinata, balaustre di marmo bianco e quattro porte: e negli otto angoli, formati dai semicircoli, vi stanno otto statue di marmo, che rappresentano otto de’ principali regni, che al suo tempo tenne vassalli quel gran monarca di Spagna, ne’ primi due angoli di d’infaccia, si vedono il Regno di Castiglia e quello di Sicilia, e parimenti negli altri angoli un personaggio reale per parte, simbolo ognuno degli altri dominii della stessa Maestà Sua".

"Nelle quattro facciate della gran base si rilevan le statue di quattro parti del mondo, cioè dell’Europa, Africa, Asia ed America, nelli quali in principati e regni era egli imperante. Delle statue quindi de’ quattro Mori, che in ginocchio umiliati sen giacciono a’ piedi del re nell’ordine più sublime; è la prima del debellato re di Granata Maometto Babdelin, detto il Cicchito; la seconda del mauritano re di Tremisen in Africa; la terza di Caupolicano, caciche (capo, despota) supremo del Chile (Cile) nell’America meridionale, e la quarta di Corralat, tiranno di Mindanao nell’Asia".

"Geroglifici finalmente di virtù e pregi drizzati al merito dell’augusto sovrano in ogni parte ammiransi; e le iscrizioni senatorie, de’ tempo de’ Pretori principe di Raffadali, Cesare La Grua, duca di Villareale, e Luigi Naselli, principe di Aragona, vanno al tutto a dar forni mento".

Durante la Rivoluzione del 1848, (leggi di più sulla rivoluzione di Palermo) la statua di bronzo di Filippo IV fu abbattuta e per Decreto del Parlamento siciliano servì per la fusione di nuovi cannoni. In questa circostanza furono anche danneggiati gli altorilievi dell’America e dell’Africa che furono in seguito rifatti dallo scultore Valerio Villareale.

Il Teatro marmoreo rimase per alcuni anni senza la statua del monarca. Il 31 Luglio 1851, fu collocata una nuova statua di marmo, opera dello scultore palermitano Nunzio Morello. Non si conosce il motivo per cui la nuova statua raffigurava il re Filippo V.

Da allora questo bellissimo monumento è quasi sempre stato in condizioni pietose, immerso tra sporcizia e degrado, alcune lapidi sono scomparse, sostituite da intonaco di cemento, alcune statue sono state danneggiate da vandali.

Negli ultimi anni l’opera è stata più volte ripristinata, alcune statue o parti di esse sono state rifatte e la zona pur essendo curata dai giardinieri non è posta in evidenza come meriterebbe.

Forse perché, come disse il filosofo Sir Francis Bacon: "I monumenti dell'intelligenza sopravvivono ai monumenti del potere".
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