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Sul mare non la batte quasi nessuno: qual è la seconda spiaggia più bella dell'Agrigentino

Un itinerario selvaggio immerso nella macchia mediterranea da percorrere a piedi, in un luogo che si "lascia scoprire" tra il mare cristallino e la natura incontaminata

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 22 aprile 2024

La spiaggia di Sovareto

"Sciacca e dintorni… i tesori da scoprire e valorizzare". Potrebbe essere il titolo di un documentario e invece - con leggerezza - si tratta di un racconto legato a Sovareto.

La città agrigentina è tra le più importanti e conosciute dell'intero panorama siciliano.

Ricca di ambienti, spiagge e architetture, dietro al percorso storico si incastona una fitta e travagliata rete di eventi tra loro connessi. Se da un lato Sovareto in estate è una spiaggia presa d'assalto dai turisti, come meta balneare, dall'altro è un luogo da vivere assaporando il gusto di una passeggiata.

Grazie al trekking è possibile scoprire una parte del territorio. A una distanza irrisoria dalla Torre del Barone, inizia la nostra avventura che si divincola tra una parte "iniziale" nell'asfalto e poi, superate le zone "vissute", si arriva a quelle meno note e frequentate, che svelano una natura incontaminata.

Il percorso pianeggiante induce a un certo ottimismo, di apparente tranquillità. Ma dopo un chilometro di camminata cambia lo scenario, dalle periferie asfaltate si passa allo sterrato.
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I primi scorci visibili fanno riferimento all'ex zona industriale saccense. Grandi fabbricati abbandonati, materiale divelto e una canna fumaria in mattoncini obbliga a uno spunto riflessivo: «Com'è accaduto tutto questo?».

Di fronte al passato - economico e sociale - bisognerebbe spendere parecchio tempo. Puntualmente, senza preavviso, la brezza marina diventa il punto di riferimento. Porta con sé i profumi del mare, quelli mediterranei. Le acque, incantevoli, hanno una tonalità vivace. Vogliono raccontare qualcosa… una storia.

Mentre il cammino continua su un percorso al suo fianco, i visitatori avvertono un senso di protezione.

Alla loro sinistra la natura folta, tra piante spontanee e macchia mediterranea, delimitano l'itinerario. I tratti costieri sono stati deturpati dall'essere umano solo nella parte iniziale.

Pochi metri, sembrano infiniti. I suoni che arrivano dal mare sono incessanti, sbattono sugli scogli. L'atmosfera armonica conduce alla scoperta della costa. Cambiano gli spazi, l'ambiente e la purezza del luogo: è incontaminato.

Da una misera altura, il panorama dipinge le figure della natura. Sovareto è l'obiettivo da conquistare. Oltre al mare… c’è tanto altro da scoprire. La caccia al tesoro è difficile, non impossibile.

Il prossimo step ha dei nomi particolari, dai contenuti archeologici: il torrente Carabollace, che scorre ad est di Sciacca alle pendici di monte Kronio, famoso per le sue sorgenti termali presenti nel suo alveo.

Giungiamo quindi in prossimità del Colle Rotondo, balzato alle cronache siciliane per gli scavi realizzati nel 2006. Risalgono ai resti di un villaggio di età tardo antica (IV-V sec.). L'area d'indagine è di circa un ettaro, seppur una buona fetta è andata stravolta dagli interventi di sistemazione idraulica in prossimità del fiumiciattolo.

L'archeologa Valentina Caminneci ha aperto un canale diretto con il Nord Africa. La stessa afferma - dopo i rinvenimenti di anfore e vari esemplari - le similitudini con gli ateliers attivi nell'area del Golfo di Hammamet (Nabeul). Insieme alle ceramiche da mensa e cucina, sono la prova diretta e privilegiata dei rapporti con i centri nordafricani.

Rimane ben poco perché coperto dalle sterpaglie e dalla mancata manutenzione. La natura non tradisce le aspettative, anzi ci illumina nel percorso grazie a un gioco di riflessi dove spiccano i colori turchesi del mare e la spiaggia pura.

La "connessione" perfetta esiste! Anche la vegetazione - nel corso dei secoli - ha fatto il suo corso.

I boschi naturali composti da sughero, carrubo, lentisco, mirto e altre piante tipiche, hanno lasciato spazio alle coltivazioni. In zona è rimasta solamente una grande quercia da sughero.

Gli uliveti - secolari - sono i veri testimoni del cambiamento climatico e dell'adattamento.

Manca poco al termine della passeggiata. Un ultimo tratto in scioltezza, per concludere i 10 km d'avventura percorsi.

Le cronache sono testimoni di un sito abbandonato al suo triste destino. Le voci di corridoio "citano" un possibile intervento, magari a breve. Questa terra ha bisogno di tutti, del passato e di… Sovareto.
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