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Villino Messina Verderame dal degrado alla Regione: per favore, che sia un museo

Se ne scrive e se ne parla (poco) di questo monumento in centro a Palermo: è passato nelle mani della Regione e gli studiosi chiedono che non venga trasformato in ufficio

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 14 aprile 2018

Villino Messina Verderame a Palermo (particolare)

Non possiamo che cogliere positivamente l'enorme attenzione mediatica esplosa negli ultimi giorni sull’imminente destino del Villino Messina Verderame di via Francesco Lo Jacono, nel tratto che congiunge via Notarbartolo con via Domenico Costantino.

Noi di Balarm ne avevamo scritto già a ottobre raccontando il degrado, il totale stato di abbandono che per decenni hanno accompagnato la vita del villino: per approfondire torna sull'articolo. Oggi il villino viene acquisito dal patrimonio regionale data «l'impossibilità da parte dell'ente proprietario di provvedere al recupero dell'immobile».

Il villino Liberty, progettato dall'allievo prediletto di Ernesto Basile, l'architetto Salvatore Benfratello, rimane per tipologia, morfologia e linguaggio, l'unico superstite della costellazione di "villini basiliani" di cui la via Notarbartolo era assoluta protagonista almeno fino al primo dopoguerra quando cominciò il saccheggio edilizio della città di Palermo.
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Ma è presto per gioire. Il destino del villino Messina Verderame, per il quale esiste una petizione sulla piattaforma online Change.org, è legato ad un emendamento della legge di bilancio. «La norma in esame prevede il passaggio - come si legge nell'emendamento - al patrimonio regionale dell'immobile storico in grave stato di abbandono da decenni, affinché possa essere restaurato e destinato ad uffici regionali».

Ciò consentirebbe, da un lato di rispondere alle istanze di recupero di un immobile di pregio, dall'altro, in considerazione della notoria carenza di immobili, il risparmio in termini locativi dell'amministrazione regionale, ponendo fine alla situazione che determina l'impossibilità da parte dell'ente proprietario di provvedere al recupero dell'immobile.

Questo deve ancora infatti passare dalla maglie della real politik e, di certo, non è un dettaglio. Si sa, dalla proposta all’approvazione c’è di mezzo Sala d’Ercole.

L'altro nodo, anch'esso vitale, è appunto la futura destinazione d'uso che, a giudizio di molti intellettuali - con cui mi confronto quotidianamente - non può e non deve essere quella di "uffici".

Partendo, infatti, dall’importantissima conquista siglata dalla convenzione di Faro del 2005 nella quale, di fatto, si sancisce il passaggio dal "diritto dei beni culturali al diritto ai beni culturali " non può che seguire, in pieno accordo con l'articolo 9 della nostra Costituzione italiana, la valorizzazione di un così importante edificio monumentale.

Il villino deve, e potenzialmente può diventare, il museo dell'archivio del progettista Benfratello: un museo aperto alla ricerca, ai cittadini amanti della propria memoria da riscoprire, ai turisti e ai tanti ragazzi che non vedono l’ora di innamorarsi delle nostre grandi bellezze.

Sono sicuro che la sinergia tra la proprietà regionale, l'università, il curatore dell'archivio, insieme, alla famiglia Benfratello proprietaria del brand intellettuale, restituirà all'uso pubblico e condiviso uno dei gioielli italiani del primo Novecento, simbolo di una parabola artistica perduta tra il cemento armato della piana dei Colli.

Ecco allora che il mio personale, in questi giorni caldissimi per il futuro della nostra bellezza più floreale e vivace, va ai 70 parlamentari regionali, al presidente della Regione, al neo eletto assessore ai beni culturali Sebastiano Tusa, affinché questa nostra bellezza venga custodita e valorizzata.

Catania, Trapani, Canicattì, Messina, Siracusa, Ragusa, Scicli, Augusta, Acireale, Bagheria, Enna, Caltnissetta, Agrigento, le isole, Marsala, Taormina, Sciacca, Caltagirone, Troina aspettano che il modello "Palermo" sul villino Messina-Verderame sancisca il primato della politica sul destino virtuoso e sostenibile del nostro patrimonio culturale più grande.

La palla ora alla politica siciliana, sperando che sia all'altezza della nostra visione condivisa coi cittadini amanti della cultura.

Questo importante cambio di prospettiva nell'uso e nell'investimento culturale determinerà la costruzione di questo importante museo del liberty "diffuso" in tutta la Sicilia.

La caratteristica più importante della scuola palermitana di Basile, parte della triade delle scuole europee di architettura con Theodore Fisher e Otto Wagner, fu quella di colonizzare con le opere del maestro e degli allievi più talentuosi, l'intero territorio in questo caso isolano.
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