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Vive e lavora a Milano ma il cuore (e la sua musica) sono in Sicilia: la storia di "Axy"

Studia a Palermo Disegno industriale e a Milano Design della Comunicazione. Oggi lavora nel campo dell’innovazione con le start up. Cosa fa nell'Isola

Jana Cardinale
Giornalista
  • 21 luglio 2025

Alessandro Asaro

«Mazara è un simbolo, una città che ha dentro la Casba proprio per le sue contaminazioni, un luogo che è porto di culture. Il mio sogno è quello di rafforzare e innovare questa narrazione di luogo che accoglie e che, oltre a dare da mangiare e proporre i propri piatti, assaggia cosa portano gli altri, senza giudicare. Il motore di tutto questo è nelle idee che abbiamo per la cultura.

Vedo una città che ha bisogno di fare uno step culturale. Oggi quelli che possono incidere in termini di progresso per il territorio non li trovi in giro, stanno nelle case, dentro, ed è sintomo che c’è una città che propone delle cose e ci sono delle persone che non si ritrovano in queste proposte…».

A dirlo è Alessandro Asaro, in arte Axy, musicista di Mazara del Vallo, che ha studiato a Palermo e a Milano e lì poi è rimasto per motivi di lavoro, ma che lo scorso anno, coinvolto da un amico che in città ha dato vita a un’associazione culturale che propone eventi con un’attenzione molto forte agli aspetti sociali e antropologici del territorio, ha deciso di contribuire, alla luce delle sue esperienze nell’ambito del marketing e dell’innovazione nell’ambito artistico, a questo progetto.

Alessandro ha aderito all’associazione che produce un Festival ideato dall’amico Benito Frazzetta, che si fonda sull’idea del Mare Mediterraneo come mare di mezzo, capace di creare connessioni ed essere aperto.

«Lo scorso anno lì ho cantato – dice - ma era un evento molto piccolo e ho deciso per la seconda edizione di dare una mano nell’organizzazione, così sono salito a bordo con l’ambizione di arrivare molto più in alto.

Dobbiamo agganciarci al mondo, forti delle radici arabe che abbiamo. Dopo la pandemia da Covid 19 molti giovani sono tornati giù al Sud: il mondo del lavoro è cambiato anche grazie allo smart working.

Noi vogliamo creare un evento per una comunità attiva per il territorio, che crea progetti e dà economie e lavora sulla cultura con nomi di gusto e artisti ricercati.

Un progetto inclusivo che preveda al suo interno anche dei mercatini vintage con vinili e fotocamere e un’area bimbi spinto un’idea forte di riportare il Sud al centro d’Europa. Essere un baricentro di connessioni di idee».

Alessandro Asaro ha 37 anni, oggi vive a Monza con il nome d’arte Axy, e suona accompagnato in questi due anni da una band che si chiama Da Momks.

«Negli anni scorsi nella mia città ho fatto volontariato – dice – ho vissuto nello scoutismo e sono stato attivo nel sociale e anche nella politica, ma non quella attiva, piuttosto quella che si fa tra la gente, per le strade. Il nostro Festival è un punto di arrivo ma la nostra idea parte da lontano».

Alessandro ha studiato a Palermo Disegno industriale e a Milano Design della Comunicazione. Oggi lavora nel campo dell’innovazione con le start up vedendo ogni giorno nuove tecnologie e nuovi prodotti che devono andare sul mercato e che ancora non esistono. Esattamente in un incubatore di start up al Politecnico di Milano, dove passano cose che al momento sembrano fantascienza, quali sistemi di comunicazione sottomarina o nello spazio.

«Cose davvero grandi, che mi alimentano nel cercare di pensare in modo più visionario possibile, anche per rendere Mazara, ma in generale tutto il nostro Sud, la Sicilia, un posto diverso. E devo dire che il nostro Festival attrae molto pubblico dai centri vicini, e in tanti arrivano anche da Palermo e da Agrigento».

Idee che ha sviluppato assieme a Benito Frazzetta, anch’egli mazarese ma che viveva tra Bagheria e Palermo e che allo stesso modo nel periodo post Covid ha deciso di tornare a Mazara per fondare la sua associazione, voluta per creare dinamismo: con tante iniziative che coinvolgono giovani e meno giovani, per gestire più laboratori come in uno spazio aperto a tutti dove vengono proposti anche dei laboratori di comicità e che si muove a mo’ di volontariato.

Il loro "Mezzo Festival" nasce proprio dall’impegno di chi è tornato, chi è rimasto e chi sogna di tornare, per contribuire a costruire un ecosistema culturale più vitale, arricchendo quello esistente e accendendo nuove possibilità.

«Ci siamo guardati dentro e abbiamo deciso che è il tempo di realizzare sogni – conferma Alessandro Asaro, che ne è co-organizzatore -. Il sud è stanco di aspettare, stanco di guardare da fuori mentre il resto si muove.

Abbiamo deciso di scombinare i pezzi – quelli della cultura, del mercato, dell’immaginario – e ricomporli per creare qualcosa di nuovo. Una comunità che costruisce, che si contamina, che genera proposte, lavoro, turismo e impatto.

La musica è il punto di innesco: è esperienza, è incontro, è un messaggio che attraversa le differenze. E noi vogliamo che da questa esperienza nascano nuovi pezzi, nuovi linguaggi, nuovi futuri».

Una volontà forte, insomma, che dia al Sud la possibilità di smettere di percepirsi, e di essere percepito, come una periferia.

Senza imitare altri modelli, ma, partendo dalla musica, creandone uno proprio grazie alle unicità di questo territorio, per farne un ponte tra storie, gusti e visioni diverse.
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