"A un'eterna luce" a Palermo: le pitture di Ernesto Morales in mostra al Museo Riso
Ernesto Morales
La Cappella dell'Incoronata RISO - Museo Regionale di arte moderna e contemporanea di Palermo ospita la mostra personale di Ernesto Morales "A un'eterna luce", a cura di Serena Ribaudo. La mostra, a ingresso libero, è visitabile dal 15 novembre 2025 al 9 gennaio 2026 (tutti i giorni escluso il sabato).
Ernesto Morales è reduce dai pregevoli successi di “The beginning and the light” al Rothko Museum, in Lettonia, paese natale dell’artista Mark Rothko e di "Tra le ombre dorate del silenzio" grande mostra presso il Museo dell'Opera del Duomo e il Complesso Monumentale di San Domenico di Prato dove le sue opere pittoriche hanno dialogato con i capolavori dei grandi maestri del Rinascimento italiano presenti in raccolta, tra cui Filippo Lippi, Donatello, Paolo Uccello altresì opere di artisti contemporanei della Minimal Art americana degli '60 e '70.
In questo appuntamento palermitano Morales decide di dialogare, in un anelito al sublime, con la Cappella normanna, una delle sedi espositive del Museo Riso: circa una decina di opere delineano un percorso artistico fascinoso e accattivante.
Le pitture di Morales, che ci richiamano alla mente lo spettacolo del cosmo si stagliano sulle pareti di possente pietra dorata della Cappella. La mostra vuole essere una vera meditazione visiva sulla luce e un omaggio a quella siciliana; questa luce di Sicilia che intrise la pittura del più grande isolano, Antonello, e che da sempre è cantata, descritta, amata nella sua eccezionalità e nelle sue infinite variazioni, dai più significativi letterati e poeti di Trinacria: da Jacopo da Lentini a Sciascia, da Piccolo a Vincenzo Consolo.
Ed è proprio all'ispirazione a quest'ultimo che si deve il titolo della mostra. Nel breve saggio Paesaggi di Luce, Consolo scrive: "Luogo di luci, di incroci o giochi di luce è ad esempio quell'isola del Mediterraneo che si chiama Sicilia". E nell'appassionata dichiarazione d'amore alla sua terra natìa, Consolo si definisce "affisso a un'eterna luce". Condizione che Ernesto Morales riconosce anche come propria, nel suo innamoramento perenne per la luce, nell'avere totalmente compenetrato la propria ricerca ad essa. Luce come idea, luce come principio immateriale, ma luce anche come sostanza incandescente che dà vita alla pittura stessa.
Nel dipingere la presenza della luce, Ernesto Morales usufruisce di una tecnica assolutamente inedita e di un pigmento da lui stesso formulato, come un alchimista del colore.
È lo stesso Morales a raccontare: "Per me la luce è principio e misura di ogni percezione, è energia che struttura lo spazio e rivela l’essenza delle forme. Nel mio lavoro, attraverso il colore e la materia, cerco di renderla visibile come forza che connette ciò che è tangibile con ciò che trascende la materia, aprendo uno spazio in cui il visibile e l’invisibile si incontrano.
Dipingere la luce significa per me entrare in dialogo con il tempo sospeso, con la tensione tra presenza e assenza, tra intensità e silenzio. Il continuo mutare della luce nelle mie opere apre la possibilità di trasformare anche la percezione della realtà: ciò che appare familiare può rivelarsi nuovo, mostrando rapporti inediti tra spazio, colore e tempo. In ogni opera cerco di restituire questa forza che unisce l’esperienza sensibile alla dimensione metafisica, offrendo allo sguardo un percorso che va oltre la superficie, verso ciò che sfugge ma permane nell’esperienza dell’essere”.
Ernesto Morales è reduce dai pregevoli successi di “The beginning and the light” al Rothko Museum, in Lettonia, paese natale dell’artista Mark Rothko e di "Tra le ombre dorate del silenzio" grande mostra presso il Museo dell'Opera del Duomo e il Complesso Monumentale di San Domenico di Prato dove le sue opere pittoriche hanno dialogato con i capolavori dei grandi maestri del Rinascimento italiano presenti in raccolta, tra cui Filippo Lippi, Donatello, Paolo Uccello altresì opere di artisti contemporanei della Minimal Art americana degli '60 e '70.
In questo appuntamento palermitano Morales decide di dialogare, in un anelito al sublime, con la Cappella normanna, una delle sedi espositive del Museo Riso: circa una decina di opere delineano un percorso artistico fascinoso e accattivante.
Le pitture di Morales, che ci richiamano alla mente lo spettacolo del cosmo si stagliano sulle pareti di possente pietra dorata della Cappella. La mostra vuole essere una vera meditazione visiva sulla luce e un omaggio a quella siciliana; questa luce di Sicilia che intrise la pittura del più grande isolano, Antonello, e che da sempre è cantata, descritta, amata nella sua eccezionalità e nelle sue infinite variazioni, dai più significativi letterati e poeti di Trinacria: da Jacopo da Lentini a Sciascia, da Piccolo a Vincenzo Consolo.
Ed è proprio all'ispirazione a quest'ultimo che si deve il titolo della mostra. Nel breve saggio Paesaggi di Luce, Consolo scrive: "Luogo di luci, di incroci o giochi di luce è ad esempio quell'isola del Mediterraneo che si chiama Sicilia". E nell'appassionata dichiarazione d'amore alla sua terra natìa, Consolo si definisce "affisso a un'eterna luce". Condizione che Ernesto Morales riconosce anche come propria, nel suo innamoramento perenne per la luce, nell'avere totalmente compenetrato la propria ricerca ad essa. Luce come idea, luce come principio immateriale, ma luce anche come sostanza incandescente che dà vita alla pittura stessa.
Nel dipingere la presenza della luce, Ernesto Morales usufruisce di una tecnica assolutamente inedita e di un pigmento da lui stesso formulato, come un alchimista del colore.
È lo stesso Morales a raccontare: "Per me la luce è principio e misura di ogni percezione, è energia che struttura lo spazio e rivela l’essenza delle forme. Nel mio lavoro, attraverso il colore e la materia, cerco di renderla visibile come forza che connette ciò che è tangibile con ciò che trascende la materia, aprendo uno spazio in cui il visibile e l’invisibile si incontrano.
Dipingere la luce significa per me entrare in dialogo con il tempo sospeso, con la tensione tra presenza e assenza, tra intensità e silenzio. Il continuo mutare della luce nelle mie opere apre la possibilità di trasformare anche la percezione della realtà: ciò che appare familiare può rivelarsi nuovo, mostrando rapporti inediti tra spazio, colore e tempo. In ogni opera cerco di restituire questa forza che unisce l’esperienza sensibile alla dimensione metafisica, offrendo allo sguardo un percorso che va oltre la superficie, verso ciò che sfugge ma permane nell’esperienza dell’essere”.
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