ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

MandarInArte: rinasce un bene sottratto alla mafia

Al centro di un “mare verde” di alberi di mandarini nel cuore di Ciaculli, sorge un bene confiscato alla mafia e riqualificato per la promozione della legalità

  • 27 aprile 2012

É possibile riqualificare uno spazio icona della malavita mafiosa per trasformarlo in un luogo di scambio ed unione multiculturale attraverso i linguaggi artistici? Venerdì 27 aprile, in risposta a questa esigenza di giustizia e di promozione della costituzionalità, che nasce quasi come un bisogno sociale, il progetto MandarInArte apre gli spazi ormai riconvertiti al pubblico all’interno di un bene confiscato alla mafia a Ciaculli, nel territorio del boss Giovanni Prestipino, dove oggi si coltivano, oltre agli agrumi, arte e legalità.

Uno scheletro di un edificio a tre piani rialzati, abbandonato da più di dieci anni, al centro di un “mare verde” fatto di alberi di mandarini nel cuore di Ciaculli, frazione di Palermo. Un mandarineto di oltre 1850 metri quadrati che oggi ospita una struttura che si propone come uno spazio alternativo per la sperimentazione artistica e la promozione della legalità. Il progetto, finanziato dalla Fondazione con il Sud, avviato nel 2011 e di durata biennale, diviene simbolo di rinascita: dall’abusivismo mafioso registrato nella storia di questo bene, come la strage di Ciaculli in cui persero la vita sette uomini delle forze dell’ordine, a “faro della legalità”, come lo definisce lo stesso architetto Massimiliano Masellis, responsabile dei lavori insieme a Salvatore Barone e Andrea Liguori. MandarInArte è il primo caso in Sicilia di bene sottratto alla criminalità organizzata che subisce una trasformazione dallo stato di mero scheletro di cemento armato a struttura rifinita e funzionante.

Un incontro al profumo di Sicilia, una cartolina di uno degli unici frammenti della Conca D’Oro nell’isola, come fosse un dipinto di uno dei magnifici paesaggi del pittore Francesco Lojacono, MandarInArte intende valorizzare le potenzialità di un “territorio di mafia”, in un luogo che diventa emblema di integrazione e di scambio tra diverse forme culturali, quali il teatro, la danza e la musica. Un messaggio di speranza viene lanciato da Luisa Latella, commissario straordinario del comune di Palermo, intervenuta all’incontro: «A trent’anni dall’omicidio dell’onorevole Pio La Torre, un giorno come questo mi incoraggia. Un uomo che è stato assassinato per le proprie idee, che propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa, poi legiferata anni a seguire dal ministro Rognoni - prosegue la Latella - ma anche una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi. La criminalità organizzata va smantellata, perché Palermo ha bisogno di cambiare, perché oggi nessuno deve più morire per le sue idee».

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI