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Palermo: "Kals’Art", insorgono i pub del centro

  • 6 settembre 2005

Gli esercenti di pub e ristorazione del centro storico di Palermo si ribellano a Kals’Art. A levare gli scudi contro la rassegna culturale estiva promossa dal Comune sono soprattutto i titolari dei pub di piazza Olivella e piazza Spinuzza, luoghi tra i più amati e frequentati di sera dai giovani palermitani, che da anni si intrattengono nelle due grandi piazze a bere e a chiacchierare fino a tarda notte. Adesso, però, i commercianti denunciano un calo degli affari di almeno il 50% rispetto all’estate scorsa, con la funesta prospettiva, per alcuni esercizi, addirittura della chiusura. E’ quanto sostiene, ad esempio, Angelo Di Franco, titolare dell’Aboriginal Internet Cafè di piazza Spinuzza. «Il Comune ha potenziato la pubblicità per Kals’art – afferma – ma quando noi abbiamo chiesto la possibilità di fare dei ‘caffè-concerto’ nei nostri posti, non ci è stata concessa». E prosegue: «Se noi commercianti chiediamo aiuti per le nostre piazze, come ad esempio la pulizia di via Spinuzza dall’immondizia, per migliorare il luogo e i servizi che offriamo ai clienti, non otteniamo risposta. Abbiamo contattato alcune associazioni per organizzare dei concerti autofinanziati all’interno della piazza». Uno dei punti più contestati dagli esercenti è stata la decisione, da parte dell’ufficio Grandi eventi del Comune palermitano, di assegnare la gestione dell’ex Deposito delle locomotive di Sant’Erasmo a un gruppo milanese, la ditta “Filippo Fauli”. «In questo modo – commenta Di Franco – veniamo penalizzati non solo noi, ma tutto il commercio palermitano».

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Gli fa eco Silvio Scibona, titolare del Monito Pub: «Molti giovani, attratti dalla discoteca, sono stati dirottati a Sant’Erasmo, la cui gestione per giunta è stata assegnata a un gruppo del Nord. Noi abbiamo chiesto diverso tempo fa un’isola pedonale in piazza Spinuzza, ma senza risultati, perché le macchine passano lo stesso». Il malessere dei commercianti nell’area vicina al teatro Massimo si allarga però anche a un’altra zona del centro frequentatissima di sera: quella di via Candelai, dove lo storico locale omonimo conferma le preoccupazioni dei colleghi e annuncia l’intenzione di aderire a eventuali forme di protesta. «E’ una questione che avevamo già sollevato a proposito della questione dell’Agricantus (vedi Ccp Agricantus: “perché siamo stati esclusi?”, ndr), sostenendo che c’era un problema di scelta politica – afferma Giovanni Felice, presidente di Confesercenti Palermo –. Negli anni passati si era cercato di rendere tutta la città accogliente spalmando le iniziative in diverse aree. Ora invece si è scelto di destinare tutte le iniziative su Kals’Art, con investimenti che sono molto elevati rispetto al risultato ottenuto, e di fatto penalizzando le altre parti della città. Noi non possiamo essere d’accordo con questa logica». Il presidente dei commercianti palermitani esprime però un’altra preoccupazione: «Il ‘cervello’ di Kals’Art non è composto da palermitani. Non credo che noi non siamo in grado di esprimere personalità capaci di organizzare eventi a Palermo. Al contrario, credo che abbiamo competenze e professionalità tali da esprimere delle buone iniziative. In realtà si continua a lavorare quasi con lo staff di Mediaset, e questo non va bene».

Mentre l’assessorato comunale alle Attività produttive fa sapere di non essere a conoscenza della questione e di non rappresentare in questo caso l’interlocutore per gli esercenti, una replica arriva da Massimo Collesano dell’ufficio Grandi eventi del Comune: «Questa non è una protesta seria – dichiara a Balarm.it –, non ha fondamento perché i commercianti non possono attaccare il Comune per avere organizzato una manifestazione di livello altissimo, che implica decisioni e risorse finanziarie enormi. Come qualsiasi altra scelta di un’amministrazione, provoca effetti positivi e qualche effetto negativo. Kals’Art è un veicolo di sviluppo economico, non certo di mortificazione, come dimostrano i fatti. Essa mira a riqualificare un quartiere e a dare alla città un festival di rango. Dedichiamo attenzione massima per i commercianti. E’ giusto che protestino se le loro attività soffrono delle perdite per motivi vari, ma non attaccando una rassegna come Kals’Art. Semmai, il Comune non avrà problemi a sedersi attorno a un tavolo, valutando anche questa forma di impatto e le istanze dei commercianti, e decidendo come operare. Se invece di organizzare tutto alla Kalsa avessimo spalmato gli eventi su tutta la città, qualcuno si sarebbe lamentato chiedendoci di riqualificare un certo quartiere».

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