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Prostituta, riserva posto, innamorata oppure volante: l'anima delle sedie di Palermo

Impossibile che nessuno di voi, passeggiando per Palermo, non si sia imbattuto in una sedia, così per caso. Ma a Palermo ogni sedia si trova lì per un motivo

  • 24 febbraio 2019

Amo Palermo perché le sedie hanno un significato. In che senso direte voi. Mi spiego: impossibile che ognuno di voi, passeggiando per Palermo, non si sia imbattuto in una sedia, così per caso.

Qualcuno si sarà soffermato a guardarla attentamente, altri ci hanno girato intorno, altri ancora hanno pensato di rubarsela perché, in fondo, era una bella sedia e nel salotto stava bene.

Ma a Palermo le sedie hanno un’anima e sono sparse ovunque per la città e (quasi) sempre, ogni sedia si trova lì per un motivo.

Inciviltà? Forse. Ma non è all’uomo che dovete guardare. Bisogna spostare l’angolo di visuale, sulle sedie, viste nel loro complesso. Come se esse fossero una comunità a sé. Sedie palermitane naturalmente.

Il pensiero che ogni sedia, sparsa tra le strade, abbia una ragione per esistere, come se avesse un mestiere, a me, fa impazzire. Iniziamo.

La classica sedia riserva posto. È evidente che sia il mestiere più richiesto e più odiato forse anche del dentista. Sei in auto, stai cercando parcheggio, t’illudi di averlo trovato, ma spunta lei. Con tutta la sua fierezza sbuca dall’angolo, peggio di un vigile e, ferma, brutale, impalata su sé stessa, ti invita a cercare un altro posto. Il primo istinto è quello di investirla. Ma, investiresti mai un vigile? Certo che no, e vai oltre.
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Di norma è posizionata dal proprietario dell’attività commerciale posta esattamente di fronte, e "sarba" il posto per il figlio, il cognato o il cugino che dovrà arrivare "a momenti". In fondo, sta facendo il suo mestiere.

La sedia spostata è la sedia che, una volta terminato il suo turno di lavoro, ed aver finalmente fatto posizionare la macchina per la quale aveva riservato il parcheggio, si sposta e si posiziona sul marciapiede.

Chissà, ci dovesse essere bisogno di occupare un altro posto la sedia sta lì, in attesa, pronta ad occuparne un altro. Anche sotto la pioggia, il vento e le intemperie, non si muove. Mal che va, si va a prender un caffè con le sue colleghe. Guarda, sono proprio lì dietro.

La sedia ambulante è la sedia, chiaramente, dei venditori ambulanti. La definirei come il cane di compagnia.

Sempre fedele al suo padrone, lo segue ovunque, in qualsiasi posto e lo aiuterà a vendere la sua marce. Gli offrirà sempre una spalla su cui piangere ed un luogo sicuro per abbattere i momenti di noia.

La sedia volante. Il suo nome è mutuato sicuramente dall’omonima via Delle Sedie Volanti. Ma, si sa, anche i mestieri hanno subito un’evoluzione.

Se prima erano le portantine che fino al XIX secolo venivano utilizzate dagli aristocratici per brevi spostamenti per le vie cittadine, oggi, le sedie volanti, sono diventate oggetto di decoro e riempimento. Delle hostess insomma, che danno il benvenuto ai visitatori.

Le sedie innamorate. Che pensate che anche le sedie non s’innamorano? Proprio come tutti noi, anche le sedie hanno la possibilità di innamorarsi.

Queste, ad esempio, sono legate indissolubilmente da una catena, attaccata a un albero. Loro camminano sempre insieme e moriranno insieme. Avranno sicuramente una coppia di padroni altrettanto innamorati. O forse, come le ragazze che vanno in bagno sempre a coppia, o due amici che si guardano la partita insieme. Le inseparabili.

La Butta dentro. Non so se siete a conoscenza del mestiere di "Buttadentro": è colui che viene pagato per attirare la clientela all’interno dei negozi o dei ristoranti.

Anche nella comunità delle sedie palermitane esistono le sedie buttadentro, devono attirare l’attenzione, per far sì che le altre sedie, le prostitute, vengano acquistate dai comuni mortali.

Le sedie prostitute non necessitano di troppe spiegazioni. Stanno lì, come se fossero messe tra le vetrine del quartiere a luci rosse di Amsterdam. Spesso, tutti le guardano, ma pochi acquistano i suoi servigi e se lo fanno, sono spesso effimeri e di scarsa importanza.

Se vengono comprate è solo per farle rivestire, in modo diverso, cambiando così la loro natura.

La sedia da passìo: anche lei è un cane fedele, anzi un gatto come in questo caso. È la sedia delle vecchiette di norma, di quelle che abitano a pian terreno, e che nel pomeriggio si “godono il passio” tra una chiacchiera e l’altra con le vicine di casa.

Queste sono sedie felici, difficilmente vengono abbandonate o mercificate. C’è sempre qualcuno a farle compagnia.

La sedia stuprata probabilmente era una vecchia prostituta. Presa, usata ed infine, gettata. Ormai in fin di vita sta lì, spera in una reincarnazione che possibilmente non arriverà mai. Ma lei continua a crederci. Magari un giorno qualcuno si prenderà cura di lei.

Mi piace pensare che non sia fantasia, ma dell’esistenza vera e propria di una community palermitana di sedie, che assolvono ognuno ad una funzione e che di tanto in tanto si riuniscono, come in una riunione di condominio.

Io le amo. Ogni volta che le guardo sorrido e non posso fare a meno di scattare una fotografia. Le sedie a Palermo hanno un significato, anzi un’anima.

È fuor di dubbio, e solo a Palermo è possibile vederne così tante, così belle, così colorate e malconce e, soprattutto, così ben posizionate in una società.
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