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Quel giorno a Milano, lo scambio di sguardi con l'Annunciata: un'amica dalla Sicilia

Stazione di Porta Genova, linea verde della metro, ore 19.45 di un giorno come gli altri: a fissarmi c'è 'Annunciata di Antonello Da Messina, ambasciatrice di bei ricordi

  • 4 marzo 2019

La pubblicità della mostra sul tram di Milano

Un triangolo blu, di un blu imponente, dai contorni ben delineati ma dal contenuto – da lontano – confuso. È in un cartello affisso sul fianco di quel tram, che si avvicina sempre di più.

Stazione di Porta Genova, linea verde della metro di Milano. Ore 19.45 di un giorno feriale come gli altri.

Spintoni. Valigie che rotolano sull'asfalto, trascinate tra i gradini dei marciapiedi. Viaggiatori ma anche lavoratori, milanesi e non, che si spingono fuori dai corridoi sotterranei della metro per raggiungere il tram e tornare finalmente a casa.

Il tram 2, quello che da Duomo scende lungo il Naviglio Grande.

Gente che corre. Gente che si accalca alla fermata. Gente che cerca informazioni. Gente stanca. Gente stordita dalla folla. Gente ormai abituata a tutto questo.

E quel triangolo blu, di un blu imponente, sempre più vicino. Io, come gli altri, appoggiata spalle al muro alla fermata del tram, con le cuffie all'orecchio. Vicina a tutti, distaccata da tutto.
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Appartengo all'ultima categoria, “gente ormai abituata a tutto questo”. Attendo il tram, come tutti. So dove attenderlo, so quando passerà. So da quale porta mi conviene salire.

Se utilizzo l'ultima porta, quella in fondo al tram, questa si fermerà proprio davanti il cancello di casa mia. Tutto calcolato per accelerare il ritorno. Per richiudermi in quella casetta, in quel rifugio tutto mio. Per sentirmi a casa, in un posto che casa non è.

Vedo il tram sempre più vicino. Ormai è vicinissimo. Mi stacco dal muro. Pugni in tasca, musica nelle orecchie. Un brano de I Ministri.

Dimmi cos'hai capito della felicità. Dimmi che cosa ancora ti fa urlare a piena gola, ti fa perdere il lavoro, ti fa stare ancora bene. Bene come non sapevi più.

Bene. Cosa ti fa stare bene? Ed eccoli quegli occhi di carta, profondi e delicati, immobili e enigmatici, davanti a me. Un'ipnosi di pochi secondi, un senso di smarrimento.

Cosa ci fanno qui, quegli occhi di carta avvolti in un triangolo blu? In un velo blu, vedo adesso. L'Annunciata di Antonello Da Messina passa davanti a tutti noi. Noi stanchi, trascinati da una parte all'altra della città, con musica alle orecchie, presi in un litigio al telefono, impegnati con audio e video su facebook e whataspp, a calcolare i giorni che ci separano dal prossimo stipendio, dalle ferie, dal weekend.

Passa davanti tutti noi con la sua severità e la sua dolcezza, con la sua imponenza. Seppur racchiusa in una riproduzione – l'ennesima - affissa nel fianco del tram 2.

Da Duomo al Naviglio Grande fino a lì, a fissarmi, a fissarci per un attimo. Io e un pezzo di carta che riproduce una tela. Quella tela. Quella tela che sa di casa. Della città che ho lasciato alle mie spalle e che è il mio passato.

Una parte della mia vita. Quella tela che è ricordo. Avevo sedici anni. Gita scolastica a Palermo da Caltanissetta. Ma io vivevo in un paese della provincia. Preferii quindi partire con il treno dalla mia stazione. Io e la mia compagna di scuola, sempre lei, da quando avevamo sei anni. Sempre insieme, anche su quel treno.

Anche davanti quel quadro. Quella tela. Piccola. Custodita in un palazzo, in una stradina del centro storico di Palermo.

La stessa strada in cui andai a vivere circa dieci anni dopo quella gita. Quanto eravamo vicini, io e quella tela? Appena quattro palazzi di distanza. Quatto palazzi ci dividevano.

E adesso quella tela è qui. La Sicilia è qui, tra preziose pennellate che dall'Isola hanno raggiunto una stanza di Palazzo Reale, a due passi dal Duomo. Come giù, a due passi dalla Cala.

A due passi da quella che fu la mia casa per circa due anni. Quegli occhi di carta severi e profondi, enigmatici e composti, davanti alla stazione di Porta Genova.

Son qui - mi dicono - siamo qui.

Sorrido appena, un piccolo cenno sul mio viso. E via, lascio scappare un sospiro di nostalgia pensando a quegli anni – non tanto lontani – lasciati alle spalle. Un sorriso ripensando a quando trascinavo non una valigia o uno zaino, ma la mia bicicletta nera.

La trascinavo fuori da quel portone di legno pesante della mia casetta di Palermo e via, lungo via Alloro e verso la costa. E alla mia destra, custodita in una stanza, quella tela.

Che oggi è qui, a due passi da me. Ieri come oggi. Ancora una volta.

Ndr: se ti incuriosisce il dipinto leggi "Un soffio di vento che cambia la storia: il mistero dell'Annunciata di Palermo".

Ndr/2: dal 21 febbraio al 2 giugno l'Annunciata è a palazzo Reale di Milano insieme a altre 18 opere di Antonello da Messina per la mostra "Antonello da Messina. Dentro la pittura" a cura di Giovanni Carlo Federico Villa (scopri di più).
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