Bianco per luce e anima: opere di Ilde Barone alla Tenuta Rasocolmo di Messina

Particolare di un'opera di Ilde Barone
Sabato 26 luglio, alle 19.00 alla Tenuta Rasocolmo di Messina si conclude la stagione dedicata alle arti visive contemporanee con l'inaugurazione della mostra "Solenne cosa essere donna nella veste bianca".
L'esposizione è basata su opere dell'artista ragusana Ilde Barone, a cura della critica d'arte Mariateresa Zagone.
Il bianco, l'assenza del colore e della forma, è nelle opere dell'artista, come nei versi della poetessa Emily Dickinson, premessa indispensabile per una condizione di libertà dell'anima e della mente, non-luogo delle infinite possibilità, e soprattutto luce, luce abbagliante come quella siciliana.
Sono opere colorate di bianco che non ripudiano i colori del mondo ma li accolgono in una sfrangiata ed intensa luminosità.
C'è una sacralità pudica e non ieratica nelle donne di Ilde, un sapore antico di fanciulle, di ricami e di corredi che ricorda quello dell'universo muliebre ritratto da Berhe Morisot o da Mary Cassat, non nel senso, pur nobilissimo, di "copia" inteso da Winckelmann, quanto nell'affermazione gentile della sensibilità, della modalità di stare al mondo del femminile.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00 fino a sabato 13 settembre, previo appuntamento telefonico.
L'esposizione è basata su opere dell'artista ragusana Ilde Barone, a cura della critica d'arte Mariateresa Zagone.
Il bianco, l'assenza del colore e della forma, è nelle opere dell'artista, come nei versi della poetessa Emily Dickinson, premessa indispensabile per una condizione di libertà dell'anima e della mente, non-luogo delle infinite possibilità, e soprattutto luce, luce abbagliante come quella siciliana.
Sono opere colorate di bianco che non ripudiano i colori del mondo ma li accolgono in una sfrangiata ed intensa luminosità.
C'è una sacralità pudica e non ieratica nelle donne di Ilde, un sapore antico di fanciulle, di ricami e di corredi che ricorda quello dell'universo muliebre ritratto da Berhe Morisot o da Mary Cassat, non nel senso, pur nobilissimo, di "copia" inteso da Winckelmann, quanto nell'affermazione gentile della sensibilità, della modalità di stare al mondo del femminile.
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