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"Don Giovanni": il capolavoro di Mozart diretto da Wellber riporta l'Opera al Teatro Massimo

  • Sotto una nuova luce
  • Teatro Massimo - Palermo
  • 22, 24, 26 settembre 2020 (evento concluso)
  • 20:00 (22 e 26 settembre), 18.30 (24 settembre)
  • Da 10 a 40 euro
  • Biglietti acquistabili online o presso la biglietteria del Teatro Massimo (dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 15.00)
Balarm
La redazione

Alessio Arduini interpreta Don Giovanni

Il capolavoro di Wolfgang Amadeus Mozart, "Don Giovanni", diretto da Omer Meir Wellber con la regia di Marco Gandini, riporta l’opera al Teatro Massimo di Palermo dopo sette mesi di lockdown e distanziamento. 

Sarà eseguito in forma semiscenica il 22 settembre alle ore 20.00, il 24 settembre alle ore 18.30 e il 26 settembre alle ore 20.00, il dramma giocoso in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, Don Giovanni, seconda delle tre opere buffe che il compositore austriaco scrisse nel 1787 su libretto di Lorenzo Da Ponte, dopo "Le nozze di Figaro" e prima di "Così fan tutte".

Opera dalla fortuna e dalla vita scenica ininterrotta, Don Giovanni perpetua ancora una volta la fama di un personaggio dall’inesauribile fascino che, partito come esempio d’immonda iniquità e inaccettabile cinismo si è trasformato nel tempo in un quasi eroe dall’insostenibile fascino, difensore dell’appagamento dei sensi e sempre in cerca di una felicità tutta mondana e materiale.
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Il nuovo allestimento conta sulla regia di Marco Gandini, coadiuvato da una squadra di collaboratori composta da Gabriele Moreschi per l’impianto scenico, Virginio Levrio video maker, Francesco Vignati lighting designer, Filippo Scortichini super FX laser.

Sul podio il direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, Omer Meir Wellber. Orchestra e Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Ciro Visco.

Il ruolo dell’irresistibile cavaliere, Don Giovanni, è affidato al basso Alessio Arduini; le tre donne da lui sedotte sono Sarah Jane Brandon (Donna Anna), Aga Mikolaj (Donna Elvira) e Laura Giordano (Zerlina); il servitore di Don Giovanni, Leporello, è Riccardo Fassi, mentre Don Ottavio è affidato al tenore Benjamin Hulett. Infine Masetto ha la voce di Evan Hughes e il Commendatore quella di Adam Palka. 

Riprendendo la versione eseguita a Vienna un anno dopo il successo della prima rappresentazione a Praga, questa nuova messa in scena del "Don Giovanni" si conclude con la morte del dissoluto e impenitente protagonista, senza il finale che indica la cosiddetta morale con il sestetto dei personaggi sopravvissuti e spaesati ("Questo è il fin di chi fa mal").

L’opera finisce dunque con lo sprofondamento all’inferno di Don Giovanni, ostinato e cinico sostenitore del predominio delle passioni sulla morale, trascinato dalla mano gelida del Commendatore in un abisso di fiamme. 

«L’allestimento – afferma il regista, Marco Gandini – propone una Venezia notturna avvolta nel mare nero e oscuro, com’è anche l’assassinio di Don Giovanni: questa abrogazione del limite, l’eccesso come paradigma opposto al concetto di misura settecentesco, apre inesorabilmente la porta dell’abisso ove Don Giovanni muore lacerato da lame di luce in un effetto di laser che inonda il teatro».

Lo spazio scenico è completamente sovvertito dalle esigenze di distanziamento anti covid: l’Orchestra occupa l’area della platea e in alcune fasi dell’opera anche del palcoscenico (le tre orchestrine della festa alla fine del primo atto) e perfino del foyer, mentre i cantanti si muovono tra platea, pedane di proscenio e palcoscenico, in un attento gioco di distanze da rispettare. Il pubblico occupa esclusivamente i palchi.

«Dopo le prima difficoltà di adattamento a una situazione nuova – aggiunge il direttore musicale del Teatro Massimo, Omer Meir Wellber – il nuovo assetto della sala ci dà l’occasione di sperimentare nuove formule. Il ruolo dell’orchestra – adesso a vista in platea e non più in buca - è certamente più importante, sia a livello di volume che di impatto sulla scena. La condivisione dello spazio scenico con i cantanti, dà ancora di più la misura di quanto l’opera implichi un grande lavoro di squadra, un “operare”, come dice la parola, tutti insieme». 

Contribuisce all’allestimento l’impianto visivo affidato alle proiezioni di Virginio Levrio  che creano e disfano ambientazioni veneziane, portici, campielli e acque torbide in cui si specchia il volto del protagonista, fino alla scena conclusiva che fa ricorso al Super FX Laser di Filippo Scortichini che dà tridimensionalità alle fiamme dell’inferno.
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