Due donne, una bara e una stramba veglia: al Teatro Libero va in scena lo spettacolo Ouminicch'
Sul palcoscenico le attrici Delia Calò e Viviana Lombardo.
Al centro della scena (una novità di Cutino rispetto al testo originale che prevedeva due uomini), ci sono due donne. Sono davanti a una bara, in una stramba veglia: hanno i propri rituali di vita, le proprie abitudini, le proprie storie tragicomiche, le proprie famiglie più o meno sacre e, nel ritrovarsi insieme da sconosciute, intuiscono la possibilità di una alleanza.
Una veglia che, guardando al passato, deve disegnare un futuro decisivo per una delle due. Come se il destino si dovesse decidere lì, in quel momento. Un destino annunciato, accettato. Anche voluto, forse. Perché così è e cosi deve essere. Anche se non si è convinti.
Ma se si vive in una comunità, di quella comunità si accettano le regole, non scritte, non codificate: tramandate, di generazione in generazione; una comunità in cui la disubbidienza non è prevista, non è contemplata. E quando pensi, forse, di disubbidire, anche questa improvvisa assunzione di responsabilità, probabile sia stata prevista, voluta, programmata da "iddi".
«Abbiamo preparato lo spettacolo durante il lockdown – racconta il regista – ma poi non è più andato in scena a causa delle restrizioni. Portiamo in scena una tematica cara all’autore, Rosario Palazzolo, ovvero che viviamo in una società che riesce a controllare tutto e, anche quando crediamo di essere liberi e che i problemi altrui non ci riguardino, in realtà ci siamo dentro e assistiamo a quello che ci circonda in maniera impotente e, a volte, statica».
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