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Due short play sull'alienazione e la violenza del mondo: Gigi Borruso incontra Harold Pinter

  • Tutto può succedere - Stagione 2019
  • Teatro Ditirammu - Palermo
  • 6, 7, 8, 13, 14, 15 dicembre 2019 (evento concluso)
  • Venerdì e sabato alle 21.00, domenica alle 18.00
  • 15 euro (intero), 10 euro (ridotto bambini fino a 10 anni)
  • Biglietti acquistabili sul sito del Teatro Ditirammu. Info e prenotazioni al numero 391 3064887 (dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30)
Balarm
La redazione

Gigi Borruso, Alessandra Guagliardito, Dario Frasca e Lucrezia Orlando (foto di Rossella Puccio)

Il drammaturgo inglese Harold Pinter torna protagonista sul palco del Ditirammu, questa volta con due short play che conducono lo spettatore in un viaggio nell'alienazione e la violenza del nostro mondo.

E a portarlo in scena è Gigi Borruso - a 30 anni esatti dall’esordio con la regia del suo maestro, Michele Perriera - che cura la regia e interpreta, insieme a Dario Frasca e alle due giovani attrici Alessandra Guagliardito e Lucrezia Orlando, "Victoria Station" e "Il bicchiere della staffa". Scene e costumi sono a cura della scenografa Valentina Console che da anni collabora con Borruso, mentre le luci sono a cura di Vittorio Di Matteo.

"Victoria Station" è un brevissimo atto unico del 1982, uno dei lavori meno rappresentati dell'autore. Una storia metropolitana e notturna, sospesa e quasi irreale che vede in scena un tassista, che sembra girare senza meta per la città nella sua Ford Cortina, e la voce dell’uomo della centrale, chiuso nel suo ufficio, che gli chiede di non perdere tempo e di andare subito a prendere un certo Signor MacRooney a Victoria Station. 
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Ma l’autista dice di non sapere dove si trovi Victoria Station e rivela d’avere a bordo una donna che non vuole andare da nessuna parte. Dopo aver circolato a lungo, dice di essersi fermato sotto il Cristal Palace. Ma l'edificio è bruciato in un grande incendio. Dov’è allora il nostro tassista? E chi è la donna che porta con sé? 

Di un'altra stoffa è "Il bicchiere della staffa", uno dei testi forse più "politici" di Pinter, andato in scena per via prima volta nel 1984 e ispirato probabilmente alle tragiche vicende della dittatura argentina. Un testo emblematico sui rapporti di dominio, sull’uso della parola quale arma devastante, sull’impotenza delle vittime. Una breve pièce che è anche una sintesi fulminante dell’attitudine pinteriana a costruire dialoghi inquisitori e oppressivi, dove si dispiega tutta la follia che regge la logica del dominio della nostra civiltà.

Potremmo essere nell’Argentina della dittatura e dei desaparecidos, come in un qualunque altro paese autoritario. Ma l’opera di Pinter, non è semplicemente atto di denuncia o atto banalmente politico, è piuttosto una profonda e spietata indagine sulle dinamiche del potere dell’uomo sull’uomo, un terribile squarcio sulla nostra paura dell’altro, sulla "parola" come strumento di dominio e controllo.

Lo spettacolo fa parte del ricco cartellone della stagione 2019 del Ditirammu "Tutto può succedere" che prevede ben 123 performance di cui 52 nuove produzioni, 90 produzioni del Ditirammu, 5 di teatro musicale, 21 approfondimenti legati alla tradizione e 26 spettacoli pensati per i più piccoli (leggi qui per saperne di più).
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