"Dulciora, la donna che sfidò il Sant'Uffizio": la visita teatralizzata a Palazzo Chiaramonte Steri

Dulciora, la donna che sfidò il Sant’Uffizio (visita teatralizzata)
Nelle celle dello Steri nel 1623 rischiò di finire imprigionata una donna, Dulciora Agnello, che riuscì a farla franca grazie alla protezione del marito, il procuratore Gregorio Spitili, familiare dell’Inquisizione.
Per cinque mesi, quando aveva una cinquantina d’anni, venne convocata periodicamente dai giudici del Sant’Uffizio e trattata con mucho quidado, cioè con molto riguardo, come avevano raccomandato gli inquisitori madrileni ai colleghi dei tribunale di Palermo.
Una privilegiata che però usò la sua posizione per sbertucciare il bigottismo e il fanatismo degli uomini di Torquemada, permettendosi affermazioni che avrebbero spedito chiunque altro dritto al rogo. Toccando perfino il cuore del tabù: l’idea cioè che Gesù e la Maddalena potessero avere avuto una relazione intima, teoria diffusa nella Sicilia del Seicento secoli prima di Dan Brown.
Dai verbali dei processi del Sant’Uffizio emerge questa straordinaria figura di donna colta e curiosa, che aveva accolto le teorie della Riforma luterana e aveva studiato anche l’islamismo.
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