"Io sono Ingrid": la proiezione del film al Daedalum in Sant'Aniano
Trama: "Io sono Ingrid e questa è la mia storia": un nome che, come Audrey o Marilyn, non ha bisogno del cognome per evocare un immaginario cinematografico leggendario. Per tutta la vita Ingrid Bergman ha fotografato e filmato la sua vita conservando quelle fotografie e quegli home movie come se dovesse documentare ogni momento della propria esistenza, a se stessa prima ancora che agli altri.
"Era il suo modo di trovare le radici", dice la figlia Isabella Rossellini in "Io sono Ingrid": quelle radici che, in un'intervista televisiva, l'attrice svedese diceva di non ritenere necessarie. Dunque il regista e critico cinematografico svedese Stig Björkman ha avuto solo l'imbarazzo della scelta nel trovare materiale sul soggetto del suo documentario, ma ha saputo fare una cernita oculata e intelligente, riuscendo a costruire come un puzzle un ritratto ricchissimo e coerente, assai efficace nell'evocare l'anima, oltre che l'immagine, dell'attrice.
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