Giovanni Gaggia ricorda le vittime del disastro aereo al largo di Ustica: la mostra a Palermo
Giovanni Gaggia, "Quello che doveva accadere"
Il museo Riso ospita, dal 6 maggio al 26 giugno (da martedì a sabato, dalle ore 9.00 alle 18.30, e domenica dalle ore 9.00 alle 13.00) "Quello che doveva accadere: Pratica Poetica Politica", un progetto composito, artistico e civile a cura di Desirée Maida.
Il DC9 dell’Itavia in volo tra Bologna e Palermo viene abbattuto al largo dell’isola di Ustica, muoiono 81 persone. È uno dei grandi misteri italiani, irrisolto dopo oltre quarant’anni, domande senza risposte, responsabilità cadute nel vuoto.
L’artista e performer marchigiano Giovanni Gaggia da oltre dieci anni ha fatto sue le voci delle vittime, dando vita a un progetto che riflette sul legame tra arte e memoria e sull’importanza e la necessità della memoria come impegno civile.
Progetto che nasce da una visita che Gaggia fece nel 2010 al Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna, dove è custodita la grandiosa e poetica installazione di Christian Boltanski, costruita intorno alla carcassa dell’aereo. Gaggia inizia a disegnare, i suoi schizzi vivono attorno a macchie ematiche, nasce così “SanguinisSuavitas”, come segno di memoria viva. Cinque anni dopo, a Palermo, Gaggia realizza un arazzo, in cui ricama la frase “Quello che doveva accadere”.
Il DC9 dell’Itavia in volo tra Bologna e Palermo viene abbattuto al largo dell’isola di Ustica, muoiono 81 persone. È uno dei grandi misteri italiani, irrisolto dopo oltre quarant’anni, domande senza risposte, responsabilità cadute nel vuoto.
L’artista e performer marchigiano Giovanni Gaggia da oltre dieci anni ha fatto sue le voci delle vittime, dando vita a un progetto che riflette sul legame tra arte e memoria e sull’importanza e la necessità della memoria come impegno civile.
Progetto che nasce da una visita che Gaggia fece nel 2010 al Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna, dove è custodita la grandiosa e poetica installazione di Christian Boltanski, costruita intorno alla carcassa dell’aereo. Gaggia inizia a disegnare, i suoi schizzi vivono attorno a macchie ematiche, nasce così “SanguinisSuavitas”, come segno di memoria viva. Cinque anni dopo, a Palermo, Gaggia realizza un arazzo, in cui ricama la frase “Quello che doveva accadere”.
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