I luoghi, l'uomo, la solitudine: "Ultima Figura" di Marco Madonia al Centro Internazionale di Fotografia

Uno scatto di Marco Madonia
Non il racconto di una vita ma il racconto della vita attraverso le immagini: dal 20 novembre al 3 dicembre, al Centro Internazionale di Fotografia ai Cantieri Culturali alla Zisa, prima personale di Marco Madonia. Inaugurazione sabato 19, dalle 18.00 alle 22.00.
Protagonista indiscusso della mostra è il luogo, inteso come scrigno di relazioni e di memoria collettiva, analizzato con una serie di scenari mozzafiato deturpati dall'uomo, monolitici di un’era dominata da strutture in stato di abbandono.
Nella mostra "Ultima Figura" del fotografo palermitano classe '97, è presente il tassello antecedente di un discorso lineare: la serie fotografica "Disavvenenza", scatti nati dall'esigenza di raccontare, ascoltare e percepire in profondità un dolore proliferante nel silenzio delle città, alle prese con l'emergenza sanitaria più grave degli ultimi anni.
Le fotografie testimoniano la solitudine di luoghi attraversati dal passaggio di soggetti dei quali rimane adesso soltanto una scia insignificante.
Apparentemente diversi e scollegati tra loro, gli scatti dei cosiddetti ecomostri e quelli della serie Disavvenenza pongono quesiti di fondamentale importanza, ai quali è difficile rispondere con certezza: quale destino è riservato a un uomo che non trova più il suo posto nel mondo? Forse quello di tornare a essere nomade lasciando dietro di sé una scia di abbandono?
Protagonista indiscusso della mostra è il luogo, inteso come scrigno di relazioni e di memoria collettiva, analizzato con una serie di scenari mozzafiato deturpati dall'uomo, monolitici di un’era dominata da strutture in stato di abbandono.
Nella mostra "Ultima Figura" del fotografo palermitano classe '97, è presente il tassello antecedente di un discorso lineare: la serie fotografica "Disavvenenza", scatti nati dall'esigenza di raccontare, ascoltare e percepire in profondità un dolore proliferante nel silenzio delle città, alle prese con l'emergenza sanitaria più grave degli ultimi anni.
Le fotografie testimoniano la solitudine di luoghi attraversati dal passaggio di soggetti dei quali rimane adesso soltanto una scia insignificante.
Apparentemente diversi e scollegati tra loro, gli scatti dei cosiddetti ecomostri e quelli della serie Disavvenenza pongono quesiti di fondamentale importanza, ai quali è difficile rispondere con certezza: quale destino è riservato a un uomo che non trova più il suo posto nel mondo? Forse quello di tornare a essere nomade lasciando dietro di sé una scia di abbandono?
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