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"Idomeneo", l'opera di Mozart in scena al Teatro Massimo di Palermo

  • Teatro Massimo - Palermo
  • 18, 19, 23, 26, 27, 28 aprile 2019 (evento concluso)
  • 20.30 (giovedì e sabato), 18.30 (venerdì e martedì), 17.30 (domenica)
  • Biglietti da 26 euro a 137 euro
Balarm
La redazione

Aya Wakizono e Carmela Remigio

Al Teatro Massimo di Palermo va in scena per la prima volta "Idomeneo" di Wolfgang Amadeus Mozart.

L’opera vede sul podio Daniel Cohen e viene presentata nella regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi con un allestimento creato per il Teatro delle Muse di Ancona: appuntamento con la prima giovedì 18 aprile

Debutta nel ruolo di Idomeneo René Barbera, tenore che a Palermo è già stato protagonista ne "La Cenerentola rossiniana" e ne "La traviata". Ad alternarsi con lui nel ruolo del re di Creta sarà Giulio Pelligra.

"Idomeneo", composta nel 1781 per il Residenztheater di Monaco, era l’opera preferita da Mozart, che tentò anche di riproporla poi a Vienna, preparandone una seconda versione con alcune modifiche che però ebbe solo un’esecuzione privata.

Nella versione originale di Monaco, che è quella prescelta in questa occasione, sono in scena tre soprani nei ruoli del principe Idamante, figlio di Idomeneo, e delle due principesse, la troiana Ilia e l’argiva Elettra. Le interpreti saranno la giapponese Aya Wakizono (Idamante), Carmela Remigio (Ilia) ed Eleonora Buratto e Soula Parassidis (Elettra).
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Completano il cast i tenori Giovanni Sala (Arbace), Carlos Natale (Gran sacerdote) e Renzo Ran (La voce). Il Coro del Teatro Massimo sarà diretto dal maestro Piero Monti.

Si tratta della prima opera seria che rappresentò per Mozart un successo. La partitura orchestrale si distingue per una straordinaria ricchezza timbrica degli archi, tanto da rendere la sua esecuzione particolarmente difficile.

Nel rapporto padre-figlio di quest’opera, segnato da conflitti nonostante l’amore profondo tra i due, è probabile che Wolfgang ritrovasse il suo rapporto con il padre Leopold, identificandosi con Idamante, addolorato dalle delusioni che infligge al padre ma pure deciso a proseguire nel proprio cammino, anche quando questo significa andare “ramingo e solo”, come canta nel grande quartetto del terzo atto.

Un elemento che appartiene anche alla biografia di Pier Luigi Pizzi, che per Idomeneo ha scelto un classicismo spoglio, dove il bianco della scena fa risaltare i costumi inizialmente neri – per il lutto dei prigionieri troiani, ma anche del popolo cretese che dapprima dispera di veder tornare il proprio re, poi è afflitto dal mostro marino – e poi man mano bianchi: spiccano il vestito viola di Elettra e il manto rosso cupo di Idomeneo, i due personaggi straziati dalla gelosia e dal rimorso, che infatti si allontaneranno dal tripudio generale finale.

Il lieto fine sarà riservato ai personaggi che hanno saputo perdonare: Idamante, che si è offerto alla morte assolvendo il padre che lo sacrifica, e Ilia, che perdona a Idomeneo e a tutti i greci lo sterminio della sua famiglia e del suo popolo. L’opera si conclude infatti con una grande invocazione all’amore.
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