In prima assoluta "La Camera della Sposa" di Manlio Marinelli al Teatro Libero
"La camera della sposa" arriva in prima assoluta al Teatro Libero di Palermo: giovedì 5, con repliche venerdì 6 e sabato 7 dicembre, alle 21.15, la creazione su drammaturgia di Manlio Marinelli, diretta da Elena Serra, che è liberamente ispirata a "La ragione degli altri" di Luigi Pirandello.
È uno spettacolo prodotto dal Teatro Libero di Palermo in collaborazione con Tedacà di Torino. Sul palcoscenico Elvira Berarducci, Antonella Delli Gatti e Chiara Mercurio. Lo spettacolo isola alcuni motivi ricorrenti della drammaturgia pirandelliana: la famiglia come stanza della tortura, la donna lacerata tra affermazione di sé, femminilità e maternità, la vita come rappresentazione di ruoli sociali imposti da un sapere dominante.
È la storia di una donna che non riesce a dare un figlio al proprio marito che, però, ha una figlia dalla propria amante: a quella figlia ritiene di avere diritto la moglie. Ma questa situazione è solo un punto di partenza per attraversare alcuni temi archetipici e universali della drammaturgia di Pirandello che emergono da questo dramma, così come da altre opere che sono pervase dalle stesse tensioni: La favola del figlio cambiato, L’innesto, Il gioco delle parti, La vita che ti diedi, Il fu Mattia Pascal.
Gli ambienti sono suggeriti dalla dinamica scenica, i passaggi temporali del racconto si confondono nel fluire contingente dell’evento teatrale. Tre generazioni di attrici si confrontano in scena con le tre diverse età dei personaggi. Il connotato a tratti surreale della regia vuole accentuare, attraverso una apparente distanza, la profonda umanità della commedia delle tre protagoniste, la loro verità emotiva che il pubblico rivive insieme a loro.
È uno spettacolo prodotto dal Teatro Libero di Palermo in collaborazione con Tedacà di Torino. Sul palcoscenico Elvira Berarducci, Antonella Delli Gatti e Chiara Mercurio. Lo spettacolo isola alcuni motivi ricorrenti della drammaturgia pirandelliana: la famiglia come stanza della tortura, la donna lacerata tra affermazione di sé, femminilità e maternità, la vita come rappresentazione di ruoli sociali imposti da un sapere dominante.
È la storia di una donna che non riesce a dare un figlio al proprio marito che, però, ha una figlia dalla propria amante: a quella figlia ritiene di avere diritto la moglie. Ma questa situazione è solo un punto di partenza per attraversare alcuni temi archetipici e universali della drammaturgia di Pirandello che emergono da questo dramma, così come da altre opere che sono pervase dalle stesse tensioni: La favola del figlio cambiato, L’innesto, Il gioco delle parti, La vita che ti diedi, Il fu Mattia Pascal.
Gli ambienti sono suggeriti dalla dinamica scenica, i passaggi temporali del racconto si confondono nel fluire contingente dell’evento teatrale. Tre generazioni di attrici si confrontano in scena con le tre diverse età dei personaggi. Il connotato a tratti surreale della regia vuole accentuare, attraverso una apparente distanza, la profonda umanità della commedia delle tre protagoniste, la loro verità emotiva che il pubblico rivive insieme a loro.
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