"Indagare il sottosuolo": a Palazzo Branciforte il progetto di Lara Favaretto
La struttura lignea del Monte di Santa Rosalia, Palazzo Branciforte
Lara Favaretto, connettendo Storia e storie e operando fra differenti discipline, crea nel progetto "Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse", la trama di un ricco tessuto in cui spazi e tempi diversi si intrecciano in un continuum denso di potenzialità, di scoperta e di racconto, in grado di ridefinire criticamente il concetto e l’esperienza di opera d’arte, mostra, museo.
Il progetto fa parte degli eventi collaterali di "Manifesta 12" (leggi articolo di approfondimento) ed è basato su un’indagine conoscitiva del territorio della città antica e contemporanea di Pompei, alla ricerca di narrazioni e storie sconosciute, omesse o dimenticate, intrecciate con la memoria ma anche con possibili narrazioni, ipotesi e interpretazioni.
Queste storie considerate minori, ma che fiancheggiano la Storia, sono impresse e sedimentate nel sottosuolo e sono riportate alla luce e mappate attraverso una serie di carotaggi, per farle emergere dalla terra che le ha sepolte. Una pubblicazione digitale ricostruisce la complessa articolazione di queste storie, mentre i carotaggi sono prima esposti nel Parco Archeologico di Pompei (partner del progetto) e poi archiviati nella zona archeologica in un contenitore che si configura come una Time Capsule, una “macchina del tempo” che, sigillata, sarà sotterrata nel Parco Archeologico di Pompei.
"Manifesta 12" diventa l’occasione per mostrare, per soli otto giorni, la metodologia di ricerca che guida il progetto, condividendo con il pubblico il processo di un operare che indaga la storia di un territorio attraverso le vicende meno note che vi si sono svolte. In questo caso, una vicenda emersa durante le ricerche condotte a Pompei sarà messa a confronto con l’attività e la storia del Monte dei Pegni di Santa Rosalia di Palermo in Palazzo Branciforte, che ospita l’esposizione.
Il progetto fa parte degli eventi collaterali di "Manifesta 12" (leggi articolo di approfondimento) ed è basato su un’indagine conoscitiva del territorio della città antica e contemporanea di Pompei, alla ricerca di narrazioni e storie sconosciute, omesse o dimenticate, intrecciate con la memoria ma anche con possibili narrazioni, ipotesi e interpretazioni.
Queste storie considerate minori, ma che fiancheggiano la Storia, sono impresse e sedimentate nel sottosuolo e sono riportate alla luce e mappate attraverso una serie di carotaggi, per farle emergere dalla terra che le ha sepolte. Una pubblicazione digitale ricostruisce la complessa articolazione di queste storie, mentre i carotaggi sono prima esposti nel Parco Archeologico di Pompei (partner del progetto) e poi archiviati nella zona archeologica in un contenitore che si configura come una Time Capsule, una “macchina del tempo” che, sigillata, sarà sotterrata nel Parco Archeologico di Pompei.
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Su di essa una lapide in pietra lavica del Vesuvio, della stessa dimensione di una faccia della macchina del tempo sotterrata, ne rappresenterà l’ombra e porterà incise la data di sotterramento e quella di riesumazione, prevista dopo cento anni. "Manifesta 12" diventa l’occasione per mostrare, per soli otto giorni, la metodologia di ricerca che guida il progetto, condividendo con il pubblico il processo di un operare che indaga la storia di un territorio attraverso le vicende meno note che vi si sono svolte. In questo caso, una vicenda emersa durante le ricerche condotte a Pompei sarà messa a confronto con l’attività e la storia del Monte dei Pegni di Santa Rosalia di Palermo in Palazzo Branciforte, che ospita l’esposizione.
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