"La classe", specchio di una società sull'orlo del collasso: dalle voci dei giovani lo spettacolo di Vincenzo Manna

"La classe" di Vincenzo Manna
Una cittadina europea dei nostri giorni in forte crisi economica e vessata da disagio, criminalità e conflitti sociali: "La classe" di Vincenzo Manna è ambientato qui, in un luogo che si fa emblema di un quotidiano decadimento che sembra destinato a non arrestarsi mai.
Appena fuori da questa generica città c’è lo "Zoo", uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso, e a pochi chilometri da questo c’è una scuola superiore, un istituto comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro.
Albert, straniero di terza generazione, viene assunto all’istituto nel ruolo di professore potenziato: il suo compito è tenere un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, il professore riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe.
Quello che va in scena per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo non è un semplice spettacolo, ma il frutto di un progetto nato dalla sinergia tra Tecnè, Phidia e SIRP - Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale, con il sostegno di Amnesty International - Sezione Italiana.
Diretto da Giuseppe Marini, lo spettacolo vede in scena Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico e Giulia Paoletti.
Gli argomenti trattati sono estrapolati da circa 2mila interviste a giovani di età compresa tra i 16 e i 19 anni sulla loro relazione con gli altri e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
Appena fuori da questa generica città c’è lo "Zoo", uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso, e a pochi chilometri da questo c’è una scuola superiore, un istituto comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro.
Albert, straniero di terza generazione, viene assunto all’istituto nel ruolo di professore potenziato: il suo compito è tenere un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, il professore riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe.
Quello che va in scena per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo non è un semplice spettacolo, ma il frutto di un progetto nato dalla sinergia tra Tecnè, Phidia e SIRP - Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale, con il sostegno di Amnesty International - Sezione Italiana.
Diretto da Giuseppe Marini, lo spettacolo vede in scena Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’Amico e Giulia Paoletti.
Gli argomenti trattati sono estrapolati da circa 2mila interviste a giovani di età compresa tra i 16 e i 19 anni sulla loro relazione con gli altri e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
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