"La donna scheletro", il viaggio di Clarissa Pinkola Estès in scena al teatro Regina Margherita
In scena al teatro Regina Margherita "La donna scheletro", della compagnia Ccu i Pedi di Fora. Lo spettacolo fa parte di "Altro Mare", stagione del Regina Margherita, organizzata dal Comune di Caltanissetta e firmata da Aldo Rapè.
Tratto dal saggio “Donne che corrono coi lupi” dell'analista junghiana Clarissa Pinkola Estès, lo spettacolo di e con Michele Albano e con i performer Josephine Giadone (che firma coreografie e regia), Fara Romano e Bruno Sari, si avvale delle musiche originali di Patrizia Capizzi. Lo spettacolo è un viaggio all’interno di sè stessi alla riscoperta della propria natura, delle proprie origini.
Clarissa Pinkola Estès spiega che l’armonia del ritmo “vita-morte-vita” non è altro che un susseguirsi di morte e rinascita, e l’una non può esserci senza l’altra. Ognuno di noi teme, inevitabilmente, di uccidere una parte di sé, rinunciando per eventi esterni che influenzano la nostra personalità alla propria natura, ma il coraggio di osare e non temere gli eventi della vita ci permette di aprire una porta che conduce all’amore verso noi stessi: il coraggio di credere nuovamente al nostro istinto, e riconoscerlo come un vero e proprio dono.
Tratto dal saggio “Donne che corrono coi lupi” dell'analista junghiana Clarissa Pinkola Estès, lo spettacolo di e con Michele Albano e con i performer Josephine Giadone (che firma coreografie e regia), Fara Romano e Bruno Sari, si avvale delle musiche originali di Patrizia Capizzi. Lo spettacolo è un viaggio all’interno di sè stessi alla riscoperta della propria natura, delle proprie origini.
Clarissa Pinkola Estès spiega che l’armonia del ritmo “vita-morte-vita” non è altro che un susseguirsi di morte e rinascita, e l’una non può esserci senza l’altra. Ognuno di noi teme, inevitabilmente, di uccidere una parte di sé, rinunciando per eventi esterni che influenzano la nostra personalità alla propria natura, ma il coraggio di osare e non temere gli eventi della vita ci permette di aprire una porta che conduce all’amore verso noi stessi: il coraggio di credere nuovamente al nostro istinto, e riconoscerlo come un vero e proprio dono.
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