LE VIE DEI TESORI
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"Le Vie dei Tesori" svela (per la prima volta) Erice: cosa vedere nel piccolo borgo medievale

  • Le Vie dei Tesori
  • Vari luoghi - Erice (Tp)
  • Dal 2 al 17 ottobre 2021 (solo sabato e domenica) (evento concluso)
  • Consulta il programma
  • 3 euro (visita singola), 10 euro (4 visite), 18 euro (10 visite)
  • Per le visite ai luoghi i coupon sono acquistabili online, direttamente sul posto o negli infopoint. Per passeggiate, esperienze, degustazioni ed eventi bisogna acquistare online il coupon dedicato. Ingressi contingentati e Green Pass (o tampone recente negativo) in tutti i luoghi al chiuso
Balarm
La redazione

Il Castello di Venere a Erice

Per il Festival "Le Vie dei Tesori" si svela, per la prima volta, uno dei piccoli scrigni della Sicilia. Stiamo parlando di Erice.

L’anima vera di questo comune, nel Trapanese, è lassù in alto, dove si trova avvolto nella nebbia che la cinge per tre quarti dell’anno: è un gioiello segreto Erice, racchiusa in se stessa come una monaca silenziosa, squisita come un dolce antico. 

Secondo Tucidide fu fondata dai troiani in fuga, Virgilio la cita nell’Eneide, i miti raccontano i riti degli Elimi. La prima guerra punica le regalò mura fortificate, i romani vi adorarono la Venere ericina, gli arabi la occuparono, i normanni la rispettavano, con la Guerra del Vespro diventerà una roccaforte inaccessibile.

Oggi conserva gelosamente i resti delle sue “cento chiese”, aperte alcune in occasione del Festival, insieme agli antichi conventi di clausura.
E poi ancora da scoprire i vicoli medievali, alla ricerca delle frolle e mustazzoli, passando per i bagli fino ai palazzi delle nobili famiglie. Non ultima la celeberrima “cittadina della scienza” contemporanea.
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Sette luoghi aprono le loro porte e noi ve li proponiamo.

La Casa Santa di Sales, l’ex ritiro spirituale straordinariamente affrescato. Tra il 1742 e il 1762 venne realizzato nei locali attigui alla chiesa di San Cataldo, un piccolo oratorio chiamato “Casa Santa di San Francesco di Sales”, voluta da un benefattore ericino, il sacerdote Giovanni Curatolo,
adoperata originariamente come luogo di ritiro spirituale per sacerdoti, religiosi e laici.

La particolarità di questo oratorio sta nella presenza di una notevole decorazione pittorica che si trova al suo interno, un tesoro che si rivela solo a chi decide di entrare all’interno dell’edificio.

Entrando ci si trova quindi immersi in uno spazio surreale che avvolge il visitatore: assolutamente da non perdere è lo splendido affresco settecentesco di Domenico La Bruna che, dalle pareti e con finti stucchi che risaltano sul blu della decorazione, raggiunge l’apice sulla volta.

Dopo decenni di chiusura apre la gotica chiesa del Carmine che fa parte del complesso dei Carmelitani e si affaccia, appunto, sulla piazza del 1423, nata per il volere dell’Arciprete della chiesa Madre, Bernardo Militari.

Presenta sul prospetto principale particolari architettonici originari, un’apertura a bifore, una cornice gotico-chiaramontana e il portale del XV secolo. La chiesa viene restaurata nel corso del 1800 ma rimane chiusa al culto per parecchi decenni, nascondendo i suoi caratteri gotici.

Seppur spogliata degli arredi, conserva ancora sull’altare centrale la statua della Madonna del Carmelo, e l’effigie di Sant’ Alberto realizzata da Giovanni Travaglia nel 1670; e nella seconda cappella di destra una copia in maiolica dell’Annunciazione di Antonello Gagini. 

Nella Chiesa di San Pietro - La Saleriana si trova l’Arte contemporanea in dialogo con la chiesa. “Arte contemporanea. In sagrestia” racchiude opere provenienti dalla collezione de La Salerniana ospitata nel Palazzo della Vicaria di Trapani.

La mostra è allestita proprio nella sagrestia della chiesa di San Pietro,edificata nella seconda metà del ‘300 e ricostruita nel 1745 su progetto dell’architetto trapanese Giovanni Biagio Amico, in parte nei locali dell’ex monastero delle Clarisse.

Le opere si intrecciano agli ambienti ecclesiali meno visibili e visitabili, e dialogano con gli arredi liturgici e le suppellettili, i manufatti devozionali, dipinti, statuine presepiali in cartapesta del ‘700 e stupende ceroplastiche. C’è il tentativo di estrarre significati puri e senza orpelli, avviando un colloquio altro, lungo i sedimentistorici. 

Da non perdere una visita per vedere il Regio presepe meccanico che racconta il borgo del ‘700.

Realizzato da Jaemy Callari e Roberta Fontana secondo l’antica tradizione siciliana, ripercorre le tappe della Natività, ricreando uno scorcio di vita quotidiana della Erice settecentesca. Il presepe è popolato da personaggi in terracotta e cera, sia statici che in movimento, che riproducono mestieri e tradizioni tramandate nel tempo; ma anche paesaggi e scorci caratteristici del borgo medievale ricostruiti fedelmente.

La scenografia presepiale è un mansionario di tecniche di costruzione, a partire dall’antica ceroplastica, diffusa in Sicilia tra Seicento e Ottocento. Nel Regio Presepe vengono ricostruiti in maniera artigianale, i meccanismi ancora oggi, utilizzati all’interno della struttura dell’organo a canne.

E poi ancora il Quartiere Spagnolo, la roccaforte militare nata dal “diritto di posata”. Su uno sperone roccioso da cui domina il Mar Tirreno, sorge la robusta struttura del Quartiere Spagnolo, fortino destinato alla guarnigione dei soldati, la cui costruzione iniziò nel XVII secolo ma
non fu mai finita.

Era il periodo del cosiddetto “diritto di posata”: gli ericini dovevano provvedere, autotassandosi, al sostentamento dei soldati che controllavano il territorio. Nei primi anni dal XVII secolo, per ragioni ignote cessarono i lavori di costruzione, e la roccaforte venne abbandonata, tanto che i soldati furono costretti ad occupare le stanze del Castello Normanno.

La struttura, completato un lungo restauro nel 2005, ospita oggi la sezione etnoantropologica del museo “AntonioCordici” e la mostra “Arti e Mestieri di una volta”.

Aperto al pubblico nei tre weekend anche l’Istituto internazionale che studia i terremoti, eccellenza nel mondo. La Rete Sismica di Erice è stata fondata da Antonino Zichichi nei primi anni ’80 ed è situata nell’antico Monastero di San Rocco (ora Istituto IsidorIsaacRabi). Inizia la sua attività con l’installazione dei primi due sismografi Wiechert a componente orizzontale e verticale.

Seguì lo sviluppo della Rete sismica con l’installazione di moderni sismometri. La rete sismica “Alberto Gabriele” permetteva non solo il controllo dei terremoti ma anche degli esperimenti nucleari sotterranei.

Grazie a questa rete di sensori, si possono determinare in pochi secondi, l’intensità di un evento sismico e il suo epicentro, permettendo un intervento più immediato e preciso per le attività di soccorso. Questi dati vengono anche trasmessi agli istituti scientifici italiani e stranieri. 

Dulcis in fundo vi proponiamo una visita alla Torretta Pepoli, il circolo intellettuale dell’omonimo conte. 

Un edificio eclettico, dalle forme liberty, costruito dal conte Agostino Pepoli nel 1870: la torre, totalmente rivestita da vetrate, è decorata a piastrelle di ceramica bianche e nere che richiamano lo stemma dei Pepoli.

Distribuita su tre livelli, non è ben chiara la destinazione degli ambienti, ma hanno una bella pavimentazione in maiolica di manifattura ericina, rifacimento dell’originale. Le finestre e la torre circolare guardano alle Torri del Baljo.

Utilizzata dal conte per studi ed incontri, era unita alle torri tramite un piccolo sentiero che giungeva davanti a una porta nascosta dagli alberi. E’ stata restaurata nel 2014 e ospita una mostra fotografica di Patrizia Galia. 

Potete consultare l'elenco completo del luoghi aperti e delle attività in programma sula pagina dedicata a Erice sul sito de Le Vie dei Tesori.
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