"Malìa 3": a Palermo la personale pittorica dell'artista (ribelle) Amalia Cesareo
Particolare dell'opera di Amalia Cesareo
Continuano gli appuntamenti artistici alla Libreria del Mare, in via Cala 50 a Palermo, che dalle ore 18 di venerdì 29 novembre ospita "Malìa 3", la mostra personale di pittura di Amalia Cesareo, un'artista ribelle che non ama ricevere direttive.
Il suo obiettivo principale è quello di realizzare le proprie opere al di là dell'apporto di una tecnica tradizionale e particolarmente raffinata, non perché non ne conosca i mezzi, ma per ridurre il rischio di una artificiosità che limiterebbe l'essenza del suo pensiero, di per sé raffinato e profondo.
Le sue espressioni umane, infatti, incidono decisamente sulla sua pittura e anche anche quando consegna la bellezza della natura, spesso questa rivela qualcosa di tragico, di drammatico perché attinta da fatti o da condizioni che l'artista vive senza pietismo, né esitazione, ma con coraggio e generosità.
I legni usurati e raccolti nelle spiagge per comporre barche sempre spezzate e quasi sempre alla deriva, l'ambiguità dei confini tra mare e cielo con una luna in lontananza che chiede silenzio e rassicurazione, il gioco dei fiori nelle terre assolate, sono tutti elementi pronti a ribaltarsi nel loro opposto nel momento in cui le cornici, costruite con legni spezzati e materiali poveri, racchiudono le immagini, quasi a raccontare anch'esse i segni di una condizione umana, sempre oscillante tra libertà e costrizione, voglia d'infinito e vita curvata, se non spezzata.
Ma non sempre Amalia Cesareo fa emergere la profondità di questo linguaggio, preferisce, forse, resistere alla sua seduzione, ostentando ironia e senso di leggerezza, per paura che il "vaso di Pandora" si frantumi insieme alle sue barche.
Segni della sua peculiarità artistica ed esistenziale, la sua libertà di vita e di pensiero s'intreccia sempre con il tentativo di nascondere la tragica avventura della condizione umana da cui non fugge mai.
Il suo obiettivo principale è quello di realizzare le proprie opere al di là dell'apporto di una tecnica tradizionale e particolarmente raffinata, non perché non ne conosca i mezzi, ma per ridurre il rischio di una artificiosità che limiterebbe l'essenza del suo pensiero, di per sé raffinato e profondo.
Le sue espressioni umane, infatti, incidono decisamente sulla sua pittura e anche anche quando consegna la bellezza della natura, spesso questa rivela qualcosa di tragico, di drammatico perché attinta da fatti o da condizioni che l'artista vive senza pietismo, né esitazione, ma con coraggio e generosità.
I legni usurati e raccolti nelle spiagge per comporre barche sempre spezzate e quasi sempre alla deriva, l'ambiguità dei confini tra mare e cielo con una luna in lontananza che chiede silenzio e rassicurazione, il gioco dei fiori nelle terre assolate, sono tutti elementi pronti a ribaltarsi nel loro opposto nel momento in cui le cornici, costruite con legni spezzati e materiali poveri, racchiudono le immagini, quasi a raccontare anch'esse i segni di una condizione umana, sempre oscillante tra libertà e costrizione, voglia d'infinito e vita curvata, se non spezzata.
Ma non sempre Amalia Cesareo fa emergere la profondità di questo linguaggio, preferisce, forse, resistere alla sua seduzione, ostentando ironia e senso di leggerezza, per paura che il "vaso di Pandora" si frantumi insieme alle sue barche.
Segni della sua peculiarità artistica ed esistenziale, la sua libertà di vita e di pensiero s'intreccia sempre con il tentativo di nascondere la tragica avventura della condizione umana da cui non fugge mai.
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