"Ausencia": la personale di Nélida Mendoza nella cripta di Santa Maria del Piliere
In occasione de "Le vie dei tesori" (visualizza l'articolo di approfondimento), la chiesa di Santa Maria del Piliere ospita fino al 29 ottobre, la mostra di Nélida Mendoza dal titolo "Ausencia", curata da Cristina Costanzo, in cui si concentra sulla specificità della chiesa - e in particolare della cripta - prediligendo materiali fragili, effimeri, mutevoli e in grado di traspirare, alludendo all'acqua.
L'attenzione a un elemento simbolico come l’acqua, si collega direttamente alla storia della chiesa palermitana. E proprio la chiesa di Santa Maria del Piliere, fondata nella metà del XVI secolo dalla nobildonna Giulia De Panicolis proprio in seguito al ritrovamento di una statua lignea della Vergine sopra un pilastro (“pileri”, in siciliano) all'interno di un pozzo, in prossimità della cripta, si rivela un luogo capace di stimolare l'immaginario di artisti e visitatori nonostante il precario stato di conservazione.
Per evidenziare l’identità di un luogo, l’artista attua l’inserimento di lastre in paraffina e traccia il perimento di elementi chiave, come l’altare e il crocifisso, riportando in modo temporaneo quello che non c’è più ma è ancora molto presente. La paraffina in strati sottili e non invasivi funge da lastra capace di specchiare quello che si trovava sotto e quindi prima e, alludendo alla traspirazione e alla trasfigurazione, s'impone come icona e segno tangibile dell’assenza percepita dall’artista e restituita al fruitore.
L'attenzione a un elemento simbolico come l’acqua, si collega direttamente alla storia della chiesa palermitana. E proprio la chiesa di Santa Maria del Piliere, fondata nella metà del XVI secolo dalla nobildonna Giulia De Panicolis proprio in seguito al ritrovamento di una statua lignea della Vergine sopra un pilastro (“pileri”, in siciliano) all'interno di un pozzo, in prossimità della cripta, si rivela un luogo capace di stimolare l'immaginario di artisti e visitatori nonostante il precario stato di conservazione.
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Nel corso di diversi sopralluoghi, Nélida Mendoza si concentra sul ruolo chiave che l'assenza e le sue molteplici implicazioni rivestono negli spazi della cripta, dove, secondo un sottile gioco di rimandi, si registra la stratificazione di tracce, segnali e passaggi di qualcosa che non esiste più. Come gli arredi della cripta, pressoché inesistenti, suggeriscono una ritualità connaturata al luogo così le fessure, le linee, i fori, le incrostazioni sulle pareti e il pavimento evocano forme e contenuti persistenti.Per evidenziare l’identità di un luogo, l’artista attua l’inserimento di lastre in paraffina e traccia il perimento di elementi chiave, come l’altare e il crocifisso, riportando in modo temporaneo quello che non c’è più ma è ancora molto presente. La paraffina in strati sottili e non invasivi funge da lastra capace di specchiare quello che si trovava sotto e quindi prima e, alludendo alla traspirazione e alla trasfigurazione, s'impone come icona e segno tangibile dell’assenza percepita dall’artista e restituita al fruitore.
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