L'arte del collage nella personale di Demetrio Di Grado alla Galleria Veniero
Collages che parlano, carte che ospitano volti di bambini pronti ad affermare concetti intensi della vita sociale ma con la forza e la leggerezza dell’infanzia. Le opere del palermitano Demetrio Di Grado, classe ’76 e calatino di adozione, spostano l'attenzione sul concetto di bellezza rivelando inaspettate influenze rétro e compongono la personale "Kind", visibile dal 24 febbraio al 10 marzo, presso la galleria d’arte Giuseppe Veniero Project a Palermo.
Tra il pop, il vintage e il concettuale, in mostra sono esposte 24 opere dell’artista che si è fatto strada nel panorama nazionale della street art per i suoi collages a cielo aperto raffiguranti corpi a grandezza naturale che lanciano un messaggio attraverso frasi enigmatiche spesso sconfinanti in un provocatorio non sense o appositamente pensate e realizzate per specifici luoghi, per rafforzare ancora di più la loro efficacia espressiva.
«In "Kind"- scrive il curatore Francesco Piazza nel testo che accompagna la mostra - il collage analogico di Di Grado compie un salto indietro nel tempo. Recupera il valore manuale e operoso dell'arte povera, per comporre immaginarie quinte sceniche di quel teatro che è la vita.
Egli ferma il tempo e afferma il suo personale messaggio di denuncia, monolitico e stentoreo, coprendo gli occhi dei personaggi calati in questo tempo sospeso e trasformandoli in superfici su cui "scrivere".
Forte di questo codice interpretativo ed espressivo, decide di consegnare ai bambini i pensieri più importanti, (quali migliori messaggeri?). Perché in loro esiste una serietà che noi adulti perdiamo col tempo e che ci costringe a essere più concreti, ed una compostezza che non ti immagini in esseri così apparentemente fragili e indifesi».
Tra il pop, il vintage e il concettuale, in mostra sono esposte 24 opere dell’artista che si è fatto strada nel panorama nazionale della street art per i suoi collages a cielo aperto raffiguranti corpi a grandezza naturale che lanciano un messaggio attraverso frasi enigmatiche spesso sconfinanti in un provocatorio non sense o appositamente pensate e realizzate per specifici luoghi, per rafforzare ancora di più la loro efficacia espressiva.
«In "Kind"- scrive il curatore Francesco Piazza nel testo che accompagna la mostra - il collage analogico di Di Grado compie un salto indietro nel tempo. Recupera il valore manuale e operoso dell'arte povera, per comporre immaginarie quinte sceniche di quel teatro che è la vita.
Egli ferma il tempo e afferma il suo personale messaggio di denuncia, monolitico e stentoreo, coprendo gli occhi dei personaggi calati in questo tempo sospeso e trasformandoli in superfici su cui "scrivere".
Forte di questo codice interpretativo ed espressivo, decide di consegnare ai bambini i pensieri più importanti, (quali migliori messaggeri?). Perché in loro esiste una serietà che noi adulti perdiamo col tempo e che ci costringe a essere più concreti, ed una compostezza che non ti immagini in esseri così apparentemente fragili e indifesi».
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