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"La pittura selvaggia di Gaspare Mutolo" allo Spazio Cannatella

  • Spazio Cannatella - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 11 ottobre al 10 novembre 2014 (evento concluso)
  • visitabile tutti i giorni dalle ore 16.30 alle ore 19.30
  • Ingresso gratuito
Balarm
La redazione

Una mostra di pittura, fatta da un uomo che impregna le sue tele con l’unico colore che ha a disposizione, la sua rabbia selvaggia, con l’unica scuola a cui appartiene, quella della strada prima e del carcere poi, la redenzione e la sua voglia di riscatto sociale. 

No, non è una provocazione questa mostra, né un vezzo naif, è un percorso spirituale che supera modi, mode e contenuti dell’arte, e del suo mondo patinato fatto di conventicole super snob e di mostre da aperitivo, per arrivare ad un meccanismo di rivincita sulla vita, per raccontare la redenzione di un uomo attraverso la materia alchemica della pittura, il suo corpo astratto e surreale, quasi metafisico e celeste fatto di colori puri e di pennellate semplici, anche di scritte retoriche se è il caso, perché no. 

C’è stato un uomo molto cattivo che ha ucciso dei suoi simili, forse spacciando e vendendo droga proprio a quei protagonisti tanto venduti ed ammirati dell’arte moderna e contemporanea o alle rock star che gli attuali giovani hipster idolatrano.

C’è stato un uomo che ha svenduto la sua terra, ma lo ha fatto in nome di un codice d’onore in cui credeva fermamente, un codice di valori che non apparteneva a nessuno di noi, ma che in fondo è in ogni siciliano. Nessuno vuole condividere o riabilitare quei valori, qui si riabilita l’uomo e per l’ennesima volta l’arte, l’arte come salvezza e come redenzione.

L’arte alla ricerca di quella etica ancestrale che è dentro tutti i siciliani e che no, non ha generato quel male chiamato mafia, aldilà di possibili moralismi, perché la mafia è dentro di noi ma è anche fuori spalmata nel cemento delle nostre città, ma siamo noi a volerla anche se  si trova nella nostra aria, nella nostra acqua, nel ceto medio semicolto come nel sottoproletariato, polverizzata nel vento come l’amianto, e finché ogni siciliano non riconoscerà la sua parte mafiosa, difficilmente potrà combatterla ammesso che voglia farlo. 

Mutolo non è solo un pentito, è un uomo che ha vinto la sua parte mafiosa abiurando a quei valori che per lui sono stati portanti, a quell’onore che per noi tutti è un disonore e che forse non è più disonorevole di vivere in questa nostra italietta, volendo fare un azzardo provocatorio, alla ricerca di quel carisma liberatorio che ormai appartiene solo ai criminali italici e non più agli artisti. 

Questa è una mostra sulla potenza della pittura e sulla volontà di potenza dell’arte, ascoltare il male per fare il bene e Mutolo è un artista perché spiritualmente ha voluto esserlo, non sta a noi stabilirne la grandezza, la sua vita è sicuramente un colossale capolavoro, e come Carmelo Bene stesso diceva «Non bisogna fare dei capolavori, ma essere dei capolavori».
 
 

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