Nessuno tocchi il divorzio: a Palermo si marcia contro il disegno di legge di Pillon
In segno di protesta contro il disegno di legge proposto dal senatore Stefano Pillon, Palermo - in contemporanea con molte città d'Italia - è attraversata da un corteo: la partenza è alle 15.30 di sabato 10 novembre da piazza Francesco Crispi per giungere in piazza Verdi attraversando via Libertà e via Ruggero Settimo.
Il corteo di Palermo è organizzato dal Coordinamento antiviolenza 21 luglio e sostenuto e incoraggiato dal Coordinamento Palermo Pride.
Sono più di 50 gli organismi nazionali, regionali e locali che hanno promosso la mobilitazione del 10 novembre e aderito al manifesto dell'Associazione nazionale D.i.re - donne in rete contro la violenza: il disegno di legge Pillon viola gli art. 2 e 3 , 24 e 25 della costituzione, viola apertamente la Convenzione di Istanbul, la convenzione CEDAW e la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
«Stiamo avendo sotto gli occhi la prima reale minaccia ai diritti di tutti gli italiani: il Disegno di legge firmato da Pillon è profondamente maschilista e retrogrado, trova i suoi fondamenti su teorie che il senatore spaccia per scientifiche ma che non hanno alcun valore in tal senso e intende – ed è stato detto a chiare lettere dallo stesso Pillon – scoraggiare la separazione di due coniugi con qualunque mezzo, intende demonizzare il divorzio, intende ignorare gli episodi di violenza esacerbando un clima di ricatto al coniuge vittima tra le fila della procedura della separazione, intende introdurre la zampa del pubblico nelle case private e infine ignora le reali esigenze e necessità dei figli minori» fanno sapere dal Coordinamento Palermo Pride.
«Quello contro cui è necessario manifestare è un salto indietro nel tempo, a un tempo in cui il matrimonio non era un contratto rescindibile e in cui la volontà delle persone, dei coniugi, non era presa in considerazione poiché il fine ultimo e unico del Governo era mantenere le unioni – tra uomo e donna, le uniche ammissibili come specificato dallo stesso senatore – salde a qualunque costo, perfino a costo del benessere psicofisico della coppia e dei figli».
«È stato sufficiente leggere il testo integrale del Ddl - concludono - per avere la certezza di doversi schierare affinché resti soltanto un'idea, malsana e regressiva, dettata da una concezione della politica come strumento del fanatismo religioso».
Il corteo di Palermo è organizzato dal Coordinamento antiviolenza 21 luglio e sostenuto e incoraggiato dal Coordinamento Palermo Pride.
Sono più di 50 gli organismi nazionali, regionali e locali che hanno promosso la mobilitazione del 10 novembre e aderito al manifesto dell'Associazione nazionale D.i.re - donne in rete contro la violenza: il disegno di legge Pillon viola gli art. 2 e 3 , 24 e 25 della costituzione, viola apertamente la Convenzione di Istanbul, la convenzione CEDAW e la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
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Il disegno di legge (che puoi leggere integralmente qui) prevede infatti dei cambiamenti sostanziali nelle procedure di divorzio, separazione e affido dei figli minori.«Stiamo avendo sotto gli occhi la prima reale minaccia ai diritti di tutti gli italiani: il Disegno di legge firmato da Pillon è profondamente maschilista e retrogrado, trova i suoi fondamenti su teorie che il senatore spaccia per scientifiche ma che non hanno alcun valore in tal senso e intende – ed è stato detto a chiare lettere dallo stesso Pillon – scoraggiare la separazione di due coniugi con qualunque mezzo, intende demonizzare il divorzio, intende ignorare gli episodi di violenza esacerbando un clima di ricatto al coniuge vittima tra le fila della procedura della separazione, intende introdurre la zampa del pubblico nelle case private e infine ignora le reali esigenze e necessità dei figli minori» fanno sapere dal Coordinamento Palermo Pride.
«Quello contro cui è necessario manifestare è un salto indietro nel tempo, a un tempo in cui il matrimonio non era un contratto rescindibile e in cui la volontà delle persone, dei coniugi, non era presa in considerazione poiché il fine ultimo e unico del Governo era mantenere le unioni – tra uomo e donna, le uniche ammissibili come specificato dallo stesso senatore – salde a qualunque costo, perfino a costo del benessere psicofisico della coppia e dei figli».
«È stato sufficiente leggere il testo integrale del Ddl - concludono - per avere la certezza di doversi schierare affinché resti soltanto un'idea, malsana e regressiva, dettata da una concezione della politica come strumento del fanatismo religioso».
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