Novecento, il pianista che rubava l'anima al mondo: Marco Feo rilegge Baricco al Teatro Ditirammu
 
											L'attore Marco Feo
					«Il mondo, magari, non l'aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l'anima»: le parole di Alessandro Baricco sono protagoniste di "Novecento", rilettura del celebre romanzo in scena al Teatro Ditirammu di Palermo.
A rendere omaggio all'autore, venerdì 9 e sabato 10 novembre, è l'attore Marco Feo che dirige lo spettacolo e lo interpreta insieme a Dario Frasca.
"Novecento" è la storia di un bambino abbandonato dai genitori sulla nave Virginian, ritrovato sopra un pianoforte da uno dei marinai dell'equipaggio, che lo cresce come un figlio.
Chiamato così in onore del nuovo secolo, il piccolo trascorre l'infanzia e poi tutta la sua esistenza a bordo della nave, dove scopre un innato amore e un talento per la musica che traduce in affascinanti composizioni per pianoforte ispirate dai racconti e dalle vite sfavillanti dei ricchi passeggeri.
Novecento, seppur "ingabbiato" tra poppa e prua, riesce con una sensibilità sconosciuta ai più a cogliere l’anima del mondo e a trasformarla in jazz, senza mai trovare il coraggio di scendere dalla Virginian, unico luogo a lui caro e riconducibile alla casa.
				
									A rendere omaggio all'autore, venerdì 9 e sabato 10 novembre, è l'attore Marco Feo che dirige lo spettacolo e lo interpreta insieme a Dario Frasca.
"Novecento" è la storia di un bambino abbandonato dai genitori sulla nave Virginian, ritrovato sopra un pianoforte da uno dei marinai dell'equipaggio, che lo cresce come un figlio.
Chiamato così in onore del nuovo secolo, il piccolo trascorre l'infanzia e poi tutta la sua esistenza a bordo della nave, dove scopre un innato amore e un talento per la musica che traduce in affascinanti composizioni per pianoforte ispirate dai racconti e dalle vite sfavillanti dei ricchi passeggeri.
Novecento, seppur "ingabbiato" tra poppa e prua, riesce con una sensibilità sconosciuta ai più a cogliere l’anima del mondo e a trasformarla in jazz, senza mai trovare il coraggio di scendere dalla Virginian, unico luogo a lui caro e riconducibile alla casa.
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