Omaggio all'arte inquieta di Giuseppe Consoli: la mostra antologica a Catania

"Lacrimogeni a Mussomeli" (1954), dipinto di Giuseppe Consoli (part.)
In occasione del centenario della sua nascita, al Palazzo della Cultura di Catania, dal 18 maggio al 23 giugno - e nell'Auditorium di Mascalucia dal 19 maggio al 2 giugno - è dedicata una ricca antologica: "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola".
La mostra, curata da Antonio D’Amico, storico dell'arte e conservatore delle raccolte d'arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, indaga l'opera e la personalità inquieta dell'eclettico artista che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento.
Sono esposte circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Tra tutte spicca, per quell’umanità concitata e drammatica, "Lacrimogeni a Mussomeli", un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate.
Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l'aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell'ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l'aumento delle tasse.
Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo - divenuto anche un caso politico - il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.
Tra i disegni esposti anche gli schizzi dei due anni nei lager nazisti, da soldato. Parentesi durissima, seguita all'armistizio dell'8 settembre, e condivisa da Consoli al fianco di intellettuali e artisti italiani di spicco come Giovannino Guareschi, Alessandro Natta, Paolo Grassi, Aldo Carpi o come l'attore Gianrico Tedeschi.
Pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell'arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico, Consoli nasce alle falde dell'Etna e passa da un'adolescenza serena alla drammatica esperienza della guerra e dei lager nazisti.
Liberato dagli inglesi nel ’45, riesce a portare con sé quei disegni realizzati con strumenti di fortuna – persino un fiammifero intinto nella china - durante la prigionia: ritratti di internati e persone a loro care che consentono a lui e ai compagni di cella di sopravvivere e al contempo documentano il degrado e l'umiliazione subita da chi aveva espresso il proprio dissenso.
Al ritorno nell'isola decide di approdare al nord, prima a Genova poi nella Milano degli anni ‘60, da dove consolida la sua vicenda d’artista autodidatta sempre fuori dagli schemi ma ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.
Tra le opere più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli, la tavola-capolavoro sulla "Strage di Portella della Ginestra", un olio di 3 metri per 1.21 realizzato nel 1951 sull'onda emotiva dell'agguato del Primo maggio 1947, alle porte di Palermo. L'opera fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta.
Alla mostra "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola", organizzata dalle associazioni Consoli Guardo e Carmelo Mendola in collaborazione con la Pro Loco di Mascalucia e con il patrocinio dei Comuni di Catania e Mascalucia, è dedicato un catalogo con l'intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici dello storico contemporaneo Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche).
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