Omaggio all'arte inquieta di Giuseppe Consoli: la mostra antologica a Catania

"Lacrimogeni a Mussomeli" (1954), dipinto di Giuseppe Consoli (part.)
Dal dopoguerra agli anni ‘80 Giuseppe Consoli (Mascalucìa 1919 – Milano 2010) ha alternato alla professione di storico dell'arte, una istintiva caparbietà di trasferire con una punta di pennello - o con altro su carta, tela, gesso o ferro - tutto ciò che sollecitava la sua sicilianità.
In occasione del centenario della sua nascita, al Palazzo della Cultura di Catania, dal 18 maggio al 23 giugno - e nell'Auditorium di Mascalucia dal 19 maggio al 2 giugno - è dedicata una ricca antologica: "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola".
La mostra, curata da Antonio D’Amico, storico dell'arte e conservatore delle raccolte d'arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, indaga l'opera e la personalità inquieta dell'eclettico artista che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento.
Sono esposte circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Tra tutte spicca, per quell’umanità concitata e drammatica, "Lacrimogeni a Mussomeli", un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate.
Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l'aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell'ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l'aumento delle tasse.
Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo - divenuto anche un caso politico - il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.
Tra i disegni esposti anche gli schizzi dei due anni nei lager nazisti, da soldato. Parentesi durissima, seguita all'armistizio dell'8 settembre, e condivisa da Consoli al fianco di intellettuali e artisti italiani di spicco come Giovannino Guareschi, Alessandro Natta, Paolo Grassi, Aldo Carpi o come l'attore Gianrico Tedeschi.
Pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell'arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico, Consoli nasce alle falde dell'Etna e passa da un'adolescenza serena alla drammatica esperienza della guerra e dei lager nazisti.
Liberato dagli inglesi nel ’45, riesce a portare con sé quei disegni realizzati con strumenti di fortuna – persino un fiammifero intinto nella china - durante la prigionia: ritratti di internati e persone a loro care che consentono a lui e ai compagni di cella di sopravvivere e al contempo documentano il degrado e l'umiliazione subita da chi aveva espresso il proprio dissenso.
Al ritorno nell'isola decide di approdare al nord, prima a Genova poi nella Milano degli anni ‘60, da dove consolida la sua vicenda d’artista autodidatta sempre fuori dagli schemi ma ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.
Tra le opere più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli, la tavola-capolavoro sulla "Strage di Portella della Ginestra", un olio di 3 metri per 1.21 realizzato nel 1951 sull'onda emotiva dell'agguato del Primo maggio 1947, alle porte di Palermo. L'opera fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta.
Alla mostra "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola", organizzata dalle associazioni Consoli Guardo e Carmelo Mendola in collaborazione con la Pro Loco di Mascalucia e con il patrocinio dei Comuni di Catania e Mascalucia, è dedicato un catalogo con l'intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici dello storico contemporaneo Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche).
In occasione del centenario della sua nascita, al Palazzo della Cultura di Catania, dal 18 maggio al 23 giugno - e nell'Auditorium di Mascalucia dal 19 maggio al 2 giugno - è dedicata una ricca antologica: "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola".
La mostra, curata da Antonio D’Amico, storico dell'arte e conservatore delle raccolte d'arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, indaga l'opera e la personalità inquieta dell'eclettico artista che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento.
Sono esposte circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Tra tutte spicca, per quell’umanità concitata e drammatica, "Lacrimogeni a Mussomeli", un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate.
Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l'aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell'ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l'aumento delle tasse.
Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo - divenuto anche un caso politico - il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.
Tra i disegni esposti anche gli schizzi dei due anni nei lager nazisti, da soldato. Parentesi durissima, seguita all'armistizio dell'8 settembre, e condivisa da Consoli al fianco di intellettuali e artisti italiani di spicco come Giovannino Guareschi, Alessandro Natta, Paolo Grassi, Aldo Carpi o come l'attore Gianrico Tedeschi.
Pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell'arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico, Consoli nasce alle falde dell'Etna e passa da un'adolescenza serena alla drammatica esperienza della guerra e dei lager nazisti.
Liberato dagli inglesi nel ’45, riesce a portare con sé quei disegni realizzati con strumenti di fortuna – persino un fiammifero intinto nella china - durante la prigionia: ritratti di internati e persone a loro care che consentono a lui e ai compagni di cella di sopravvivere e al contempo documentano il degrado e l'umiliazione subita da chi aveva espresso il proprio dissenso.
Al ritorno nell'isola decide di approdare al nord, prima a Genova poi nella Milano degli anni ‘60, da dove consolida la sua vicenda d’artista autodidatta sempre fuori dagli schemi ma ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.
Tra le opere più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli, la tavola-capolavoro sulla "Strage di Portella della Ginestra", un olio di 3 metri per 1.21 realizzato nel 1951 sull'onda emotiva dell'agguato del Primo maggio 1947, alle porte di Palermo. L'opera fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta.
Alla mostra "Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola", organizzata dalle associazioni Consoli Guardo e Carmelo Mendola in collaborazione con la Pro Loco di Mascalucia e con il patrocinio dei Comuni di Catania e Mascalucia, è dedicato un catalogo con l'intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici dello storico contemporaneo Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche).
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
COSA C'È DA FARE
-
MOSTRE
"Celebrating Picasso" a Palazzo Reale: la mostra che celebra il genio del maestro
-
MOSTRE
Mondo terrestre, sottomarino e popolazioni: "Cristina Mittermeier" alla Gam di Palermo
-
BAMBINI E RAGAZZI
La vacanza più bella al Parco Avventura Madonie: come iscriversi ai Campi Estivi