"Pene d´amor perdute", al Libero lo scontro tra piacere e ragione

Si può rinunciare ai piaceri “vani” della vita per dedicare il proprio tempo a lunghi periodi di studio ed erudizione? Questa è la domanda che si pone "Pene d'amore perdute", un divertissement shakespeariano che gioca di rimandi e come una fiaba ha nel suo lieto fine la soluzione del conflitto eterno tra principio del piacere e principio di realtà.
Nei meccanismi drammaturgici raffinati di Shakespeare si dipana la storia del Re di Navarra e dei suoi compagni che giurano fedeltà a un patto di astinenza dal piacere e dalla vita, ma che inesorabilmente, in un gioco fatto di incastri e personaggi ben delineati dal verso del Bardo, si scontreranno di lì a poco con la vita stessa e con la pragmaticità che essa porta in serbo.
Una bella e dolce regina, con la sua corte di dame, infatti, irrompe e sovverte tutti i “buoni” propositi dei giovani del regno di Navarra. E così inizia un inseguimento amoroso non privo appunto di sofferenze e pene, che si risolverà in un lieto fine.
La scrittura skakespeariana in “Pene d’amore perdute” risponde allo schema eufistico che fa dell’uso della retorica uno strumento di “smascheramento” della convenzione. Il verso, rispettato a pieno nella traduzione utilizzata, si fa voce del contrasto tra convenzione e retorica da una parte e vitalità e spontaneità dall’altra.
Un inno alla vita che non nega un rimando al teatro e alla sua funzione.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
COSA C'È DA FARE
-
MOSTRE
Elliott Erwitt (per la prima volta) a Palermo: 190 scatti unici a Palazzo Reale
-
MOSTRE
Le opere grafiche di Dario Parisi in "Kimochi": mostra di poster art a Palermo
-
MUSICA E DANZA
"Musica in giardino" all'Orto Botanico: un'orchestra rara nel cuore verde di Palermo