Sul Confine
In equilibrio tra coreografia e drammaturgia, tra vita e morte, "Sul confine" illumina con brevi raggi di luce il destino di due soldati persi in un metaforico deserto. Lo scandalo dell’uranio impoverito apre uno scenario essenziale in cui azione verbale e racconto visivo collaborano a restituire dignità a vittime dimenticate e fin troppo silenti, eroi loro malgrado in anni in cui le guerre vengono pudicamente definite operazioni di peace keeping.
Questa la motivazione della Giuria del Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”. In "Sul Confine", tutto assume una valenza simbolica, quasi allegorica, all’interno della quale l’esercito, il soldato, la guerra, la malattia e la morte perdono la loro relatività e ogni riferimento storico-sociale per incarnarsi metafora dell’assoluto.
Tre uomini raccontano la storia di una guerra, la guerra per antonomasia, la guerra che si gioca sempre sul confine, la guerra non importa “di chi contro chi”. La raccontano partendo dai loro drammi personali che in questo luogo di confine vengono a confrontarsi con le loro vite passate sdoppiando i piani temporali, fondendoli, intrecciandoli.
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