Un taccuino, una corda, una scatola: le "Oscillazioni" della vita in scena al Teatro Biondo di Palermo
Uno scatto di scena di "Oscillazioni" con le attrici Viviana Lombardo e Rosaria Pandolfo (foto di Rosellina Garbo)
Le oscillazioni della vita, si sa, sono imprevedibili. Lo sono anche quelle di un cappio attorno al collo che, alla fine, trova un suo equilibrio: con questa premessa va in scena "Oscillazioni", spettacolo in programma dal 23 al 27 gennaio nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo.
Inquadrato nella stagione artistica "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento), lo spettacolo è prodotto dal Teatro Biondo ed è diretto da Domenico Bravo, che è anche l'autore del testo e delle musiche. Sul palco le attrici Viviana Lombardo e Rosaria Pandolfo.
"Oscillazioni" si apre su una stanza con due donne: una in cerca di pace, l’altra apparentemente serena. Sono legate da quei pochi oggetti che appaiono in scena: un taccuino, una corda, una scatola.
Dialogano, forse. Le vediamo insieme, ma sembrano non incontrarsi. Le separa l’età e il tempo e le unisce l’ironia, anche quando amara, che a quel cappio impedisce di stringersi, oscillare e fermarsi.
Una misteriosa scatola rossa, testimone muta di tanti fallimenti e sofferti risultati, è una specie di moderna versione del vaso di Pandora, in cui tutti i mali di un tempo sono rientrati, forse una volta per tutte, forse solo in attesa di riversarsi nuovamente.
In "Oscillazioni" c’è la voglia di reagire e resistere al carico opprimente che l’esistenza pone costantemente davanti; c’è un non troppo velato ottimismo che è entusiasmo e coraggio per la vita, di per sé una conquista a dispetto delle innumerevoli e inevitabili sconfitte. E c’è la scelta, che è allegria, sorpresa, rischio, futuro.
Inquadrato nella stagione artistica "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento), lo spettacolo è prodotto dal Teatro Biondo ed è diretto da Domenico Bravo, che è anche l'autore del testo e delle musiche. Sul palco le attrici Viviana Lombardo e Rosaria Pandolfo.
"Oscillazioni" si apre su una stanza con due donne: una in cerca di pace, l’altra apparentemente serena. Sono legate da quei pochi oggetti che appaiono in scena: un taccuino, una corda, una scatola.
Dialogano, forse. Le vediamo insieme, ma sembrano non incontrarsi. Le separa l’età e il tempo e le unisce l’ironia, anche quando amara, che a quel cappio impedisce di stringersi, oscillare e fermarsi.
Una misteriosa scatola rossa, testimone muta di tanti fallimenti e sofferti risultati, è una specie di moderna versione del vaso di Pandora, in cui tutti i mali di un tempo sono rientrati, forse una volta per tutte, forse solo in attesa di riversarsi nuovamente.
In "Oscillazioni" c’è la voglia di reagire e resistere al carico opprimente che l’esistenza pone costantemente davanti; c’è un non troppo velato ottimismo che è entusiasmo e coraggio per la vita, di per sé una conquista a dispetto delle innumerevoli e inevitabili sconfitte. E c’è la scelta, che è allegria, sorpresa, rischio, futuro.
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