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Una metafora sull’arte come riscatto dell'esistenza nella personale di Giovanni Blanco

  • Quadrifoglio galleria d'arte contemporanea - Siracusa
  • Dal 16 febbraio al 6 aprile 2019 (evento concluso)
  • Visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
  • Gratuito
  • Per informazioni telefonare al numero  0931 64443
Balarm
La redazione

"Scimmia Collezionista" (2018) di Giovanni Blanco (part.)

Il percorso espositivo "Le cose mosse dallo stesso vento" di Giovanni Blanco (Ragusa, 1980), a cura di Mario Cucè, è allestita dal 16 febbraio al 6 aprile nella Galleria Quadrifoglio Arte Contemporanea di via Santi Coronati 13 a Ortigia.

Al centro dell’universo metaforico dell'artista, costruito attraverso novanta dipinti di vario formato e oggetti extrapittorici, vi sono delle scimmie.

«Il tema della scimmia – spiega Blanco – è ricorrente nell’ambito della storia dell'arte, soprattutto nel Settecento, quando il ruolo dell’artista viene scardinato perché liberato dalle grandi commissioni della storia. Da un lato, questo lo farà emancipare da una produzione per così dire "servile", a favore di una libertà più ampia – penso all'ultimo Goya – ma, allo stesso tempo, non riuscirà a sottrarsi da una crisi che in molti paragoneranno a un labirinto senza uscita». 
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L'esposizione inizia nella prima stanza, dal dipinto di una scimmia con tavolozza e pennello e birilli, considerato dalla società una figura eccentrica, fuori dagli schemi, che si muove sulla linea di confine tra l’intrattenimento, lo spettacolo e l’espressione poetica.

L'opera rappresenta il duplice senso del fallimento e della conquista da parte del pittore nei confronti delle idee e della realtà. La pittura insegna a guardare in maniera paradossale, così feconda e misteriosa che sembra destinata a bruciare e a rigenerarsi.

Nella seconda stanza, una scimmia-collezionista, intenta a contemplare le opere della propria collezione. Sulla parete di fronte si colloca una quadreria traboccante di dipinti e bozzetti mai esposti prima, un accumulo decennale stagliato su un fondo rosso pompeiano.

Si tratta di una collezione personale dissonante eppure organica, articolata da una successione di immagini che, in un primo momento, genera caos ma anche meraviglia nello sguardo del fruitore. Tra le opere e i bozzetti esposti, anche un ritratto a pastello di Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione.

Ogni suo progetto espositivo è sempre generato da un’esperienza diretta con la realtà: ciò assume significato attraverso gli eventi della storia, della memoria, delle emozioni, che lo guidano nel dare forma ad un canovaccio tematico.

I suoi soggetti costellano un immaginario poetico concepito per cicli narrativi, e ogni singola immagine è pensata come un frammento di un discorso più ampio, vivendo così l’esperienza della pittura come un mezzo e mai come un fine.

Per Giovanni Blanco il quadro è un dispositivo aperto, portatore di sconfinamento e memorie: quello che conta è l’atteggiamento e la posizione nei quali si opera, per stabilire nuovi legami di originarietà con i propri sensi, con il tempo, con l’arte, al fine di organizzare pensieri che sappiano restituire il suo sguardo pluridirezionale. 
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