La visita guidata alla Chiesa del Carmine Maggiore, nel cuore del mercato di Ballarò
											La cupola della Chiesa del Carmine Maggiore a Palermo
					La manifestazione de "Le vie dei tesori" (visualizza l'articolo di approfondimento), giunge alla sua undicesima edizione e dal 29 settembre al 29 ottobre torna ad aprire le porte dei luoghi d'arte di Palermo, di quelli dimenticati e di quelli normalmente chiusi.
Per tutti i weekend della manifestazione, ogni venerdì e sabato, sarà possibile visitare la Chiesa del Carmine Maggiore. Camminando per la stradina affollata di colori e odori delle bancarelle di Ballarò, s’intravede una cupola smaltata di maioliche, uno dei prodotti più estrosi del barocco siciliano.
Appartiene alla Chiesa del Carmine Maggiore, costruita dai Carmelitani alla fine del XII secolo, distrutta e ricostruita interamente nel 1627-67 su progetto di Mariano Smiriglio. Geniale negli effetti plasticopittorici, mostra all’esterno quattro coppie di colonne scanalate di pietra intramezzati da quattro "Atlanti" in atto di reggere la cupola.
All’interno della chiesa, a tre navate, da non perdere l’acquasantiera e le statue gaginesche, gli stucchi ai quali Giacomo Serpotta lavorò con il fratello Giuseppe e la “Vergine del Carmelo con Sant’ Andrea Corsini” dipinta da Pietro Novelli.
				
									Per tutti i weekend della manifestazione, ogni venerdì e sabato, sarà possibile visitare la Chiesa del Carmine Maggiore. Camminando per la stradina affollata di colori e odori delle bancarelle di Ballarò, s’intravede una cupola smaltata di maioliche, uno dei prodotti più estrosi del barocco siciliano.
Appartiene alla Chiesa del Carmine Maggiore, costruita dai Carmelitani alla fine del XII secolo, distrutta e ricostruita interamente nel 1627-67 su progetto di Mariano Smiriglio. Geniale negli effetti plasticopittorici, mostra all’esterno quattro coppie di colonne scanalate di pietra intramezzati da quattro "Atlanti" in atto di reggere la cupola.
All’interno della chiesa, a tre navate, da non perdere l’acquasantiera e le statue gaginesche, gli stucchi ai quali Giacomo Serpotta lavorò con il fratello Giuseppe e la “Vergine del Carmelo con Sant’ Andrea Corsini” dipinta da Pietro Novelli.
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