Visita alle Sorgenti del Gabriele: il "tempio dell'acqua" scoperto dagli arabi
Le Sorgenti del Gabriele a Palermo
Torna a Palermo la manifestazione de "Le vie dei tesori" (visualizza l'articolo di approfondimento): giunta alla sua undicesima edizione, dal 29 settembre al 29 ottobre torna ad aprire le porte dei luoghi d'arte di Palermo, di quelli dimenticati e di quelli normalmente chiusi.
Nei giorni 29 settembre, 7, 15, 20, 28 ottobre è possibile visitare le Sorgenti del Gabriele.
Un senso di frescura e il gorgoglio dell’acqua accolgono il visitatore che percorre via Riserva Reale o via Villa Nave per raggiungere le sorgenti naturali ai piedi della “conigliera”, gestite dall’Amap. È lì che si può fare ingresso nel “tempio dell’acqua”, un luogo dall’atmosfera suggestiva, che ancora oggi rifornisce l’acquedotto palermitano.
Nei quaderni del Villabianca si fa risalire il nome “Gabriele” alla parola araba “Al Garbal”, che significa grotta irrigante, segno che le sorgenti erano conosciute già nel X secolo e raggiungeva le diverse zone della città antica. Oltre che per usi domestici, l'acqua era impiegata dalla popolazione per alimentare il lavoro dei mulini.
Le quattro sorgenti naturali, denominate Gabrielotto, Cuba, Nixio e Campofranco, si trovano all’interno di edifici bianchi, che spiccano tra la vegetazione di macchia mediterranea. Geologicamente il sito è costituito da quattro sorgenti da contatto in cui l’acqua sgorga tra le rocce per naturale deflusso. L’alimentazione della falda proviene dal massiccio Sagana-Monte Cuccio.
Nei giorni 29 settembre, 7, 15, 20, 28 ottobre è possibile visitare le Sorgenti del Gabriele.
Un senso di frescura e il gorgoglio dell’acqua accolgono il visitatore che percorre via Riserva Reale o via Villa Nave per raggiungere le sorgenti naturali ai piedi della “conigliera”, gestite dall’Amap. È lì che si può fare ingresso nel “tempio dell’acqua”, un luogo dall’atmosfera suggestiva, che ancora oggi rifornisce l’acquedotto palermitano.
Nei quaderni del Villabianca si fa risalire il nome “Gabriele” alla parola araba “Al Garbal”, che significa grotta irrigante, segno che le sorgenti erano conosciute già nel X secolo e raggiungeva le diverse zone della città antica. Oltre che per usi domestici, l'acqua era impiegata dalla popolazione per alimentare il lavoro dei mulini.
Le quattro sorgenti naturali, denominate Gabrielotto, Cuba, Nixio e Campofranco, si trovano all’interno di edifici bianchi, che spiccano tra la vegetazione di macchia mediterranea. Geologicamente il sito è costituito da quattro sorgenti da contatto in cui l’acqua sgorga tra le rocce per naturale deflusso. L’alimentazione della falda proviene dal massiccio Sagana-Monte Cuccio.
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