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A Palermo nasce una scuola nella "casa degli orrori": il punto sui lavori allo Sperone

C'è chi lo vede e sogna al di là delle macerie, per altri è un rudere senza futuro, per i più piccoli la "casa degli orrori": che succede all'asilo nido del quartiere Sperone

Alice Marchese
Giornalista
  • 30 maggio 2025

C'è chi vedendolo sogna una struttura al di là delle macerie, chi lo considera un rudere senza futuro, per i più piccoli era la "casa degli orrori". Tutto sembra tranne quello che dovrebbe essere: un asilo nido per il quartiere Sperone.

In via XXVII Maggio quel cumulo non passa inosservato e per troppi anni è stato un progetto al palo, ma adesso qualcosa si sta muovendo.

«L'asilo nido è un servizio comunale che va dai 0 ai 3 anni essenziale per un quartiere perché importante per le famiglie - racconta a Balarm la dirigente dell'Istituto Comprensivo Sperone-Pertini Antonella Di Bartolo -.

Questi lavori nello specifico non sono mai stati di pertinenza della scuola perché gli istituti comprensivi offrono un servizio al territorio dalla scuola dell'infanzia a quella di primo e secondo grado.

Ma come istituto sosteniamo questa enorme mancanza come possiamo.

Nel nostro caso, quella dell'asilo nido negato è una battaglia sul tema di riconoscimento dei diritti e di opportunità educative sia per i più piccoli sia per i grandi».

Ecco perché l'emergenza riguarda tutti: «Consente ai bambini di stimolare un approccio cognitivo ed educativo aumentando la fase di mentalizzazione (avere percezione di sé e degli altri, ndr) nel primo periodo di vita. - continua Antonella Di Bartolo.

Se un bimbo non viene stimolato adeguatamente, perde le facoltà cognitive che potenzialmente potrebbe acquisire.

Alcuni neuroscienziati sostengono che i primi 1000 giorni sono cruciali per lo sviluppo del bambino e venendo meno un servizio del genere, i piccoli vengono deprivati sin da subito».

Ma non si sta parlando soltanto della famiglia, ma soprattutto delle donne: «In un quartiere come quello dello Sperone che non conosce denatalità, si fanno molti figli.

Se le donne non hanno supporto, sono destinate a una vita difficilissima fatta di rinunce - precisa la dirigente -. Conosco donne che vogliono mettersi in gioco studiando o lavorando, ma senza l'adeguato sostegno è impossibile».

Dare per scontato il supporto della famiglia non è mai una buona idea, perché c'è chi pensa che la donna venga meno ai propri doveri di madre: «Non sempre la famiglia accoglie un affrancamento, anzi.

La donna deve essere libera di scegliere. La violenza di genere è anche rinunciare alla propria vita per mano di altri lo è». Perché si sa, vivere perennemente per gli altri è come morire pian piano.

«Anche con la criminalità organizzata è così - continua Antonella Di Bartolo -. Va bene l'azione educativa, ma senza l'alternativa legale sono solo chiacchiere.

Due anni fa abbiamo portato avanti il progetto" FA.C.E - Farsi Comunità educanti (da 0 a 6 anni)" che è durato 3 anni.

L'obiettivo è stato quello di fornire dei servizi di supporto e di potenziamento per quella fascia d'età.

Il primo anno ci siamo dedicati allo studio del territorio ed è emerso che nel 2019 c'erano 3054 bambini da 0 ai 3 anni, 1569 dai 4 ai 5 anni e i bambini da 0 a 6 anni di nazionalità straniera erano 284. I residenti solo in quell'anno erano 74961.

Nell'indagine è stato portato alla luce che Palermo è tra le 3 città italiane con la presenza più significativa di minori da 0 a 2».

La mancanza di strutture adeguate è un problema serissimo: «Per anni c'e stato un solo asilo nido "La Malfa" ad Acqua dei corsari che prima disponeva di 28 posti, ora anche meno.

Allo Sperone non esiste nessun servizio convenzionato, neanche il privato c'è e la seconda circoscrizione è molto popolosa.

Se negli altri quartieri, seppur a rischio, ci sono i privati convenzionati che supportano il sistema scolastico. Qua non esiste e non va bene».

Quello del cantiere che è stato riaperto recentemente è una storia che va avanti da tantissimo tempo e (forse) finalmente qualcosa si sta muovendo: «Ricordo ancora quando ho visto per la prima volta il "fantasma" dell'asilo nido di XXVII Maggio - ci racconta Antonella Di Bartolo -.

È stato 10 anni fa. Ero in consiglio d'istituto e mi accorgo di questa struttura totalmente devastata e quando ho chiesto "Cos'è questa schifezza?", le mamme mi hanno detto che si trattava di un asilo nido costruito nel '77 e mai entrato in funzione, neanche per un giorno.

I bambini la chiamavano la "casa degli orrori" anche se i piccoli andavano a giocare lì. Il cantiere non è partito prima d'ora per mancanze di permessi, è stato incendiato, si è pensato a come recuperarlo o se abbatterlo.

Dopo la verifica della Protezione Civile, è stato ritenuto non economicamente conveniente di recupero.

Con la prima giunta Orlando e la delibera del 2016 con l'assessore Arcuri, è stata autorizzata la demolizione a febbraio 2019.

Da lì con l'intervento della scuola "Sperone - Pertini" e l'Ordine degli architetti, è stata portata avanti la progettazione di Lab Sperone Children (un laboratorio di rigenerazione per un'area del quartiere Sperone, ndr) che il 6 maggio è stato consegnato al sindaco Orlando.

Tantissime promesse che non sono state mantenute».

Dopo l'abbattimento nel febbraio del 2019, nessun cantiere si è mai visto all'orizzonte: «Il primo murale allo Sperone "Sangu e Latti", destinato all'asilo, è stato donato al quartiere. Non a caso realizzato lì.

Comunque il cantiere è rimasto fermo fino ad agosto 2024. Da lì con i fondi Pnrr, iniziano i lavori degli operai.

Guardavo quel cantiere come fosse casa mia, ma giorno dopo giorno si impoverisce davanti ai nostri occhi. Viene rubato il bagno chimico, via le transenne e improvvisamente l'abbandono intorno al 22 novembre 2024».

Si pensava che questa situazione di stasi fosse legata al periodo natalizio, ma non si trattava di questo.

Dopo i mesi di silenzio, lo Sperone si fa sentire: «Con il gruppo "Le Rosalie Ribelli" denunciamo tutto questo con la manifestazione "Questa non è un'opera d'arte" perché il quartiere non ci sta.

Secondo il Pnrr, la durata del cantiere doveva essere di 18 mesi, quindi insieme al collettivo abbiamo appeso alle transenne il 25 marzo 18 bambolotti, uno per ogni mese incollati come la banana di Cattelan».

I lavori restano fermi perché la ditta che vinto l'appalto ha subito intimidazioni: «Ho appreso questa notizia dalla stampa - prosegue la dirigente -.Questa è la testimonianza che la mafia c'è.

Ma il 23 maggio di quest'anno il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e l'assessore all'Istruzione e all'Edilizia Scolastica Aristide Tamajo hanno autorizzato l'avvio del cantiere.

In una data estremamente simbolica per Palermo, arrivano gli operai e il cantiere si riapre timidamente, anche se mercoledì 28 e giovedì 30 maggio gli addetti ai lavori non ci sono. Ma mi chiedo: qual è l'agito al di là delle commemorazioni?».

Qualche piccolo passo c'è, ma sembra insufficiente e l'emergenza aumenta sempre di più e riguarda tutti: «Quello che spesso non si comprende è che il tempo delle mamme è prezioso, perché oltre a questo, sono donne.

Purtroppo siamo totalmente immersi in una cultura in cui le donne sono sempre sacrificabili.

Si aspetta sempre che sia lei a fare un passo indietro a livello di carriera. La donna è figlia, moglie e madre. L'accudimento si riversa su di lei, ma sempre verso gli altri.

Alcune mamme hanno rinunciato al lavoro perché nel pomeriggio non è possibile. Per loro lavorare la mattina è sempre meglio soprattutto se i loro bambini sono grandi.

Noi come scuola vogliamo supportare queste esigenze, a scuola di pomeriggio si progetta e dallo scorso anno abbiamo voluto il tempo pieno alla scuola elementare.

Niente scarpe rosse, vogliamo offrire servizi. È stato così per l'8 marzo di quest'anno - conclude la dirigente - . Abbiamo organizzato una giornata dedicata agli screening, ai pap test, alle mammografie, alle visite dermatologiche e a esami audiometrici per bambini con 1300 pazienti».

L'emergenza di questo quartiere è l'emergenza di altre periferie a Palermo. Tutta la città risente della mancanza di luoghi di aggregazione per far crescere bambini e ragazzi, per non parlare di altri asili che sul territorio non sono attivi.

«Quello che è successo allo Sperone ha dell'incredibile - racconta a Balarm il deputato regionale pentastellato Adriano Varrica -. L'interruzione per minacce e intimidazione alla società che aveva vinto l'appalto ha causato un enorme rallentamento, ma adesso qualcosa si sta muovendo perché tutto questo è agghiacciante».

Sono 7 i progetti di edilizia scolastica nei quartieri Zen, Borgo Nuovo e Sperone di Palermo passati in cavalleria negli anni e in attesa di una risoluzione. L'obiettivo da tempo è quello di realizzare sia nuove strutture scolastiche sia di riqualificazione di scuole di periferia già esistenti.

«C'è un altro fascicolo fondi ex Gescal, che è quello che seguiamo da tanto tempo e tra i progetti c'è una nuova scuola materna allo Zen - continua Adriano Varrica -.

La Regione ha dato il suo ok».

L'accordo di programma tra il Comune e la Regione per l'utilizzo dei fondi ex Gescal in questi quartieri è stato siglato il 10 gennaio 2024 e in questo documento vengono confermati i sette interventi di edilizia scolastica.

Tra questi è prevista una nuova costruzione della scuola materna in via Patti allo Zen e riqualificazione delle scuole Maritain, nei due plessi della scuola Sciascia in via Smith e in via De Gobbis -, Mattarella allo Sperone, Randazzo nel plesso di via Pecori Giraldi per un importo di circa 22 milioni di euro sui 46 totali di finanziamento regionale.

In particolar modo in via Patti la situazione è estremamente disastrosa a tal punto che è stata murata perché ridotta in stato di abbandono e degrado.

Secondo l'interrogazione del 18 Novembre 2024: «L'Accordo di programma prevede tempistiche stringenti con la messa a gara entro inizio 2027, mentre il completamento lavori entro inizio 2029.

Tra questi - precisa Varrica - c'era la realizzazione di una scuola materna allo Zen e il recupero di un rudere abbandonato, un'ex scuola materna allo Sperone, molto vicina all'asilo nido.

Questa è stata chiusa e murata perché anche questo era un luogo pericoloso dove avveniva di tutto. Stiamo parlando di 22 milioni di euro interventi di risanamento».

Sono trascorsi tanti anni e nel frattempo il vuoto lasciato da servizi essenziali come gli asili e le scuole si è allargato, diventando una ferita profonda nei quartieri periferici di Palermo. Non sarà facile ricucirla, ma da qualche parte bisogna pur iniziare.

E costruire un asilo nido può essere molto più di un cantiere, può diventare un primo vero segnale di cambiamento per tutti.
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