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A Pasqua i diavoli girano (anche) in Sicilia: i riti e le maschere dei nemici della Passione

Alcuni indossano rosse corazze o bianche con dipinti su ciascuna misteriosi simboli, altri maschere rosse con naso giallo, baffoni e una lingua nera

Daniele Ferrara
Esperto di storia antica
  • 2 aprile 2023

Diavoli quaresimali a San Fratello e Barcellona Pozzo di Gotto

In Sicilia non solamente nel Carnevale, ma anche nella Pasqua si fa uso delle maschere a scopo rituale, e in questo caso sempre con la medesima funzione: in diverse parti dell’isola le persone si travestono da “antagonisti” della Passione di Cristo, che all’apparenza cercano di ostacolare la sua missione; diavoli, in altre parole.

Esistono o sono esistiti sicuramente altri casi di Diavoli della Settimana Santa ma qui ce ne occuperemo di due: San Fratello e Pozzo di Gotto (Comune di Barcellona Pozzo di Gotto) nel territorio che oggi fa capo a Messina, rispettivamente dei Giudei e dei Centurioni.

I nomi di Giudei e Centurioni non devono fuorviare: apparentemente rimandano a figure puramente umane, e probabilmente si formarono in seno alle rappresentazioni medievali della Passione, ma nascondono sicuramente l’identità di demoni naturali appartenenti a ritualità più arcaiche, che sotto il Cristianesimo non avevano più posto; pur chiamandoli “diavoli” non vanno confusi con le entità malefiche cristiane, sono piuttosto spiriti della natura, legati al passaggio di stagione.
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Diverse evidenze (che non è questa la sede per trattare) lasciano intendere che ci fosse, in forma di Orfismo o di Bacchismo, un culto a Dioniso particolarmente forte nell’area nebroidea.

Stando alla lunga Dionysiaka del poeta egizio Nonno di Panopoli, Persefone concepì Zagreo in una grotta della costa tirrenica della Sicilia, la cui descrizione ha indotto molti a localizzarla nel territorio di Agatirno (cioè forse Sant’Agata di Militello), la quale perciò s’immagina essere stata sacra a Dioniso.

Nell’Orfismo, Zagreo, il "primo Dioniso", visse all’inizio dei tempi: figlio di Zeus, i Titani lo uccisero e lo divorarono, allora il Padre li fulminò e con la loro carne (il peccato originale) creò i corpi umani, le cui anime infuse appartengono invece alla natura divina di Zagreo e devono essere purificate dalla materia e liberate dalla reincarnazione.

Nella religione orfica prevale l’aspetto di Zagreo, che rinasce come Dioniso, mentre quest’ultimo in forma orgiastica è al centro del Bacchismo. La ricerca della salvezza e la celebrazione del dio primaverile sono aspetti in comune con il Cristianesimo.

San Fratello e Pozzo di Gotto si trovano prossimamente a Ovest e molto più a Est dalla posizione ipotizzata di Agatirno, ciò può fare pensare a un’influenza di quell’antica religione sulle tradizioni locali.

Descriviamo queste maschere e i loro comportamenti. Gl’indumenti dei Giudei assomigliano a uniformi militari ottocentesche rosse con pettorine e maniche gialle, ed elmetti con cimieri o pennacchi; i loro volti sono maschere rosse con naso giallo, baffoni e lingua nera estroflessa in un perenne sberleffo.

I ricami floreali e vegetali nelle “divise” rimandano alla celebrazione della primavera appena sbocciata e alla natura rinnovata nella Pasqua, mentre sulla schiena si trovano ricamate scene religiose e animali come cavalli.

Alcuni elementi ricordano la loro natura demoniaca ferina: lunghe e folte code di cavallo penzolano dalle loro schiene, la pelle e la veste ambedue rosse sembrano un tutt’uno; curiosamente, borchie sono conficcate sulla lingua coriacea disegnando una croce.

Tutti i Giudei impugnano una trombetta dal suono stridulo e alto, che già di suo riesce sprezzante e dissacrante: essi le suonano in giro per la città, ma soprattutto disposti lungo il percorso nella processione delle Varette di Venerdì Santo o nei balconi, intonano una beffarda melodia anche al passaggio del Cristo Crocifisso, rappresentato appena spirato, "disturbando" la manifestazione funebre e “iniettandola” d’allegria.

I Giudei, paradossalmente, possono essere visti sfilare in processione e condurre le varette in rispettoso silenzio. Non apparirebbe strano se, dal punto di vista orfico, stessero festeggiando che l’Uomo è morto nella carne, liberandosi del peccato originale e ritornando allo stato divino di Anima.

Più umani, ma in apparenza, sono i Centurioni di Pozzo di Gotto. Anch’essi si chiamano Giudei, ma ho preferito utilizzare il loro secondo nome, ispirato dall’erronea designazione dei soldati romani, per distinguerli dagli altri più famosi.

Sopra bianche camicie dalle maniche aperte in ampie sfrange multicolori e pantaloni rossi, indossano rosse corazze o bianche con dipinti su ciascuna variegati e misteriosi simboli, svettano sulle loro teste copricapi fatti d’enormi e altissimi piumaggi di code di pavone (che sembrano aztechi!).

L’unico ad avere un aspetto che più rassomiglia un equipaggiamento storico è il loro Comandante, unico a non portare piume di pavone ma un nero pennacchio sull’elmo e ampia gorgiera bianca, la cui armatura, sulla tunica gialla e avvolta d’ampio mantello rosso, sembra di foggia ellenistica.

Un dettaglio curioso: il pavone è animale sacro a Era, nemica di Dioniso fino alla sua ascensione all’Olimpo, ma è anche simbolo d’immortalità, e gli occhi che le sue piume sembrano ritrarre sono simboli sacri e protettivi fin dall’antico Egitto.

I Centurioni sono incaricati della scorta e del trasporto della varetta denominata “Urna del Cristo Morto”, incedendo spavaldi e orgogliosi, con solennità ed equilibrio; essi brandiscono nere alabarde dalle teste rosse, che ritmicamente battono sul terreno, facendo ritornare l’eco della danza armata dei mitici Cureti.

Anche nella vicina e geminale Barcellona c’è una processione di Varette e ci sono “Giudei-Centurioni” che scortano il Cristo Morto e battono in terra le aste, ma i loro costumi sono storicizzati, assomigliano proprio a pretoriani romani, non sono maschere rituali come quelle pozzogottesi.

Si può effettivamente rintracciare l’origine di queste figure di persecutori in qualche rappresentazione medievale, in cui qualcuno, impersonando il Cristo, subiva le violenze di questi che dunque erano i “giudei” evangelici della Passione mischiati ai soldati romani, ma anche qui si può ben notare la reminiscenza di arcaici riti sacrificali primaverili, che appunto ricorrevano nel Bacchismo come nel Cristianesimo.

Il colore rosso, che si associa al sangue sparso ma anche alla primavera, e al dio Bacco, è comune a Giudei e Centurioni. La funzione è sempre maschile.

I Diavoli Quaresimali in generale sono, forse, tante cose assieme. Essi sono i demoni invernali, che tentano timorosamente, invano, di frenare la primavera; essi sono i Satiri del tempo antico, hanno ucciso il Dio Umanato e al tempo stesso l’onorano, perché sanno che il suo sacrificio è inevitabile e lo perpetuano ogn’anno; essi sono i veri fedeli, che si fanno beffe della morte e inneggiano alla resurrezione.

Ogni intelletto potrebbe ravvisare una cosa diversa. Qui termina la mia descrizione. Assistere a queste manifestazioni è il modo più autentico per intenderne lo spirito, il quale, a differenza delle sue interpretazioni che cambiano con le religioni, rimane immutato nei millennî, e il cuore sa sempre intenderlo.
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