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Addio al musicologo Gioacchino Lanza: adottato a 20 anni da Tomasi di Lampedusa

Si è spento ieri sera all’età di 89 anni, in casa dopo un ricovero. Il figlio adottivo del principe ne ha raccolto l'eredità intellettuale e ne ha curato l'eredità materiale

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 11 maggio 2023

Gioacchino Lanza, Lucio Piccolo e Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Gioacchino Lanza Tomasi si è spento ieri sera all’età di 89 anni, in casa sua, dopo un ricovero all'ospedale Buccheri La Ferla, per problemi polmonari e cardiaci.

Musicologo italiano ed esperto di teatro d’opera e del melodramma, è stato professore docente emerito di storia della musica nelle Università di Palermo e Salerno e direttore dell’Istituto di cultura italiano di New York, oltre che sovrintendente del Teatro di San Carlo di Napoli.

Figlio adottivo del principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ne ha raccolto l'eredità intellettuale e ne ha curato l'eredità materiale, recuperando, dopo lunghi anni di paziente restauro, il Palazzo Lampedusa alla Marina (oggi Palazzo Lanza Tomasi): l'ultima dimora in cui il principe visse fino alla morte e in cui ricompose quel che restava della sua preziosa biblioteca storica, dopo la distruzione del palazzo di famiglia nel quartiere della Loggia.

Nato a Roma nel 1934, Gioacchino era il terzogenito del senatore don Fabrizio Lanza Branciforte Ruffo, conte di Mazzarino e di Assaro: "Un bell'uomo. Incline al malumore. Le sue scenate, improvvise, mi terrorizzavano", ricordava Gioacchino, in un’intervista del 2014 rilasciata a Repubblica.
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Ancora ragazzo si era trasferito con la famiglia nel capoluogo siciliano, dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1953 aveva conosciuto Giuseppe Tomasi di Lampedusa a casa del barone Sgadari di Lo Monaco: “Era un uomo sobrio, gentile, per lo più silenzioso.

E per giunta povero. Nessuno, fuori da una ristretta cerchia di amici, lo conosceva. Viveva in ristrettezze. La famiglia, un tempo gloriosa e ricchissima, si era rovinata". Affermava Gioacchino Lanza.

Aveva cominciato a frequentare il principe insieme a due giovani palermitani pieni di curiosità, Francesco Orlando e Francesco Agnello. Spesso i tre giovanotti raggiungevano Tomasi al caffè Caflish o al bar Mazzara e cominciavano lunghe discussioni letterarie; poi cominciarono a vedersi tutti e quattro in via Butera, due volte a settimana.

Il principe non aveva figli e nel 1957 Gioacchino venne adottato, assumendo il cognome "Lanza Tomasi": l’adozione fu una scelta abbastanza sorprendente anche per il ragazzo.

“Credo che nella decisione abbia pesato il giudizio della moglie: Licy" (Alexandra Wolff Stomersee, la prima donna in Italia a occuparsi di psicoanalisi), ammetteva spesso Gioacchino, che spiegava anche come il principe nel tratteggiare il personaggio di Tancredi ne "Il Gattopardo" si fosse ispirato in parte a lui.

Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ebbe un successo letterario postumo: il manoscritto venne inviato alle case editrici con una lettera di accompagnamento del poeta Lucio Piccolo, cugino di Tomasi; tuttavia, gli editori Arnoldo Mondadori ed Einaudi lo rifiutarono.

Fu Elio Vittorini, allora consulente letterario per Mondadori e curatore della collana I gettoni per l'Einaudi, colui che bocciò per entrambe le case editrici il manoscritto, rinviandolo all'autore, e accompagnando il rifiuto con una lettera.

"Ricordo i suoi ultimi giorni vissuti a Roma tra la clinica Sanatrix e la casa della cognata, Olga Biancheri". Rammentava Gioacchino.

"Era il 1957. La fine di giugno. Si accorsero che era inoperabile. Furono giorni tristi. Di spossatezza. Sembrava volesse vivere in attesa della morte. Poi una mattina arrivò una lettera. Era Vittorini che gli scriveva. Motivando il suo rifiuto del Gattopardo. Giuseppe me la lesse. Era deluso per quella decisione. Ma non lo diede a vedere. Anzi, commentò in modo ironico il testo: come recensione non è male, disse".

Il romanzo fu pubblicato solo nel 1958 da Feltrinelli grazie a Giorgio Bassani; nel 1959 vinse il premio Strega e nel 1963 fu portato al cinema da Luchino Visconti.

Fu un vero peccato che Lampedusa non riuscì ad assistere allo straordinario successo de Il Gattopardo, testimoniato anche da una battuta della Commedia di Eduardo De Filippo del 1959 Sabato, Domenica e Lunedì : Memè, la zia colta di casa Priore, rimproverando i parenti usciva di scena, ammonendoli al grido di "compratevi il Gattopardo!" Raccontava Gioacchino che Tomasi aveva scelto la figura del Gattopardo per un errore linguistico: voleva dire leopardo, come fanno i contadini in siciliano, ossia attopardo…da attopardo era diventato Gattopardo!

Ancora oggi Il romanzo è apprezzato per la sua modernità: “A rileggerlo, è Il Gattopardo è un libro tutto legato all’inconscio, al trauma infantile, questo non lo ha fatto invecchiare, e lo ha reso interessante anche per i lettori di altri paesi”. Diceva Gioacchino.

Gioacchino Lanza Tomasi è stato anche autore di numerose pubblicazioni, tra cui ricordiamo: Le ville di Palermo (con una introduzione di Cesare Brandi; consulenza storica e topografica di Rosario La Duca), Castelli e monasteri siciliani (1968), Guida all’opera (1971), I luoghi del Gattopardo (2001), Vincenzo Bellini (2001).

Vogliamo dedicare a Lanza Tomasi le stesse parole che egli aveva dedicato al principe di Lampedusa: “Certe volte, qui, in questo edificio, che fu l'ultima dimora del principe, ho l'impressione che qualcosa resti a dispetto del tempo e dell'oblio. E della morte … Una forma di ammirazione e di rispetto per tutto ciò che il passato ci ha dato”.
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