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Alla "Casa del tè" si entra da Est: un angolo d'Oriente in Sicilia dove ascoltarsi e capire chi siamo

Raddusa era perfetta per quello che aveva in mente Salvatore. Un luogo dove poter dimenticare il frastuono del mondo almeno per qualche ora e trovare la pace interiore

  • 3 febbraio 2021

Salvatore Pellegrino nella sua Casa del tè

Al centro della Sicilia, in una collina al confine fra le province di Catania ed Enna, si trova Raddusa, un comune di quasi tremila anime. Un tempo nota come "la città del grano", immersa in un'atmosfera ancora oggi rurale, da molti anni ospita un angolo d’Oriente dove poter dimenticare il frastuono del mondo per qualche ora.

Fra le palazzine moderne tipiche dei paesi dell’entroterra siciliano, sorge infatti la "Casa del tè": un luogo in cui vale la pena perdersi almeno una volta nella vita, abbandonando pensieri e ansie di qualsiasi genere.

Proprio così. Dopo aver lasciato le scarpe nel Genkan, basta varcare la porta d’ingresso per essere “teletrasportati”, come d’incanto, in un mondo completamente diverso dal nostro, dove il tempo sembra quasi fermarsi e il ricordo della Sicilia scomparire in un istante.

Custode delicato di questo posto incantevole è Salvatore Pellegrino, maestro del tè da oltre trent'anni: è lui a condurre il viaggio verso la cultura orientale e a raccontare i segreti che fanno del tè una vera e propria arte.
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Un’arte che Salvatore ha imparato quasi per caso. Nato e cresciuto nella pasticceria di famiglia, che andava avanti da quattro generazioni, aveva inizialmente seguito la strada dei suoi genitori diventando pasticcere anche lui e arrivando a lavorare in Inghilterra di fronte al Castello dei Windsor.

Proprio lì la passione per la bevanda più amata al mondo prende il sopravvento quando, in occasione della “Royal Ascot” (una famosissima manifestazione ippica), si ritrova a servire i nobili della famiglia reale.

«Se non conosci l’arte del tè e della cerimonia, però, non puoi capire che dolci associare perché i dolci orientali seguono le stagioni», e così Salvatore inizia a studiare, imparare e degustare. E lo fa andando in giro per la Cina, il Giappone e l’India: dalle proprietà benefiche alle tecniche di lavorazione, dalla ceramica da utilizzare all’arte del vestire il kimono, presto tutto quello che ruota intorno al tè non è più un mistero per lui.

Ma non è ancora il momento di tornare a casa. Prima della svolta ci sono due libri pubblicati e un periodo di lavoro presso la famosa azienda inglese “Twinings”. Soltanto alla pensione dei suoi genitori, infatti, il maestro decide di trasformare la sua abitazione in una “Casa del tè”, regalando alla Sicilia un piccolo mondo dove concedersi tempo e ritirarsi in una tazza che, grazie alla cerimonia, «ci permette di ascoltare noi stessi e di capire chi siamo».

Il tutto in un ambiente realizzato secondo la filosofia del Feng Shui, nel rispetto delle forze energetiche e con tutte le entrate a est, per «ricevere il nuovo sole ogni mattina» e trovare la pace interiore: «Noi occidentali abbiamo costruito strade e palazzi a casaccio, buttando cemento ovunque, e non abbiamo avuto cura della natura e dell’energia dei luoghi. In Oriente, prima di realizzare un negozio o mettere su un grattacielo, si consulta un maestro del tè: è lui che capisce se è il luogo adatto».

E Raddusa era perfetta per quello che aveva in mente Salvatore. La casa, con annessa una piantagione di tè (che permette di produrne circa 15-20 kg all’anno) e duemila piante officinali che riempiono di odori e colori l’area intorno, oggi è anche l’unico museo d’Italia, ospita scolaresche, corsi individuali o di gruppo e permette a qualunque curioso e appassionato di partecipare a una cerimonia: nel centro focale della casa, dove trova posto un bollitore del 1810 che gli fu donato in occasione dell’inaugurazione da un samurai.

Con 500 teiere Yixing, 620 campionari di tè, la tazza e la teiera più grandi al mondo, nonché un continuo mescolarsi di profumi e aromi, fare visita a Salvatore significa quindi immergersi totalmente in una cultura lontana ma affascinante, che ci ricorda di vivere l’attimo ed essere veramente noi stessi.

Non vogliamo svelarvi altro, però. Quando potrete, regalatevi un momento di serenità: il maestro Pellegrino sarà lieto di accogliervi, rispondere alle vostre curiosità e raccontarvi del «tè delle scimmie ammaestrate». D’altronde, basta lasciare a casa politica e religione (temi non permessi durante le cerimonie) e salire una scaletta per avventurarsi in questo viaggio.
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