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Amato (anche) da Baudo e Gullotta, era chiamato il "Leone Ruggente": il pittore Contrafatto

Abbiamo intervistato l’architetto Toti Contrafatto, uno dei quattro figli dell’artista, che ha curato la mostra “Francesco Contrafatto. Una mostra affettiva” organizzata a sette anni dalla sua morte

  • 28 marzo 2022

Francesco Contrafatto è stato un artista catanese poliedrico. Ha lavorato nel campo della pittura, della scultura, della scenografia e dell’incisione. L’amministrazione comunale di Catania ha organizzato una mostra, dopo sette anni dalla sua morte (2015) al Castello Ursino, dove sarà possibile visionare i suoi lavori più importanti fino al 13 maggio 2022.

Non tutti sanno che Contrafatto è stato l’artista che ha realizzato opere per le istituzioni cittadine, come gli enormi dipinti che adornano un salone del Tar, l’aula consiliare di Palazzo degli Elefanti e quella della Provincia, Villa Scammacca, la Camera di Commercio e il grande mosaico “strappato” dall’atrio del vecchio Santa Marta prima della demolizione, nell’ottica di ricollocarlo al nuovo San Marco in una galleria dedicata. Abbiamo intervistato l’architetto Toti Contrafatto, uno dei quattro figli dell’artista, che ha curato la mostra “Francesco Contrafatto. Una mostra affettiva”.
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«L’idea della mostra-ci ha raccontato Toti Contrafatto - è nata durante il periodo della pandemia. In quel momento ho avuto del tempo a disposizione e, con i miei figli, ho pensato di aprire i cassetti di casa e ricercare le opere di mio padre. Alcune opere in mostra provengono da collezioni private, altre invece dal vasto archivio di famiglia. Ho avuto la possibilità di approfondire ancor di più la figura di mio padre, sia come artista che come uomo.

La mostra ha un valore sentimentale, ma lo scopo principale è quello di trasmettere la bellezza e di accendere la curiosità del visitatore. Il percorso è stato pensato come un respiro, infatti all’inizio della visita sono stati disposti i quadri più piccoli e intimi, giovanili, che si trovano in uno spazio più ristretto, molto vicino allo spettatore. Poi si passa alla zona più ampia, dove sono collocate le opere più grandi e rappresentative della scena pubblica catanese».

È possibile notare come l’artista avesse un’attenzione particolare per il cibo e il percorso propone tutta una serie di prodotti della natura: melograni, pomodori, ortaggi, polpi, ricci, pesci, aragoste, lumache, pomodori al sole. Opere realizzate a olio, tempera, ceramica e china. Contrafatto si esprimeva con colori forti e caldi, con una pennellata rapida e sicura. Le immagini, realizzate di getto, indicano un’urgenza di esprimersi e l’attenzione per il dettaglio. Interessante il gioco di contrapposizioni tra un autoritratto da giovane e, nel lato opposto, la sua ombra, espressione del suo rapporto con la matericità che pure non escludeva aspetti metafisici.

Di notevole interesse è anche la sezione dedicata alle scenografie per il Teatro Stabile con il quale l’artista ha collaborato per 35 anni e insieme al quale la mostra è stata realizzata mettendo insieme le opere possedute dai figli, dagli amici e da qualche istituzione.

Numerose sono le testimonianze di quell’esperienza di scenografo - e tra di esse, quelle di Leo Gullotta e Pippo Baudo -accompagnano il catalogo: “Io ero innamorato della sua persona - afferma Pippo Baudo - e del suo lavoro. A casa mia, a Roma, all’ingresso c’è un suo quadro, una cassettiera antica fatta da lui e ogni volta che rientro lo guardo e penso a Francesco, alla sua delicata maestria. Ricordo che nello studio di Antenna Sicilia avevamo un impianto di due metri quadrati e lui creava scenografie che potevano stare anche al Teatro Massimo. Ammiravo questa sua incredibile capacità di ficcarsi negli angoli e tutto diventava d’improvviso enorme, grande, bello.

E quando io gli dicevo “Francesco qui bisogna fare un capolavoro, facciamo il Festival della Canzone…” e lui: “Pippo non ti preoccupare, ci penso io” mi rispondeva sempre con la sicurezza di chi è pienamente consapevole di ciò che fa, tanto da restituire sempre serenità. Eravamo in quegli anni formidabili, davvero intimi. Andavamo sempre a mangiare alla Baia Verde. Eravamo sempre insieme, tante serate trascorse sempre insieme».

«I dipinti che preferisco –ci spiega l’architetto Toti Contrafatto- sono tre, in particolare: “Il Bacco”, un autoritratto ad olio su foglio argento, perché ricordo che mio padre associava le figure nude alla rappresentazione della verità. Inoltre, “La mia Ombra” che è un dipinto che mi regalò di persona e poi il ritratto di mia madre di schiena seduta su una sedia.

Quest’ultimo dipinto ritrovato nell’archivio familiare mi ha molto colpito, perché nella sua produzione, mio padre non ha mai dipinto una tela che rappresentasse il volto di mia madre. Ho capito adesso il suo punto di vista nel dipingere mia madre solo in quell’opera, ed è quello di un uomo che sta dietro ad una figura che fa da guida. Mio padre era una persona sicura di sé e socievole, ma era consapevole l’importanza della moglie nella sua vita.

Fra le opere pubbliche, invece, mi piace il messaggio che ha voluto lasciare con l’opera dipinta su soffitto della sala del consiglio comunale del Palazzo degli Elefanti di Catania. Lì ha creato un cerchio che funge da balaustra, da dove si affacciano personaggi che rappresentano il popolo. Ha spostato poi il punto di fuga che genera una visione differente, a secondo dal punto di vista da cui si osserva l’affresco. Infatti, se viene guardato dalla parte dove siede il sindaco, sembra che la balaustra stia per cadere addosso. Con ciò ha voluto ricordare che il popolo giudica sempre i governanti».

Il forte legame di Francesco Contrafatto con le giovani generazioni, coltivato in decenni di lavoro come insegnante, hanno suggerito ai curatori di organizzare una raccolta di fondi in collaborazione con alcune realtà che opereranno in qualità di partner culturali e sociali della mostra: in particolare, grazie ad una convenzione con l’Associazione delle guide turistiche di Catania, sarà data ai visitatori la possibilità di svolgere una visita guidata a pagamento, ma tutti i proventi di questa attività saranno destinati a finanziare il progetto della scuola dell’infanzia di Mammola, a San Giovanni Galermo, promosso dalla Fondazione Francesco Ventorino, così come i proventi che deriveranno dalla vendita del catalogo pubblicato da Edizioni le farfalle.
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