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Il borgo in Sicilia tra i più belli d'Italia: luoghi da fiaba nel bosco sulla Via del freddo

Vale la pena metterlo nella lista dei borghi siciliani da visitare, sarà anche l’occasione per assaggiare le eccellenze locali, dall'olio ai funghi fino al tartufo

  • 24 dicembre 2021

La maggior parte dei piccoli borghi siciliani ha vissuto un lungo periodo di oblio, durato decenni, soprattutto a causa dello spopolamento. In questi ultimi anni qualcosa è cambiato anche se il problema non è certo risolto e l’età media degli abitanti rimane ancora molto alta.

Non a torto molti ritengono che i borghi siano il vero patrimonio della nostra penisola e lentamente si stanno riaccendendo i riflettori su tutti quei piccoli paesi della costa e dell’interno per riscoprirne le opere d'arte, le eccellenze agroalimentari e i piatti tipici, le tradizioni e le feste religiose rimaste immutate per secoli.

Vanno aggiunte, grazie alla creatività di qualche associazione o di qualche amministratore, le manifestazioni di recente istituzione per rievocare fatti storici e antichi riti legati al raccolto e alle stagioni, oppure a leggende popolari.

Spesso sono inseriti in contesti naturalistici di pregio, a ridosso di aree protette, hanno mille storie ancora da raccontare e attrazioni che richiedono solo la voglia di andarle a scoprire.
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Rispecchia perfettamente il profilo appena tracciato il comune di Buccheri, la più alta località dell’altopiano Ibleo, di recente ammessa nel club dei Borghi più belli d’Italia. Un riconoscimento doveroso per il piccolo paese montano che conta meno di duemila anime e un grappolo di case, aggrappate su un crinale del colle Tereo fino alla sua sommità, dove si conservano i ruderi del castello normanno.

Del borgo medievale, nato intorno al castello, rimangono veramente poche tracce perché anche qui il terremoto del 1693, quello del Val di Noto per intenderci, ha lasciato un segno indelebile. Le stesse pietre del fortilizio furono prelevate per costruire le nuove case poco più a valle. L’impianto urbano del nuovo centro è rimasto lo stesso, ma a prevalere è lo stile barocco, riconoscibile nelle sue chiese. Dall’alto del paese, come a vigilare sull’abitato, la chiesa di Sant’Antonio Abate, dalla facciata slanciata e con torre campanaria centrale. La rende ancora più scenografica la scalinata realizzata agli inizi del ‘900.

Vale la pena percorrerla per poter cogliere dall’alto la bellezza del piccolo borgo e raggiungere i ruderi del castello. Ovviamente è il punto più panoramico di Buccheri, che permette di spaziare dallo Ionio alla piana di Catania e si intuisce bene la posizione strategica che ha avuto la rocca su questo crocevia di antiche strade di comunicazione. Le altre chiese custodiscono tele e sculture pregevoli, tra cui una Maddalena di Antonello Gagini.

Tutto intorno oltre duemila ettari di boschi che ammantano le sommità degli iblei avvolgono Buccheri e lo proiettano in un mondo fiabesco. Si tratta di pinete di rimboschimento e di boschi misti mediterranei con prevalenza di sughere, alcune dalle dimensioni monumentali.

I bianchi suoli calcarei lasciano spesso il posto agli affioramenti lavici di antiche eruzioni, come quelle di monte Lauro e monte Santa Venere visitate alla fine del ‘700 dal geologo francese Dolomieu che descritte minuziosamente i fenomeni eruttivi degli iblei nelle sue “Memorie sui vulcani estinti del Val di Noto”.

L’economia del territorio è sempre stata legata ai pascoli, alla produzione dell’olio e a tutte quelle attività legate alla silvicoltura come la produzione del carbone, il prelievo della legna e la lavorazione del sughero. Il clima freddo favoriva anche la conservazione e il commercio della neve.

Sono ancora numerose le neviere presenti fin dentro l’abitato, cavità in cui d’inverno veniva accumulata la neve per essere venduta nei mesi caldi, un traffico che giungeva fino a Malta e di cui esistono numerosi documenti e testimonianze. Un’attività redditizia, che ha funzionato ininterrottamente per secoli, fino al secondo dopoguerra.

È possibile seguire la segnaletica della “Via del freddo” per osservare da vicino alcune neviere collocate intorno al paese, in un suggestivo cammino indietro nel tempo che si può completare con la visita al locale museo etnoantropologico.

La neve non è più occasione di lucro e molti mestieri sono scomparsi ma i boschi demaniali di Buccheri, oltre a costituire il più importante polmone verde degli Iblei, sono una delle attrazioni naturalistiche di richiamo più importanti della provincia siracusana. Nei fine settimana sono frequentate per picnic, passeggiate ed escursioni, chi cerca un’esperienza più adrenalinica sceglie un’arrampicata sugli alberi del locale parco avventure.

Non mancano nei mesi autunnali i cercatori di funghi. Ogni anno la locale associazione micologica allestisce in paese una mostra sul tema che richiama numerosi appassionati. Negli anni recenti ai cercatori di funghi si sono uniti con successo anche i più sofisticati cavatori di tartufi. È notizia di questi giorni l’inserimento di questa pratica a livello nazionale nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Unesco, un riconoscimento che è stato salutato dagli amministratori locali come una ulteriore possibilità di crescita del territorio.

Se i tartufi, o la coltivazione e trasformazione dello zafferano, altra piccola eccellenza locale, sono comunque dei settori di nicchia che stanno muovendo i primi passi, la vera ricchezza del territorio, che ha il colore verde ma non viene dai boschi, è la produzione dell’olio EVO, ossia extravergine di oliva. Si tratta di un prodotto di altissima qualità ottenuto dalla spremitura della Tonda iblea e considerato l’olio dall’equilibrio perfetto, un’eccellenza consacrata da alcuni anni con prestigiosi riconoscimenti come quelli ricevuti al Sol d’Oro, il concorso internazionale degli Oli di Verona.

Non poteva mancare, in un borgo come Buccheri, un evento capace di catalizzare l’attenzione di migliaia di visitatori almeno un weekend l’anno. Da un quarto di secolo, se si esclude la parentesi del covid, si organizza il Medfest, una manifestazione in perfetto stile medievale con giocoleria, sagre e spettacoli che chiude il mese di agosto.

Vale la pena mettere Buccheri nella lista dei borghi siciliani da visitare, sarà anche l’occasione per assaggiare la locale gastronomia e verificare se è meritato il Food Trekking Award, che, nel 2021, la World Food Travel Association, ha assegnato al piccolo borgo alle pendici di monte Lauro.

Ci sarebbe ancora molto da raccontare riguardo il territorio circostante. Le sorgenti e la valle dell’Anapo, le Gole della Stretta lungo il torrente San Leonardo, la valle Ragamele con la vicina Commenda di Sant’Andrea, un gioiello gotico sopravvissuto al sisma, le rarità botaniche come la zelkova sikula, un arbusto che è un vero fossile vivente presente solo qui, sono tutti argomenti che meritano un ulteriore spazio di approfondimento.
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