Arriva l'ok più importante per il ponte sullo Stretto: cosa può ancora fermare i lavori
L'approvazione del Cipess è la svolta per l'opera. Matteo Salvini atteso a Messina. Ma per il governo ci sono ancora molti ostacoli da superare per l'avvio dei cantieri

Il progetto del Ponte sullo Stretto
«Da quando si è insediato al Mit, Matteo Salvini si è impegnato per raggiungere un traguardo che tutti ritenevano impossibile: la riapertura dei cantieri del ponte sullo Stretto, chiusi da Monti nel 2012- commenta il senatore Nino Germanà, responsabile del partito in Sicilia -. Un ministro del Nord che ha fatto per il Meridione più di qualunque altro omologo del Sud».
Il via libera del Cipess, di cui si parla da mesi, avrà un effetto immediato, ovvero la firma del contratto con i privati del consorzio Eurolink, di cui ha una quota importante Webuild. Al momento, infatti, - come scrive La Repubblica - non c'è ancora un accordo scritto tra committente, la società statale Stretto di Messina, e chi deve realizzare il Ponte.
A questo punto la domanda è lecita: ma il ponte si farà davvero? In realtà non tutti gli ostacoli sono superati. L'opposizione, tutte le associazioni ambientaliste, il comitato cittadino messinese "Invece del ponte" e anche il comitato noponte Capo Peloro sono sul piede di guerra. E da mercoledì partiranno i ricorsi.
Nella stessa giornata è attesa l'approvazione del Cipess che, come ha spiegato il Mit, «rappresenta un passaggio decisivo per l'opera, che consacra il riavvio del progetto fortemente voluto dal ministro Matteo Salvini. Mai nella lunga storia dell'opera, infatti, si era arrivati ad una fase approvativa così avanzata».
E se il Mit sostiene che «dall'intervento si attendono reali opportunità di rilancio socioeconomico per il Sud e per l'Italia intera», le associazioni ambientaliste vanno all'attacco chiedendo l'intervento dell'Ue attraverso una procedura di infrazone.
E sostengono: «L'impatto ambientale del ponte sullo Stretto di Messina è certo, documentato e, dopo anni di negazioni, ammesso dagli stessi proponenti l'opera. Per superare questa impasse è stata avviata una procedura speciale che consentirebbe comunque la realizzazione del ponte secondo condizioni precise fissate dalle norme comunitarie, condizioni che però non sono state rispettate».
Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf hanno presentato un nuovo reclamo all'Ue ad integrazione di quello già inviato il 27 marzo. Agguerrita anche l'associazione cittadina siciliana "Invece del ponte". «Mercoledì non verrà approvato alcun via libera definitivo al ponte sullo Stretto. Al contrario di quanto affermano Salvini e i suoi megafoni locali, non si darà il via a nessun cantiere, né inizieranno i lavori».
E ancora: «Si tratta, piuttosto, dell'inizio di un percorso tutto in salita per chi ha trasformato un progetto fallimentare in una bandiera propagandistica. E soprattutto, si aprirà finalmente il fronte dei ricorsi legali, in tutte le sedi nazionali ed europee».
Il comitato noponte "Capo Peloro", invece annuncia di aver avviato a Torrefaro casa Cariddi «un presidio di resistenza noponte per promuovere momenti d'incontro e di lotta e per contrastare soprattutto le bufale siponte come quest'ultima. Si, perché non crediamo affatto che l'approvazione del progetto del ponte sia definitiva viste le tante questioni rimaste aperte e che dovrebbero trovare risposta nel progetto esecutivo ancora di là da venire».
Il riferimento è «alle 68 osservazioni del comitato tecnico scientifico, alle 62 prescrizioni della commissione via/vAS e le precedenti prescrizioni del 2011, e soprattutto al capitolo ancora aperto del parere della commissione europea per la violazione della direttiva habitat. Altro che partita finita, si apre soltanto una nuova fase della lotta contro il ponte che intendiamo condurre fino alla vittoria».
Molto critico anche Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde: «Il ponte sullo Stretto rappresenta il più grande regalo ai privati nella storia della Repubblica: 14,6 miliardi di euro di fondi pubblici, quando nel 2005 il costo dell'opera, assegnata tramite bando di gara, era stimato in 3,88 miliardi. Nemmeno Silvio Berlusconi, che del ponte fece una bandiera, arrivò a tanto».
Ricorsi a parte, al momento non c'è ancora un progetto esecutivo e l'incartamento presentato dal consorzio Eurolink ha ricevuto l'ok con prescrizioni dal Ministero dell'Ambiente. Inoltre, come anche il comitato noponte Capo Peloro ha ricordato, non è ancora chiaro se sarà necessario attendere un via libera formale dalla Commissione europea su quel che riguarda le aree naturali che non si potranno ripristinare, né tutelare.
Dubbi arrivano anche dallo stesso costo dell'opera, fissato nel bilancio dello Stato: i 13,5 miliardi sono frutto di un emendamento presentato dai deputati della Lega che hanno ottenuto di stimare l'aggiornamento del costo rispetto alle gare del 2010 attraverso i prezzi medi delle materie prime negli ultimi anni.
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